Le diverse regioni del mondo e gli ecosistemi sono vicini al raggiungimento di soglie climatiche limite – detti anche punti critici, tipping point – che potrebbero provocare cambiamenti ambientali, sociali ed economici devastanti. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto del WWF e Allianz lanciato oggi in tutto il mondo. l rapporto ‘Major Tipping Points in the Earth’s Climate System and Consequences for the Insurance Sector’ (“Principali punti critici nel sistema climatico della terra e conseguenze per il settore assicurativo”) sostiene che i cambiamenti dovuti al riscaldamento globale sono propensi ad essere improvvisi ed imprevedibili – e potrebbero creare enormi problemi sociali e ambientali costando al mondo centinaia di miliardi di dollari.
Senza un’azione immediata è molto probabile che l’innalzamento del livello del mare sulla costa est degli Stati Uniti, la siccità in California, il blocco del monsone estivo in India e in Nepal o la scomparsa della foresta amazzonica colpiranno centinaia di milioni di persone e costeranno centinaia di miliardi di dollari. Il rapporto studia l’impatto dei tipping point, incluse le conseguenze economiche e le implicazioni per il settore delle assicurazioni. Dimostra, inoltre, quanto il pianeta sia vicino ai “punti critici” in molte regioni del mondo, ossia siamo pericolosamente vicini a fare pendere la bilancia verso il disastro. Le temperature globali sono già cresciute di almeno 0,7 gradi centigradi. È probabile un riscaldamento di 2-3 gradi nella seconda metà del secolo, a meno che non vengano attuati prima del 2015 sforzi estremamente radicali e determinati per tagliare le emissioni.
Le aree e i fenomeni in bilico
Lo scioglimento delle coltri di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartico occidentale potrebbe portarci ad uno di questi tipping point, ovvero l’innalzamento del mare fino a 0,5 metri entro il 2050. Si stima che questa possibilità aumenterebbe i danni in tutte le 136 città portuali principali al mondo di circa 25.000 miliardi di dollari. Sulla costa nord-est degli Stati Uniti, a causa di un’anomalia localizzata, l’innalzamento del livello del mare potrebbe raggiungere i 0,65 metri, aumentando l’esposizione da 1,350 a 7,400 miliardi di dollari. La parte sud ovest degli Stati Uniti, ovvero la California, sarà probabilmente colpita da periodi di siccità ed aridità simili al Dust Bowl del 1930. I danni annuali causati dagli incendi potrebbero decuplicarsi rispetto ai costi di oggi raggiungendo 2.5 miliardi di dollari all’anno entro il 2050 e aumentando fino a 14 miliardi di dollari entro il 2085.
Il 70 per cento della popolazione attiva potrebbe essere a rischio di siccità in India. Si stima che il futuro costo dei periodi di siccità crescerà fino a raggiungere 40 miliardi di dollari ogni decina d’anni fino alla metà del secolo. Raggiunti questi punti critici, la scomparsa della foresta amazzonica potrebbe raggiungere il 70% entro la fine del secolo come conseguenza dell’aumento significativo nella frequenza dei periodi di siccità nel bacino Amazzonico. Gli effetti includerebbero una perdita della biodiversità e massicci rilasci di carbonio. I costi potrebbero raggiungere i 9.000 miliardi di dollari per una superficie di circa 4 milioni di chilometri quadrati.
“Se non facciamo subito qualcosa per contrastare i cambiamenti climatici rischiamo vere e proprie catastrofi”, ha dichiarato Kim Carstensen, Responsabile del WWF Global Climate Initiative. “Raggiungere un tipping point vuol dire perdere qualcosa per sempre. Una tale probabilità dovrebbe spingere tutti i capi di stato a raggiungere un accordo forte e vincolante a Copenaghen a dicembre”. Elaborato dal Centro Tyndall, il rapporto sostiene che gli impatti del raggiungimento del tipping point sulla sussistenza e sui beni sono stati finora sottovalutati. Il rapporto si focalizza su regioni e fenomeni dove ci si aspetta che questo genere di eventi causi danni significativi nella prima metà del secolo.
“Come assicuratori ed investitori dobbiamo preparare i nostri clienti a questi scenari mentre abbiamo ancora la possibilità di agire”, ha dichiarato Clemens von Weichs, CEO di Allianz Reinsurance. “Stabilire dei premi sostenibili e adeguati al rischio è di vitale interesse per tutti coloro che sono coinvolti perché questo è l’unico modo per garantire che le soluzioni assicurative continuino ad esistere”. Allianz intende affrontare i cambiamenti climatici sviluppando il dialogo con i propri clienti. Ciò consentirà di lavorare assieme per sviluppare specifiche soluzioni, sia per beni già esistenti sia per progetti futuri compatibili con il clima come quelli delle energie alternative, della fornitura di acqua, della costruzione di dighe di protezione o di tutela per la perdita dei raccolti.
“Gli studi sui tipping point dimostrano la velocità con cui ci stiamo avvicinando a livelli pericolosi ed irreversibili di riscaldamento”, ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. “Le conseguenze relative al superamento di questi punti critici climatici sono assolutamente sconcertanti. Siamo ancora in tempo per evitare il peggio e questo rapporto illustra esattamente quanto sia urgente agire subito. Un serio accordo a Copenaghen in dicembre è la migliore, se non l’unica, possibilità che abbiamo per prevenire impatti peggiori relativi ai cambiamenti climatici”.
Il settore assicurativo oggi ha imparato dalle esperienze passate dopo le enormi perdite subite a causa di uragani come Andrew (1992), Ivan (2004) e Katrina (2005). Modelli migliori aiuteranno la gente a capire la frequenza e la potenza dei disastri naturali. “Ma modelli migliori non saranno sufficienti a proteggere il clima”, spiega Michael Bruch, dell’Allianz Global Corporate & Specialty, l’assicuratore industriale del Gruppo Allianz. “La componente umana gioca un ruolo sempre più importante nella riduzione del rischio legato ai disastri naturali, sia per quanto riguarda la gestione del rischio sia per ciò che concerne la lotta contro le cause umane dei cambiamenti climatici”.
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