La terra continua a tremare in Abruzzo e l’occhio è sconcertato alla vista di una città come L’Aquila (distrutta il 6 aprile 2009, da un sisma di magnitudo Mw=6.3) diventata un cumulo di macerie, parafrasando Robert Mallet (1862). La città capoluogo della Regione Abruzzo (se il Big One fosse accaduto in California, mi si consenta l’infelice accostamento, è come se fosse venuta giù la capitale Sacramento) non c’è più, bisogna ricostruirla. Se gli amici californiani sono già pronti al peggio, noi abbiamo dimostrato al mondo il contrario. Salvo poi dimostrare la nostra bravura nei soccorsi e, speriamo, nella fase della ricostruzione. Cosa dobbiamo più temere, le forze della Natura o la natura dell’Homo Sapiens Sapiens? Qual è il vero significato della famosa frase del Talmud ebraico:“Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”?
Nell’articolo “The seismic future of cities” pubblicato il 2 settembre 2009 sul Bulletin Earthquake Engineering, presentato dal professor Roger Bilham, Ph.D. della Cambridge University (U.K.), una delle personalità più autorevoli nel campo (oggetto di una speciale conferenza organizzata per lui dagli ingegneri sismici britannici nello scorso mese di luglio), vengono illustrati il rapporto tra terremoti, governance e incremento demografico planetario, e la sismicità del territorio abruzzese. “Rappresenta l’analisi più lucida finora esistente sul problema delle relazioni tra gli effetti dei terremoti e quello della corruzione – fa notare il prof. Roberto Scarpa dell’Università di Salerno – e credo che la stampa italiana dovrebbe far luce soprattutto su questi argomenti presentati dal prof. Roger Bilham che collabora attivamente con il nostro gruppo da un paio di anni”. Per la cronaca, “la sismicità dell’Aquilano è un po’ aumentata rispetto a settimane fa – rivela Warner Marzocchi dell’Ingv – ma nulla in confronto con i valori prima dell’estate 2009. Personalmente temo le parti a nord, da Campotosto ai Reatini, ma la situazione per ora è tranquilla. Però un grande terremoto può avvenire senza un minimo di preavviso, cioè senza che ci sia un incremento di terremoti o altro. E’ successo spesso in Italia e altrove. Il problema è sempre quello: se le case sono costruite decentemente”. Secondo Gianluca Valensise (Ingv), “un eventuale terremoto ulteriore sarà o più a Nord-Ovest di Coppito, o a Sud-Est di Barisciano. Il pezzo di sorgente sismogenetica di L’Aquila ormai ha dato”. Il problema semmai è un altro. E non solo in Abruzzo. I dati della Nasa lo confermano pienamente: il livello dei mari e degli oceani sta salendo. Forse non solo perché i ghiacci artici ed antartici, finora ritenuti immuni agli effetti dei gas serra, si stanno sciogliendo a ritmi parossistici. Sembra che le forze della Natura debbano ancora far parlare di sé, ossia manifestare alla cronaca quelle energie finora liberate e viste solo al cinema. Prima e dopo il 2012. Perché? Il raddoppio della popolazione sulla Terra previsto per il prossimo secolo e mezzo, secondo il prof. Bilham, richiede un ulteriore miliardo di unità abitative, ossia più di quanto costruito in una sola generazione rispetto a qualsiasi altro momento nella storia della Terra. Ora, l’aumento della popolazione terrestre si è verificato nel corso di un tempo troppo breve rispetto al tempo di ritorno dei terremoti distruttivi e rispetto alla nostra capacità-volontà di farvi fronte. Di conseguenza, i terremoti che hanno avuto finora un impatto minore su villaggi e città, d’ora in poi saranno più che distruttivi perché quei villaggi sono diventati o diventeranno agglomerati urbani di oltre 12 milioni di persone. Un colpo epicentrale di elevata magnitudo su una megalopoli, ha la potenzialità di mandare al Creatore un milione di persone. La valutazione di una nuova architettura anti-sismica per strutture resistenti capaci di rispondere adeguatamente sia ai disastri naturali sia all’attuale e futuro appetito edilizio a livello mondiale, nonostante i successi “teorici” nei paesi cosiddetti sviluppati, è stata trascurata dalle nazioni in via di sviluppo dove storicamente i danni causati da terremoti ed eruzioni vulcaniche sono stati elevati. Le ragioni di questa trascuratezza sono attribuibili all’indifferenza, all’ignoranza ed alle pratiche di corruzione dei governanti, non a causa di una reale mancanza di competenza tecnica. Mai una generazione di scienziati ed ingegneri si è trovata di fronte a una tale grave responsabilità, ossia quella di esercitare le proprie competenze, sia a livello politico sia tecnico, come ora. Ma anche in Paesi come l’Italia, questa responsabilità non è stata mai così urgente. Ci attendono anni e decenni di lacrime, sangue e centinaia di miliardi di euro di danni, prima di imparare la dura lezione della Natura e di apprendere la via della prevenzione che costa molto ma molto meno. Ricercatori, scienziati, architetti e ingegneri anti-sismici, oggi hanno una grande opportunità storica di cui forse ancora non sono del tutto consapevoli. E pensare che le civiltà mediterranee e pre-colombiane d’America, hanno molto da insegnarci in tema di edilizia anti-sismica e non solo. Insomma, prepariamoci al peggio, con coraggio e reale consapevolezza, senza timore. Lo dobbiamo alle generazioni future che vanno salvaguardate. Parallelamente la previsione dei terremoti è un argomento scientifico troppo serio: ascoltiamo gli scienziati autentici che con umiltà ci ricordano il fatto inequivocabile: non è ancora giunto il tempo per le pratiche applicazioni di Protezione Civile. Dubitate, sempre, dei numeri senza errore e senza unità di misura!
Nicola Facciolini
Lascia un commento