La musica è cambiata in poche ore, in tempo reale, sull’onda delle emozioni cosmiche. Virgin Galactic. Imparate a memoria queste parole, magari scrivetele sull’agenda 2010, davvero “l’Anno del Contatto”. E’ iniziata l’era della conquista privata dello spazio cosmico grazie alla Virgin Galactic del grande tycoon britannico Branson. Siamo agli albori della commercializzazione del Sistema Solare: i confini della Terra si aprono, anzi si spalancano sulla finestra dello spazio per tutti e non più per pochi. Nei prossimi mesi, migliaia di persone proveranno le stesse emozioni dei primi astronauti russi ed americani, ed azzardiamo una previsione: saranno i privati a sbarcare per primi su Marte? Nel bel mezzo del nulla, nei suggestivi paesaggi marziani del deserto californiano di Mojave, Sir Branson, l’ingegnere aerospaziale Burt Rutan e i responsabili di Virgin Galactic, hanno presentato la “SpaceShipTwo”, una navetta capace di imbarcare due piloti e sei passeggeri. Virgin Galactic. Un brand, una marca, un simbolo, forse una bandiera che entro 50 anni vedremo stampata a caratteri-laser cubitali sulle fiancate di astronavi minerarie e commerciali, e sulle navette turistiche in viaggio nel Sistema Solare. Il 7 dicembre 2009, il patron della Virgin, Sir Richard Branson, ha svelato al mondo la navetta privata “VSS-Enterprise” (Virgin Space Ship) con cui la sua fortunata azienda, un tempo solo discografica (ricordate le splendide sonorità dei Nativi Americani?), si lancia ufficialmente nel turismo spaziale. Potente è il messaggio alle imprese: fate altrettanto! Dopo aver vinto nel 2004 i dieci milioni di dollari del Premio “Ansari X” per la realizzazione di un nuovo sofisticato sistema di lancio verso lo spazio suborbitale, con il “battesimo del fuoco” per il primo prototipo di SpaceShipOne, ora la Virgin Galactic, proprietà del multi miliardario britannico Sir Richard Branson, ha deciso di puntare in alto, ben oltre i 100 Km di quota, svelando al mondo, dalle sabbie del deserto californiano di Mojave, la prima navetta spaziale commerciale. Adatta per mandare in volo suborbitale i primi sei turisti VVip (Very Very Important Person). Primi tra i primi 300 fortunati che avrebbero già sborsato la modica cifra di 200mila dollari (circa 130 mila euro), addestramento al volo ed avveniristica “tuta” spaziale compresi. Ma non viaggeranno su un nuovo Space Shuttle come quello della Nasa, perché i voli saranno per ora solo suborbitali. La società di Branson, già proprietaria di una compagnia aerea, assicura di aver ricevuto 40 milioni di dollari anticipati da parte di 300 persone decise a tentare l’avventura e la fortuna. Tra cui il mitico Capitano Kirk, l’attore William Shatner della serie Star Trek. I primi voli di prova sono previsti per il 2010, poi fra 2011 e 2012 avrà inizio l’avventura vera e propria. Gli esperti aerospaziali sono convinti che i viaggi privati orbitali e nel Sistema Solare costituiranno la prossima generazione di voli commerciali, soppiantando lentamente la tradizionale navigazione aerea terrestre e l’elefantiaca progettualità delle attuali agenzie spaziali governative. Pensate, meno di 60 minuti di volo per coprire la distanza tra la California e l’Abruzzo! Pochissime ore per raggiungere la Luna!
Ma per il momento l’esperienza è riservata ad una clientela che, oltre ad essere coraggiosa e consapevole dei rischi, è in grado di sborsare 200mila dollari per un volo di due ore e mezza. Decollo e atterraggio compresi. “Vogliamo che questo programma segni l’inizio di una nuova era commerciale dei viaggi spaziali” – ha dichiarato Sir Branson. “La Nasa ha speso miliardi di dollari nei viaggi nello spazio ed è riuscita a mandare in orbita solo 480 persone – fa notare il grande tycoon britannico – ma noi speriamo di mandarne a migliaia di persone nello spazio entro i prossimi due anni”. Branson sarà il primo turista di SpaceShipTwo insieme alla sua famiglia. La navetta VSS-Enterprise sarà lanciata nello spazio dalla nave-madre “Eve”, un aereo di 42,7 metri che potrà volare ad un altitudine di oltre 20 chilometri. Una volta raggiunta questa altitudine, il razzo e la navetta si separeranno, i sei turisti sulla Enterprise, superata la quota di 100 chilometri, si ritroveranno in assenza di gravità per cinque minuti in una cabina munita di numerosi oblò da cui ammirare il panorama terrestre.
Il veivolo, un vero e proprio catamarano dei cieli (ricorda Alinghi) è composto da due fusoliere (la struttura è stata chiamata “White Knight”, cavaliere bianco) unite da un’unica ala, con al centro la navetta-shuttle vera e propria che, una volta raggiunta la quota di 18-20 km dal suolo terrestre, si staccherà dal corpo imprimendo un’accelerazione di centinaia di chilometri orari in 10 secondi, quanto basta per permettere alla navicella di entrare nello spazio, attraversando gli strati meno densi della nostra atmosfera. La navicella è stata progettata dall’americano Burt Rutan e, secondo i calcoli di Branson, effettuerà il primo viaggio ufficiale tra 18 mesi. La navetta suborbitale Enterprise può contenere fino a 6 passeggeri, più due piloti. Sul veivolo campeggia il logo ufficiale della flotta Virgin: un occhio azzurro. ”Come quelli di mia madre” – rivela Branson. I passeggeri, grazie alle speciali tute spaziali della Virgin, potranno fluttuare liberamente nella navicella, protetti dai raggi del Sole, sfruttando la micro-gravità della caduta-libera, proprio come fanno gli astronauti. Poi, una volta pronti, faranno rientro dolcemente nell’atmosfera terrestre. I passeggeri si sentiranno dei veri astronauti, o meglio, “georbitali”. Si apre un nuovo capitolo dell’esplorazione spaziale. La Virgin, se gli affari andranno in porto, secondo gli analisti, sarà presto copiata e superata da numerose altre aziende. Branson e Rutan, che hanno lavorato in gran segreto al progetto per cinque anni, produrranno altri quattro esemplari di SpaceShipTwo a un costo di 400 milioni di dollari complessivi. Peter Diamandis, fondatore del Premio “Ansari X”, precisa che l’aereo privato per voli suborbitali è il doppio del prototipo, e si avvale di un rivoluzionario carburante ibrido. Come la Nasa, anche la Virgin Galactic ha i suoi “martiri del lavoro”: il sogno di aprire le porte dello spazio a tutti i cittadini della Terra, nasce da un gigantesco sforzo finanziario e tecnologico, pagato a caro prezzo. Il trionfale volo del prototipo del 2004 ebbe luogo solo dopo numerosi incidenti, e nel 2007 tre collaboratori di Rutan perdettero la vita in un’esplosione del carburante dello SpaceShipTwo. Ma Branson è convinto che l’aereo privato per voli suborbitali, che partirà dal primo spazioporto della storia nel Nuovo Messico, attualmente in costruzione, sia tanto sicuro quanto gli aerei di linea e possa fornire lo stesso servizio. Uno dei 300 “astrorbitali” che hanno acquistato il biglietto, Peter Cheney di 63 anni, un imprenditore di Seattle, si professa “innamorato dello stupendo veicolo, una macchina affascinante, tecnologicamente avanzatissima, con un interno lussuoso”, la Ferrari dello spazio.
Soddisfatti i Governatori del New Mexico, Bill Richardson, e della California Arnold Schwarzenegger, che per risolvere la crisi economica hanno deciso di appoggiare pienamente il progetto, una vera pietra miliare della conquista commerciale dello spazio. Le ricadute tecnologiche saranno incalcolabili, tra l’altro, proprio per la soluzione delle gravi emergenze planetarie che richiedono l’abbattimento delle emissioni dei gas serra nell’atmosfera.
Il capitale umano e tecnologico americano ed europeo, è chiamato decisamente a rispondere a questa chiamata. La missione delle imprese spaziali, come ribadito dal professor S. Hawking, nasce dall’urgenza di aprire a tutti le vie del Cosmo, per salvare la Terra. Altro che sfarzo per ricchi! I materiali compositi per realizzare la navetta Virgin, possono già rivoluzionare i nostri consumi energetici. Le aspettative, dunque, sono importanti per tutti, non solo per i ricchi che faranno da “apri-pista” (pathfinders). La nascita di imprese come la Virgin in tutto il mondo, con meno di 200 lavoratori ciascuna, aprirà il Sistema Solare alla conquista commerciale, con implicazioni decisamente interessanti. Come ai tempi di Colombo, Magellano e Lindbergh. Poi tutti si accoderanno per benedire l’iniziativa. Meglio farlo subito, per non ripetere gli errori del passato. Serviva proprio questa sferzata all’economia: la crisi è già entrata nella Storia. Giurisprudenza e legislazione commerciale spaziali devono aggiornarsi. Siamo pronti alla grande sfida?
Nicola Facciolini
Lascia un commento