Era il 1995 quando il Dott. Robert Wallace, insieme al suo team di ricerca, formalizzò un’estensione particolare di XML, ossia l’AIML (Artificial Intelligence Markup Language) nell’ambito del progetto ALICEbot. Alice (non a caso il nome è quello della fanciulla che vaga nel paese delle meraviglie) è appunto un chatterbot, ossia un sistema in grado di fornire risposte adeguate ad una serie di possibili domande previste, una sorta di archivio di FAQ (Frequently Asked Questions: domande fatte più di frequente relativa a un certo argomento) interattivo. Scelto un dominio (uno o più argomenti sul quale specializzare il sistema), si può via via espandere la base di conoscenza del chatterbot. Ovviamente quest’ultimo ha un’interfaccia umanizzata, cosa non banale, infatti si è riscontrato che tale caratteristica suscita emozioni all’eventuale utente, che si sente più fiducioso e li lascia persuadere più facilmente dalle risposte date da una forma umanoide piuttosto che da quelle lette da un anonimo, per quanto ben redatto, elenco. Molti sono infatti i siti web che adottano questo “cicerone virtuale” che guida l’utente fra i contenuti delle varie pagine (visitate il sito di Ikea e fatevi una chiacchierata con Anna…). Il principio con cui è costruito un simile sistema è, in linea di principio, molto semplice: si prevedono una serie di possibili domande relativamente ad un argomento (oppure ci si riferisce ad eventuali elenchi di FAQ) e si associa ad ognuna di esse una risposta, posta in forma discorsiva. L’AIML prevede poi una serie di caratteri Jolly, in modo che il sistema riconosca la domanda anche se contiene (cosa possibilissima) parole diverse da quelle con cui è stata implementata dai programmatori) e dei metodi per concatenare più domande. All’utente sembra così di parlare con un’entità dotata di intelligenza (artificiale appunto). Ovviamente si giudica la qualità del chatterbot dalla quantità di risposte in grado di fornire relativamente al proprio dominio di conoscenza. L’idea di Wallace è quindi un ulteriore passo verso il web semantico (cioè in grado capire il significato di una frase), che ora si dirige verso la costruzione di vere e proprie ontologie (definizione di entità e loro relativo studio). L’utilizzo dell’AIML presenta almeno due grossi vantaggi: è facile da imparare ed inoltre, essendo un’estensione di XML, è importabile dai vari linguaggi di programmazione per operare su basi di conoscenza e quant’altro.
Per concludere, ecco qualche link interessante :
http://www.gaito.de/content/produkte_gaitobot/editor.asp?language=en per installare un editor AIML (gaitobot) e costruire in locale il proprio chatterbot. Se invece si vuole scegliere fra molti tipi di interfacce, confrontarsi con sistemi realizzati dagli altri utenti e quindi realizzarne, solo in remoto però, uno proprio: www.pandorabots.com
Sandro Coletti
© Riproduzione Riservata
Lascia un commento