E’ stato travato morto alle prime luci di ieri 9 dicembre, morto di freddo, rannicchiato su un marciapiede di piazza Vittorio, a Roma. Era Mazufar Alì Khan, detto Sher Khan, pakistano, leader dell’occupazione della Pantanella, 52 anni ed una grave cardiopatia.Era stato uno dei fondatori delle prime associazioni di comunità migranti a Roma ed aveva guidato l’occupazione dell’ex-pastificio “Pantanella a cavallo della fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, insieme al fondatore della Caritas, don Luigi Di Liegro, inventando così un rifugio per oltre 2.500 immigrati. In quel periodo nacque l’associazione United Asian Workers Association (Uawa), una delle prime organizzazioni di migranti che Sher Khan presiedeva. Aveva partecipato alle lotte che le prime associazioni di migranti a Roma avevano portato avanti negli anni ’90 sul lavoro, sul diritto alla casa e sull’asilo politico. Lui stesso era un rifugiato politico eppure, in questi anni, aveva subito una vera e propria persecuzione da parte delle autorità. Lo scorso settembre era stato sgomberato dallo stabile occupato di via Salaria, quello degli “ingovernabili” e, in quanto single, l’amministrazione cittadina non gli aveva trovato neppure un posto dove andare a dormire. È grave morire nell’indifferenza in pieno centro di Roma, in una città civile, capitale di una nazione che si dice civile, che ha un “piano freddo” che, secondo il sindaco Alemanno, deve provvedere a dare un ricovero a tutti coloro che non hanno un luogo dove andare e proteggersi ed consente che un povero diseredato muoia nel modo peggiore, solo come un cane, in mezzo alla strada. Gravi le inadempienze del Comune di Roma che si dice migliorata, più pulita e sicura, con una saggia ed oculata amministrazione di destra. Il piano freddo doveva partire giorni fa, il 1° dicembre, ma non è ancora attivo e non ci risulta che lo stesso Comune abbia previsto l’apertura notturna delle stazioni della metropolitana sulla linea A, per poter utilizzare come rifugio le stazioni Flaminio, Barberini, piazza Vittorio e San Giovanni o B, con possibile impiego ad acta di Ponte Mammolo, Tiburtina e Piramide. L’Ama dovrebbe poi provvedere a pulire i sotterranei-dormitorio e non si sente di affrontare questa “ulteriore incombenza”. Resta il fatto che un uomo possa morire di freddo, abbandonato al suo destino, solo perché povero e straniero, straniero per diritto e per prassi consolidata, come nel castello di Kafka. E noi, per poter resistere a tutto questo, a questi fatti che insultano la nostra umanità, o tiriamo avanti facendo finta di non vedere o cambiamo il nome alle cose: i sordi sono non udenti, gli immigrati sono migranti; così la realtà ci pare meno brutta ed insopportabile, la coscienza ce la siamo lavata e possiamo con gioia dire buon Natale a tutti.
Carlo Di Stanislao
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