L’ordinanza del 1/12/09 emanata dal Sindaco Brucchi, seppur sconosciuta ai più e recepita erroneamente come “quella delle cacche”, merita un approfondito esame, che rivela ben più amare sorprese per i proprietari dei cani nel comune di Teramo.
Tra i punti introdotti, a nostro avviso al limite della leicità, ci interessa puntualizzare in modo particolare il divieto di “accesso ai cani, anche se tenuti al guinzaglio, all’interno delle aiuole, negli spazi verdi dei giardini e dei parchi pubblici, nonché nelle aree attrezzate a gioco bimbi, nelle aree circostanti gli edifici scolastici…”.
È bene chiarire ai cittadini che qualora desiderassero fare una passeggiata con i loro amici a quattro zampe, ad esempio, lungo i parchi fluviali del Tordino o del Vezzola, alla luce dell’ordinanza, sono passibili di multa! Stessa sorte per quei genitori o nonni abituati ad accompagnare figli o nipoti a scuola portandosi con sé anche il cagnolino.
Ponendo come ovvia, doverosa e civile la raccolta delle feci, saremo obbligati a far fare la pipì ai nostri animali per le strade della nostra città, non potendo più usufruire degli spazi verdi.
Un’altra chicca emersa dall’ordinanza è quella dell’uso incondizionato della museruola, in qualsiasi ambito pubblico, indipendentemente dalla mole e dalla razza del cane.
Invece che inventarsi procedure particolari sarebbe stato sufficiente riprendere tal quale l’ordinanza del ministro Martini (come ha fatto con grande tempestività la maggioranza dei sindaci italiani) emanata nell’aprile 2009, secondo la quale, in modo molto equilibrato, si impongono delle regole ai proprietari dei cani, che non creano problemi di alcun genere al benessere degli stessi.
L’ordinanza vieta inoltre di “lasciare, su area pubblica o di uso pubblico, ciotole con cibo, o cibo a terra, per alimentare i cani vaganti e le colonie feline”.
Quindi se un cittadino si sta rilassando su una panchina leggendo, ad esempio, il giornale e nel frattempo lascia la ciotola a terra per alimentare il suo cane, ha l’ansia di vedersi elevata una multa da un solerte vigile che deve far rispettare l’ordinanza!
Non è che forse si sta esagerando?
Le associazioni ambientaliste e animaliste si sono già da tempo impegnate nell’aprire con il Comune un tavolo di lavoro concertato per affrontare in modo organico e partecipato l’annoso problema del randagismo.
Al di là degli impegni presi, il Sindaco ha deciso inspiegabilmente di andare avanti per la propria strada.
Lo strappo è questa ordinanza che sembra indirizzata più a fare comunicazione che a risolvere i problemi.
Sicuramente ai fini della serenità nostra e dei nostri cani, tutto questo non giova.
A questo punto vogliamo porre una serie di domande al Sindaco di Teramo:
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È così che pensa di ripagare la buona volontà dei tanti cittadini che hanno adottato i cani del Comune?
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A quando la dovuta, e tanto agognata, concessione di un’area verde dove poter lasciare liberi i nostri amici?
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Con quale metro calcolare la distanza di rispetto dalle aree limitrofe agli edifici scolastici, quando accompagnati dai nostri animali?
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Come potranno essere sfamate da oggi le 16 colonie feline presenti in città, riconosciute e protette dalla legge?
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Non ritiene che sia meglio confrontarsi con i suoi concittadini e con le associazioni, prima di prendere decisioni così restrittive, esponendosi a rischi di illegittimità come già accaduto, ad esempio, al collega di Treviso che ha emesso un’ordinanza simile?
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Si sta provvedendo ai numerosi cani randagi, al decoro e alla manutenzione delle zone verdi, dei parchi fluviali ed alla “chippatura” degli animali con la stessa solerzia applicata a questo tipo di ordinanza?
Si potrebbe proseguire con molti altri argomenti sollevati dall’ordinanza, ma una domanda ci preme in particolare: Caro Sindaco, ma il suo cane dove lo porta?
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