Renzo Fabris era uno studioso laico, impegnato sul fronte del dialogo cristiano-ebraico. Attualmente si parla in modo comune di ebraismo e di dialogo cristiano-ebraico, anche se risulta difficile misurare la reale incidenza di tale fenomeno.I primi passi del dialogo fra le chiese cristiane e la realtà di Israele risultano scarsamente esplorate dal punto di vista teologico, ma anche sociale, politico e civile. Tra i pionieri che hanno intuito la centralità strategica di tali argomenti è, su scala nazionale, il nome di Renzo Fabris (1929-1991), primo presidente degli amici di Nevé Shalom-Waahat as-Salaam e a lungo presidente del SIDIC (Servizio Internazionale di Documentazione Ebraico-Cristiana), la cui ricerca è tanto poco ricordata, quanto di fondamentale rilevanza. Questo importante volume di Brunetto Salvarani, a sua volta studioso di ebraismo e teologo del dialogo interreligioso, presenta il percorso culturale di Fabris, i suoi temi, gli interrogativi sempre aperti e il lascito al dialogo cristiano-ebraico, nella funzione quasi profetica di Renzo: profetica non nel senso di annunciare il futuro, ma di prepararlo.
Da molti anni assistiamo, in Italia, ad un autentico interesse per l’ebraismo e la cultura ebraica nei suoi poliedrici caratteri e nelle sue variopinte sfaccettature, dalla passione per l’epopea Yddish del premio Nobel per la letteratura Singer, alle performance teatrali di Moni Ovadia. Da questi contributi si spazia dagli affollati festival su folklore, musica, cucina e tradizioni culturali dell’ebraismo, all’impegno a favore del tanto auspicato processo di pace in medio oriente e alla celebrazione di un giorno della memoria, appunto, il 27 gennaio di ogni anno, a partire dal 2001.
In tale cornice risulta evidente quanto si tratta attualmente spesso tramite i massmedia di ebraismo e di dialogo cristiano-ebraico. Obiettivo del volume del teologo Brunetto Salvarani è di presentare gli snodi cruciali del percorso culturale di Fabris, i principali temi affrontati, i quesiti aperti e l’eredità conoscitiva inerente il dialogo cristiano-ebraico, scegliendo di collocare queste tematiche nell’orizzonte di un’esistenza, quella di Fabris, pienamente nel mondo, da laico, padre di famiglia, molto impegnato anche in ambito lavorativo e professionale. La ricerca di Brunetto Salvarani si sofferma sul tema delle relazioni cristiano-ebraiche, contestualizzate nel complesso percorso di rinnovamento del pensiero delle chiese cristiane in merito all’ebraismo, soprattutto nel secondo dopoguerra, in seguito al concilio Vaticano II.
Il mutamento dell’attitudine delle chiese occidentali in rapporto ad Israele è uno dei grandi eventi del Novecento, connesso profondamente ad altri avvenimenti che segnano la presenza ebraica nel mondo contemporaneo, come la Shoah, il Sionismo, lo Stato di Israele, con il complesso nodo mediorientale, con la conseguente collocazione esclusiva di Israele nel mondo occidentale.
La nuova attitudine della Chiesa cristiana nei confronti di Israele, la fine dichiarata dell’antigiudaismo cristiano, dopo il punto di non ritorno dato dalla Shoah, sono fattori che meritano un’attenzione teologica capace di grande acume.
Proprio per questa esigenza di conoscenza, per questo bisogno di andare oltre, il libro di Brunetto Salvarani non conclude con l’addio a Fabris, ma diviene sorgente di riflessioni inesauribili che coinvolgono l’identità stessa del cristianesimo e della Chiesa e proprio la Chiesa ha molto da imparare dai laici come Fabris e Salvarani e attinge a piene mani dagli insegnamenti del laicismo, e i laici hanno molto da insegnare e offrono ben volentieri la loro conoscenza a quella stessa Chiesa, ricettiva di contenuti culturali. Si potrebbe proseguire su questo tema, ma è tempo di soffermarsi e di lasciare a chi può e a chi deve il compito ereditato dalla ricerca di Renzo Fabris, notando come non sia un caso che questo notevole studio veda la luce proprio presso una casa editrice missionaria, come la EMI.
Laura Tussi
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