Nella zona compresa fra il Mausoleo di Cecilia Metella fino al IX miglio, Luigi Canina operò diversi interventi di conservazione e restauro, inserendo una cornice di pini e cipressi che tuttora connota il paesaggio della Via Appia. Le opere di restauro eseguite dal Ministero per i Beni Culturali in accolito al Comune di Roma per il Giubileo del 2000 hanno riportato alla luce e consolidato una porzione notevole dell’antico selciato dell’arteria e dei marciapiedi al fine di riconferire alla via consolare quell’assetto di “Museo aperto” ideato dal Canina.
Superato il bivio fra l’Appia e Via Cecilia Metella, in prossimità del tratto dell’originaria pavimentazione, si scorge sulla sinistra un nucleo cementizio di un sepolcro “a torre”o “a edicola” a più piani, noto come Torre di Capo di Bove. Le due targhe apposte sull’edificio funerario rimandano alle misurazioni trigonometriche effettuate sul rettifilo dell’Appia nel 1855 dall’astronomo Padre Angelo Secchi.
Oltre la moderna Via degli Eugenii, tra il IV e il V miglio si conserva il nucleo in calcestruzzo, caratterizzato da più blocchi sovrapposti decrescenti, pertinente a un monumento funerario a torre privo di rivestimento originario.
Rientra nella classe dei monumenti funerari “a torre” anche il Sepolcro del Frontespizio di cui resta soltanto il nucleo in calcestruzzo davanti al quale fu aggiunto, nel restauro ottocentesco, un prospetto architettonico con timpano triangolare su cui è inserito il calco di un rilievo con quattro busti-ritratto (l’originale è conservato presso il Museo Nazionale Romano). Al centro vi è una coppia di coniugi raffigurati nel gesto matrimoniale della Dextrarum Iunctio.
Dopo il quadrivio con la Via Erode Attico e di Tor Carbone inizia un altro tratto tra i più suggestivi dell’Appia.
Fra i diversi ruderi si conserva il nucleo in calcestruzzo di un sepolcro della tipologia funeraria “a torre” davanti al quale vi è un’iscrizione che ricorda L. Valerius Baricha, L. Valerius Zabda e L. Valerius Achiba, liberti di origine semitica della famiglia dei Valeriii.
All’altezza del V miglio dell’Appia di fronte alla Villa dei Quintilii, sul lato opposto della strada, si conservano i resti di un sepolcro ad opera mista, probabilmente una variante dei monumenti funerari “a torre”: su un dado parallelepipedo s’imposta un elemento ottagonale, in origine sormontato da una piattaforma-belvedere o da una statua, all’interno del quale era inserita una scala con andamento elicoidale.
La tecnica edilizia e le componenti architettoniche permettono di datare il sepolcro all’età traianea (fine I/ inizi II secolo d.C.).
A poca distanza dal sepolcro con scala a chiocciola vi era un monumento funerario “a torre” di cui si conserva il nucleo in calcestruzzo di selce e la camera funeraria in opera quadrata di peperino con copertura a botte, risalente alla metà del I secolo a. C..
Francesca Ranieri
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