Dagli USA e dalla Francia gli aiuti sono arrivati ieri 13 gennaio, mentre il Falcon dell’Aeronautica militare italiana, decollato da Ciampino, con a bordo l’advanced team che dovrà verificare le condizioni logistiche e di sicurezza ad Haiti per il successivo invio degli aiuti, non è riuscito ad atterrare all’aeroporto di Port-au-Prince, per i gravi danni subiti dalla struttura ed è pertanto sceso a Santo Domingo, con l’intenzione di un arrivo via terra dello staff. Previsto per oggi anche l’arrivo della portaerei americana Carl Vinson, assieme a tre navi anfibie, con squadre di specialisti per questo tipo di emergenze, comprese squadre dotate di apparecchiature tecniche e decine di tonnellate di generi di prima necessità: viveri, acqua, medicine; ed altre in grado di rafforzare anche il sistema di comunicazione. Sin da martedì, giorno successivo al sisma di magnitudo 7.3 che ha sconvolto la capitale haitiana, la Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha lanciato un appello per la raccolta di aiuti pari a 10 milioni di dollari (6,8 milioni di euro), “in particolare per alloggi temporanei, approvvigionamento di acqua e di beni di prima necessità, cure mediche e sostegno psicologico”. “Donate anche uno o due dollari”, è stato l’appello lanciato immediatamente dall’ex presidente americano e inviato speciale dell’Onu per Haiti, Bill Clinton, mentre la moglie Hillary, Segretario di Stato USA, ha annullato le tappe in Australia e Nuova Zelanda del suo tour nel Pacifico e con il capo del Pentagono Robert Gates, che ha rinviato il suo viaggio in Australia, sarà a breve presente sul posto. Immediato anche l’intervento dell’UE, con una riunione convocata il 13 dall’alto rappresentante della politica estera e vicepresidente della Commissione, Catherine Ashton, che ha deliberato di stanziare subito 3 milioni di euro di aiuti per il paese caraibico.
Inoltre la commissione si è detta pronta a “reiterare gli aiuti umanitari – circa 20 milioni di euro all’anno – per rispondere alle esigenze più immediate”. L’Ue i ha anche organizzato un ufficio per il coordinamento degli aiuti offerti dai singoli stati e fra questi, in particolare, il Belgio, il Lussemburgo e la Svezia, che hanno offerto strumentazioni per la depurazione dell’acqua, squadre per la ricerca e il soccorso dei dispersi e tecnologia medica, che entro oggi o domani dovrebbero essere operante sul campo.
Anche il Papa Benedetto XXVI, nell’udienza generale del 13 scorso, ha lanciato un accorato appello, per chiedere l’aiuto di tutti, “affinche’ non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessita’ e di dolore, la nostra concreta solidarieta’ e il fattivo sostegno della Comunita’internazionale”. Ma se mezzo mondo si muove per aiutare Haiti, da Santo Domigo si innalzano ostacoli e barriere contro i disperati in fuga. Le autorità della Repubblica Dominicana hanno decretato la massima allerta lungo i diversi posti di frontiera con Haiti, da dove temono l’arrivo di un’ondata di haitiani che cercano di lasciare il Paese.
Lo ha reso noto il direttore della migrazione di Santo Domingo, Sigfrido Pared Perez, precisando che “il Corpo per la sicurezza alle frontiere dominicane (Cesfron) è stato allertato al fine di contenere possibili ondate di haitiani provenienti dal paese vicino”. Perez ha pure sottolineato che “un cittadino colombiano e uno iraniano scappati dal carcere di Port-au-Prince, che è stato distrutto dal terremoto, sono stati catturati mentre cercavano di entrare nella Repubblica Dominicana da Dajabon”. L’allerta è ai livelli massimi soprattutto in quest’ultima località e in un altro punto del confine, a Jimanì, molto vicino alla capitale haitiana. Bontà loro, il direttore all’immigrazione ha comunque precisato che Santo Domingo “ha provvisoriamente sospeso, per ragioni umanitarie, il rimpatrio di haitiani a Port-au-Prince” e, ancora, che Santo Domingo sta accettando i feriti, mutilati o con fratture, trasferiti da Port-au-Prince a Jimani, dove si trova un piccolo ospedale. Anche se riprovevole, non è strano assistere a slanci e preclusioni dopo un terremoto, con gesti di commovente generosità ed altri di totale chiusura ed egoismo cieco.
A cinque giorni dal sisma non è possibile ancora tracciare un bilancio preciso né dei danni né delle vittime, che secondo stime attendibili sarebbero con meno di 500.000. Il terremoto che ha colpito uno dei Paesi più poveri al mondo, causando un inferno nell’inferno, è stato di di magnitudo 7 (trenta volte più intenso di quello de L’Aquila), con un epicentro situato a circa 15 km a Sud-Ovest di Port-au-Prince, 140 km circa ad Est di Les Caye e circa 145 km ad Ovest-Nordovest di Barchina, nella Repubblica Dominicana, dove però non si sono avuti danni. Secondo L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano, la tettonica della regione haitiana e’ estremamente complessa ed e’ caratterizzata dalla presenza di una coppia di grandi faglie trasformi sub-parallele con andamento Est-Ovest e di due zone di subduzione.
Il terremoto di materdì scorso (avvenuto alle 22.53, ora italiana), con ipocentro a 10 km, si e’ realizzato sulla faglia transforme situata piu’ a sud e che ha un movimento sinistro, per cui il meccanismo focale è stato di tipo trascorrente e solo per questo non si è verificato uno tsunami. E le scosse, come ci si aspettava, sono continuate, sino a stamane alle 10,45, con un nuovo episodio di magnitudo 4,7 Richter, ad una profondità sempre di 10 km (quella aquilana è stata di 12), a 150 km da Port-au-Princ La capitale haitiana, che sorge sul Golfo di Gonâve, sulla costa occidentale dell’isola di Hispaniola e conta circa 2.300.000 abitanti, fu fondata dai francesi nel 1749 con il nome di L’Hopital, (in riferimento ad un ospizio religioso sito nella regione, mantenuto dalle rimesse di filibustieri e corsari locali e venne scelta come capitale nel 1807. Nel sisma del 12 gennaio sono andati distrutti o gravemente danneggiati tre dei quattro ospedali, la Cattedrale (costruita nello stesso anno della fondazione e sede della vasta comunità cattolica locale), il palazzo presidenziale, quello del parlamento e diversi ministeri.
Carlo Di Stanislao
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