Ieri aveva sparigliato i giochi e “incasinandosi” (neologismo coniato da Il Giornale), aveva chiesto al suo candidato Rocco Palese e a quello dell’Udc Adriana Poli Bortone, di fare un passo indietro, per trovare una candidatura comune fra il suo partito e quello di Casini. Ma oggi ci ha ripensato (fenomeno che gli capita sovente, sulle tasse, le newstown e altri argomenti) e ha dichiarato: “Non mi faccio incantare né incastrare da nessuno; noi siamo sicuri della nostra forza, delle nostre ragioni, dei programmi e degli uomini che mettiamo in campo. Sono fiducioso anche per i numeri che conosciamo: gli ultimi sondaggi ci dicono che potremmo andare tranquillamente da soli dovunque”. Quanto a Pierferdinando, in una conferenza stampa a Montecitorio, non solo conferma l’appoggio alla candidata “indipendente” Poli Bortone, ma aggiunge, sibillinamente, “non siamo indifferenti a cercare un’intesa ampia, al momento la Poli Bortone è in campo con la sua autonomia e crediamo che può realizzarsi una convergenza tra noi e il Pdl perché la Poli Bortone non è né dell’Udc, né del Pdl. È la candidata più forte che può intercettare anche l’anti-politica che in Puglia è un fenomeno forte”. Casini è tornato anche sui rapporti con Bossi, che ieri, dopo la dichiarazione di un possibile feeling col Pdl, aveva avvertito il suo alleato e premier di non “farsi incantare da Casini”. “L’Udc al Nord è l’unico argine alla Lega”, ha detto oggi Casini, che ha anche mosso chiare critiche all’atteggiamento tenuto dal Pd, che prima ha dialogato con il Carroccio sul federalismo e poi ha lamentato di essere rimasto fuori dalla nomina del presidente della Bicameralina (Enrico La Loggia, del Pdl, per la cronaca) che dovrà occuparsi dei decreti attuativi. Per Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera e candidato del Pdl alla regione Piemonte, con l’Udc non è possibile alcun accordo (come sentenziato da Roberto Formigoni un paio di giorni fa su TG Sky 24), perché sceglie il Pd o il Pdl a seconda delle regioni procedono in una campagna elettorale senza un programma chiaro. Come replica Lorenzo Cesa, dichiara che “tutti parlano di due forni, io parlo di coerenza” facendo il punto sulle scelte dell’Udc per le regionali e respingendo ogni tipo di critica alle mosse dei centristi. “Abbiamo preso decisioni coerenti con quello che abbiamo fatto negli ultimi anni”, ha rimarcato, difendendo, come anche il presidente Bottiglione, una al Nord contro la lega, in Calabria e Lazio con lui e per la Campania con trattative ancora aperte. In mezzo a tutta questa confusione di “detti e contraddetti”, resta chiaro che Berlusconi non vorrebbe perdere la Puglia (con Vendola indebolito dall’incosciente atteggiamento del Pd) e per lui i andrebbe anche bene la senatrice candidata dall’UDC; ma il Pdl, in particolare gli ex colonnelli di An, non la vogliono e anzi la detestano, visto che la leader di “Io Sud” è un ex alleanzina “pentita”. In tarda serata, ieri, circolavano nomi che potevano essere graditi a tutta la destra e sostenuti dall’Udc (il magistrato Stefano D’Ambruoso, Francesco Divella, il direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tomaso e Nicola De Bartolomeo, presidente regionale di Confindustria), con Divella in pole position, ma subito retrocesso ai box, dopo che è emerso che l’interessato declinava l’offerta. Oggi le cose sono ancora più complicate in casa Pdl, poiché la prova di forza di Casini (conservare la capra dell’alleanza ed i cavoli della sua candidata), non è piaciuta al leader che, già nel suo passato governo, vedeva in lui (come oggi in Fini) una autentica “spina nel fianco”. Sulla alleanza in Puglia ma anche in Liguria, Berlusconi dovrà riflettere domani, visitanto il suo “caopolavoro” aquilano e magari rilassandosi a pranzo in compagnia di una famigliola riconoscente, ospitata nelle sue CASE.
Carlo Di Stanislao
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