«Houston, abbiamo un problema: Save Space Shuttle Program». Potrebbe essere il motto e la morale della spettacolare pellicola cinematografica “Avatar” di James Cameron, alla luce della nuova era Nasa voluta e sottoscritta dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, voto del Congresso Usa permettendo. La cancellazione del programma Costellation ideato dal predecessore G.W. Bush nel 2004 (e finalizzato alla riedizione del Programma Apollo di conquista della Luna) potrebbe rivelarsi un’autentica benedizione con annessa cornucopia di progetti spaziali per le imprese private dell’intero pianeta Terra. Italia, compresa. La Nasa non rinuncia allo spazio: l’ultimo decollo notturno della navetta Endeavour, meteo permettendo, è programmato in diretta web per il 7 febbraio 2010. Una vera manna per i turisti e le imprese in Florida che tra alcuni mesi dovranno accontentarsi dei documentari. Costruire nuovi Space Shuttle ed autentiche astronavi interstellari con motori rivoluzionari, tuttavia, non è più fantascienza. Anzi. Entra nel dominio della politica spaziale americana con il “Budget 2011” della Nasa. Il mercato delle astronavi commerciali sostituirà prima o poi quello delle automobili. Gli analisti ne sono certi. Ma bisogna fare presto. Lo spazio non può attendere l’Umanità. Potremmo estinguerci improvvisamente, in qualsiasi momento, vittime inconsapevoli fino all’ultimo istante di un maledetto tiro al bersaglio giocato, ahinoi, sul freddo bigliardo cosmico del Sistema Solare. Magari a causa di un impatto di una cometa o di un asteroide deviati dalla loro orbita. Grazie a Dio non è il caso dell’oggetto misterioso scoperto il 6 Gennaio 2010 dal Lincoln Near-Earth Asteroid Research (Linear), immortalato dalla “Wide Field Camera 3” del Telescopio Spaziale Hubble il 29 Gennaio 2010. Le osservazioni mostrano una bizzarra forma a “X” in quello che alla Nasa ritengono essere il nucleo di un oggetto caratterizzato da una lunga coda esalata dagli scienziati con il colore azzurro. La struttura complessa suggerisce che il corpo celeste sia il prodotto della collisione tra due asteroidi che viaggiavano ad una velocità di circa 5 km al secondo. Gli astronomi hanno a lungo pensato che la prima fascia di asteroidi tra Marte e Giove, fosse una zona dello spazio a bassa probabilità di collisioni (sicuramente non affollata come in Star Wars). Niente di simile è mai stato osservato e fotografato prima: l’oggetto, chiamato P/2010 A2 che dedicherei a James Cameron, mostra una coda di polveri generate da un nucleo ampio oltre 100 metri. Hubble, capace di osservare un palazzo a quelle distanze, ha fotografato il corpo celeste a circa 300 milioni di km di distanza dal Sole e 140 milioni di km dalla Terra. E’ il classico avviso ai naviganti. Non abbiamo molto tempo. Cento delle 1.300 tecnologie documentate e sviluppate dalla Nasa, derivano dal programma Space Shuttle, tra cui: cuore artificiale, isolanti termici, diagnostica medica istantanea, gas detector, analisi del sangue in 30 secondi, sensori, camera infrarossa, “land mine removal device”, protesica. Davvero il ridimensionamento del programma spaziale americano provocherà la perdita di migliaia di posti di lavoro negli Usa? C’è bisogno di ritornare sulla Luna per costruire un’astronave in grado di viaggiare fino al sistema solare di Alpha Centauri, creando centinaia di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo? Qual è la vera strategia della Casa Bianca? Svuotare l’obsoleto Programma Costellation (http://www.space.com/common/media/show/player.php?show_id=38) di Bush per alimentare il più grande sogno dell’umanità? Spingere la Nasa a concentrarsi su progetti legati alle scienze della Terra e del Sistema Solare (vedi il nuovo programma per la produzione di plutonio-238 per le batterie nucleari delle sonde interplanetarie destinate all’esplorazione dei confini del nostro Sistema), per invogliare i privati a compiere il ben più grande balzo dell’Umanità come sembrano suggerire gli stratosferici Space Shuttle che abbiamo visto nel kolossal “Avatar”? Pare di sì, visto che simili velivoli potrebbero esistere molto presto, come prova la foto della Nasa nella galleria del vento: uno Shuttle nuovo di zecca.
Il Programma Costellation prevedeva entro 2011 la chiusura di un’epoca storica di conquista spaziale per l’accesso diretto di un velivolo all’orbita terrestre: lo Space Shuttle della Nasa, ufficialmente l’unica navetta degli Stati Uniti d’America, attualmente in attività verso la Stazione Spaziale Internazionale, dotata di ali, che sa atterrare come un aliante, con la sua proverbiale adattabilità e riutilizzabilità, doveva essere consegnata alla Storia, lasciando un vuoto pauroso per diversi anni. Le attuali tre navette, infatti, saranno destinate ai musei. La flotta degli attuali Shuttle (www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/main/index.html) sarà messa comunque in congedo dopo 30 anni di onorato servizio. Che cosa accadrà? Nessuno lo sa con precisione. Né il Report della Commissione Augustine (www.nasa.gov/pdf/396093main_HSF_Cmte_FinalReport.pdf) sul futuro del programma spaziale americano né il programma del Presidente Obama. Che, però, leggendo sotto le righe, parla chiaramente a chi ha occhi e orecchi capaci di saper ascoltare e osservare al di là delle divisioni politiche tra Democratici e Repubblicani (beati gli Americani!). Già il Report poneva limiti stringenti operativi al Presidente Barack Obama. Devono essere i privati a trasformare gli Space Shuttle in nuove e più affidabili “astronavi”. I soldini pubblici negli Usa scarseggiano. La Nasa creata durante la Guerra Fredda per mandare l’uomo sulla Luna in funzione anti-sovietica, non può garantire la “conquista di sogni” più come una volta. Per cui la vecchia era della Nasa è finita da un pezzo, ben prima del 1998, anno dell’inizio della realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale. Le nuove capsule “a perdere” Orion, disponibili tra sette anni, dovevano essere il necessario passaggio obbligato verso una nuova generazione di vettori e navette spaziali. Ma tutto il Programma Costellation è stato cancellato. Per cui le imprese private di tutto il mondo possono già fare la differenza. Il problema degli attuali Shuttle è l’insicurezza della protezione anti-termica: la nuova navetta (magari a decollo orizzontale) dovrebbe offrire una soluzione sicura a questo grave inconveniente, con uno scudo magnetico di nuova concezione. Non solo. Se anche il 10% dei dubbi espressi dall’astronauta Aldrin sulla Nasa fossero fondati, non credo che il futuro dell’impresa spaziale umana dipenderà molto dal modo in cui Obama e gli altri Presidenti affronteranno la “nuova” visione impartita qualche anno fa dal Presidente Bush. Il futuro e il presente del volo umano nel Sistema Solare, dipende dai privati che dovrebbero avere il diritto di accesso libero e diretto alle risorse spaziali. Se ci si limiterà alla Stazione Spaziale, agli esperimenti senza fine ed a voli orbitanti di qualunque capsula Orion, avrebbe ragione Aldrin a sostenere la necessità di potenziare gli attuali Shuttle, a patto di risolvere subito il problema della protezione anti-termica.
Il fatto è che deve essere la Politica ad indicare la via ed a puntare decisamente oltre l’orbita terrestre e lunare, verso obiettivi dello spazio profondo come Marte, Giove e Venere. Le ricadute tecnologiche per risolvere le gravi emergenze planetarie, sarebbero incalcolabili. Lo Space Shuttle in “Avatar” saranno le nostre Ali nello spazio, nella misura in cui la Space Vision italiana, insieme a Israele, si realizzerà per salvare la corsa allo spazio e la flotta di navette Shuttle della Nasa destinate invece ai musei. Mi spiego. In Italia le politiche spaziali “autonome” rispetto ai Paesi dell’Unione, sono oggi fantapolitica! Legami e lacci rendono praticamente impossibile alle nostre imprese pubbliche e private di lavorare come dovrebbero. La decisione da assumere subito sarebbe quella di dare carta bianca ai privati per affrontare subito il vero nodo della questione: lo sviluppo di una propulsione innovativa che consentirebbe agli attuali Shuttle (magari acquistati dalla Nasa) di sganciarsi letteralmente dai vincoli politici e militari cui sono soggetti da 30 anni. Che siano i privati ad accollarsi il rischio e ad assumersi il profitto della conquista umana del Sistema Solare, è il sogno di tutti i cittadini che credono nella libertà dell’impresa. Il rischio di innovare, principalmente, comporta proprio questo. La Nasa, per non passare alla Storia, ha già indetto una gara internazionale per offrire un numero di missioni garantite alle imprese private che si qualificano con la realizzazione di una navetta di nuova generazione. Il primo premio vale 50 milioni di dollari. Il Presidente Obama e la Nasa potrebbero essere d’accordo, per lo sviluppo commerciale dell’iniziativa.
Tutti sanno che lo Space Shuttle venne fatto male perché doveva accontentare sia i militari sia i civili. Le ali (i militari e l’aviazione volevano poterlo lanciare dalle loro basi in orbita polare, ma lo hanno mai fatto?) sono un potente messaggio simbolico e pratico. L’uomo può volare nello spazio! Ricordate il visionario film: “L’aereo più pazzo del mondo…ancora più pazzo”? Si pensava di potere utilizzare lo Shuttle come “traghetto spaziale” fino alla Luna. Alcuni ci credevano e ci credono ancora oggi, puntando però su Marte, la vera sfida tecnologica. Il progetto del 1981 doveva essere solo il primo stadio verso una generazione di Shuttle (come accaduto per gli Ipod e i cellulari) che avrebbero dovuto essere sostituiti da nuove navette più avanzate. Ci provarono i Russi, con la fotocopia “Buran”, ma non servì a nulla. Ormai la competizione era finita. Non solo non se ne è fatto nulla, ma data la scarsità di fondi per le missioni, i costi dei singoli voli Shuttle sono lievitati. Praticamente andavano smontati ogni volta e ricostruiti. Sarebbe come se per far decollare ogni volta un aereo da Fiumicino, con il suo carico di passeggeri, si dovesse ogni volta ricostruirlo daccapo! Ovvio che il costo del biglietto sarebbe astronomico per tutti. Perché non se ne è fatto nulla della nuova generazione di Shuttle? Colpa della politica e dell’economia mondiali. I politici se ne sono disinteressati perché non portava più voti e spostare i siti di produzione e manutenzione avrebbe fatto perdere consensi. I Privati non si sarebbero disinteressati al progetto (visti i profitti) e non sarebbero stati legati alle pressioni elettorali come i politici, ma occorreva creare il giusto humus economico. Questo in America. Perché in Italia dobbiamo prima sconfiggere le mafie, la politica del gossip, dell’inciucio, della s-meritocrazia e del “cazzeggio” territoriali, prima di aprire le porte agli affari economici spaziali. Quindi, l’unico modo di avere voli spaziali a basso costo è di farli fare ai Privati. Così come si è fatto con il volo atmosferico, i viaggi per nave e in teleferica. Altrimenti si finisce come le navi dei cinesi che, non più interessati, le bruciarono. Impariamo dai portoghesi che, interessati al commercio, continuarono a creare una flotta e un impero. Ci interessa davvero creare posti di lavoro? Allora ascoltate le parole di Buzz Aldrin scritte e pubblicate sul giornale Huffingtonpost. “Immaginate questo scenario: siete un turista proveniente da una vacanza speciale. O forse siete un ricercatore capo che ritorna a casa da un incarico in un laboratorio nazionale. Ma invece di un dolce atterraggio in un aeroporto, vi immergete nelle acque fredde dell’Oceano Atlantico, vi dondolate come un tappo di sughero in mezzo alle onde, su e giù. Invece di una piacevole passeggiata all’aeroporto, bisogna aspettare di essere ripescati dalla Marina degli Stati Uniti. Suona seducente? Questo sarà il solo modo che avranno gli americani di tornare sulla Stazione Spaziale Internazionale, perché le capsule spaziali — molto simili alla piccola Gemini 12 e all’Apollo 11 dove io e i miei colleghi abbiamo volato oltre quarant’anni fa — sono state ritenute la giusta sostituzione per le imbarcazioni dopo la flotta degli Space Shuttle, che andranno in pensione l’anno prossimo”. Capsule spaziali? “Ok, invece di sostituire le navette Shuttles con qualcosa di valido — cosa che potrebbe garantire la leadership spaziale americana — stiamo andando dietro a Cina, India e Russia in una gara per costruire una navicella spaziale limitata e sgraziata che l’America aveva mandato in pensione una generazione fa. E indovinate? Ci vorranno altri sette anni prima che la capsula Orion della Nasa sia pronta per trasportare astronauti. E costerà ai contribuenti più di cinquanta miliardi di dollari. Washington, non decolliamo…Ci dimentichiamo che oggi il sistema Shuttle è il più avanzato di ogni altro esistente. Gli europei hanno Hermes. I russi Buran. Il Giappone sta progettando il piano spaziale Speranza. La Germania aveva un design davvero radicale che prende il nome dal pioniere dello spazio Eugen Sanger. Ma purtroppo ciò che tutti hanno scoperto è che un veicolo dotato di ali per il rientro è un progetto complesso, il cui sviluppo richiede un sacco di denaro e pazienza. Così solo l’America avrebbe avuto delle ‘ali’ nello spazio. Le navette Shuttles sono servite per fare molte cose incredibili, tra le quali il salvataggio della stazione spaziale russa Mir, perché l’Orbiter poteva portare più acqua, cibo e forniture che una dozzina di navi di fornitura russa Progress. Hanno distribuito satelliti, ecc. ‘Fast forward’ fino ad oggi. Due incidenti Shuttle, combinati con un budget ristretto, hanno costretto la Nasa al pre-pensionamento della flotta. Comprensibile, credo. Ma con una mossa che davvero non ha senso, essi saranno sostituiti da… capsule spaziali. E per risparmiare ancora più soldi, queste ‘palle di cannone’, atterreranno ancora una volta in mare, non sulla terra ferma. Per recuperare le capsule Orion verrà richiesto l’impiego di navi nelle zone di atterraggio. Con quale costo? Gran parte delle Orion non saranno riutilizzabili, come lo scudo termico. Sembra che abbiamo deciso di buttare via la nostra esperienza Shuttle e addio “ritorno al futuro”. I nostri partner dello spazio e i concorrenti stanno anche progettando capsule, perché, per loro, le capsule sono un passo avanti. Nessun altra nazione ha mai avuto la capacità logistica per realizzare un veicolo con ali per il trasporto di carichi, tranne noi. Con l’atterraggio su una pista, ritornando dallo spazio, si hanno molte opportunità di trovare un sito di atterraggio — un aeroporto o un aeroporto militare, per esempio. Quelle capsule, dal momento che non possono atterrare da nessuna parte, devono essere sempre perfettamente allineate al loro luogo di atterraggio previsto. Maltempo? Oh, devo rimanere in cielo un altro giorno. Esperimenti? Possono aspettare! Ma io ho un’idea migliore. Perché non allungare i restanti voli Shuttle per cinque anni o giù di lì. Aprire un concorso per un veicolo commerciale, la logistica per la stazione che include un veicolo in grado di atterrare su una pista, sfruttando un patrimonio accumulato in trent’anni di esperienza sugli shuttle. Eventuali progressi raggiunti nei laboratori a bordo della Stazione Spaziale Internazionale non possono attendere per giorni. Se la Nasa non può farlo, lasciate che gli imprenditori privati lo facciano. Costruire e far volare un’astronave degna di questo nome e degna del patrimonio storico dell’esperienza americana. Tutte queste idee sono parte di quello che ho chiamato la mia Space Vision. Questo è il mio piano globale per il futuro dell’America nello spazio. Dobbiamo pensare a veicoli spaziali che siano degni eredi delle nostre navette Shuttle”. Aldrin ha ragione. Ma osiamo immaginare di più. Ecco il nostro umile suggerimento, un messaggio in bottiglia per chi sarà degno di raccoglierlo. Da italiani possiamo dare una mano alla Nasa: rileviamo gli Space Shuttle e modifichiamoli, facciamoli diventare vere astronavi in grado di viaggiare nel Sistema Solare. Abbiamo la tecnologia e i cervelli per farlo. E la Sicilia come ottimo sito di lancio ed atterraggio. Un’opportunità irripetibile per creare subito milioni di posti di lavoro, accanto al nuovo ponte sullo Stretto di Messina.
Nicola Facciolini
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