Ieri, per la prima volta nella storia della Repubblica, un Presidente Italiano è stato ascoltato dalla Knesset, il parlamento israeliano, che ha giudicato il suo discorso di “emozionante” e preparato con cura, nel segno della grande attenzione al Paese di Davide e ai suoi annosi e difficili problemi. Accolto dal picchetto d’onore schierato sotto gli arazzi di Marc Chagall e introdotto dal premier Netanyahu, che ha reso omaggio alla madre, la signora Rosa, ricordando come abbia salvato una ragazza ebrea da un soldato nazista su un treno, Berlusconi ha parlato con attenzione, ribadento l’amicizia fra Italia ed Israele, definita la più grande democrazia del medio-oriente e affermando il netto rifiuto nei confronti dell’antisionismo di Teheran. Per ciò che attiene alla questione iraniana il Cavaliere ha affermato che “ l’intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire, con parole chiare, univoche e unanimi, che non è accettabile l’armamento atomico a disposizione di uno stato i cui leaders hanno proclamato apertamente la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello stato ebraico”. “Io – ha aggiunto – sono un vecchio uomo politico: dal lontano 1994 ho presieduto il G8 per ben tre volte e ogni volta ho sempre portato sul tavolo il problema della sicurezza di Israele. Continuerò a farlo, avvalendomi dell’amicizia che mi lega ai leader di tutti i principali Paesi”. Per quanto riguarda il nostro Paese, ha poi detto, dal 2007 l’Italia “ha tolto il supporto del governo alle aziende italiane che operano in Iran”, specifica Berlusconi: “Oggi è presente solo l’Eni, che ha un contratto che deve rispettare ma che comunque ha già disdetto lo sviluppo della terza fase di attività di un giacimento petrolifero. E’ noto, l’Italia ha il pallino della democrazia. Per questo stringiamo accordi con la Libia e con la Russia”. Secondo molti esperti di politica medio-orientale, con le sue parole Berlusconi ha definitivamente seppellito l’ “equidistanza” di dalemiana memoria, una astuzia semantica che non ha alcun corrispettivo con la realtà, perché il Medio Oriente non e’ bipolare, ma almeno tripolare, essendo il campo musulmano spaccato come una mela tra moderati e radicali. Con mossa chiara ed intelligente il presidente del Consiglio ha offerto ad Israele i buoni uffici dell’Italia nei confronti di alcuni Paesi arabi e musulmani chiave: la Turchia, il Libano e ultimo ma più importante, la Siria. Le affermazioni del Cavaliere giungono nello stesso giorno in cui anche l’Amministrazione Obama ha indurito i toni. Il vicepresidente Biden ha detto ieri, in un’intervista alla MSNBC, che i leader iraniani “stanno spargendo i semi della loro distruzione con la dura repressione delle proteste anti governative”. La Casa Bianca sta facendo pressing sui membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu in vista del voto, a fine febbraio, su un pacchetto di sanzioni molto più stringenti di quelle finora varate. Un aiuto viene dalla Francia, che ha la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza: Sarkozy, che è sensibile ai timori che il nucleare iraniano suscitano non solo in Israele ma anche e soprattutto nei Paesi arabi del Golfo, già da mesi scalpita. Non si è fatta attendere cla dura critica di Teheran, affidata al portavoce della Commissione affari esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Kazem Jalali, il quale, ha detto che, quelle di Berlusconi: “Sono dichiarazioni che non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati”. Tuttavia, in queste ore, con la minaccia di una nuova tornata di sanzioni sul collo, Mahmoud Ahmadinejad torna sui suoi passi e riapre alla comunità internazionale, affermando: “Non avremo alcun problema ad inviare all’estero il nostro uranio arricchito”; di fatto tornando al primo ottobre scorso e, alla proposta che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica aveva concordato con Teheran per un reattore a scopi medici. Nel frattempo, non fidandosi delle dichiarazioni del presidente iraniano, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno concordato una serie di misure contro la banca centrale del Paese e le aziende legate alle Guardie della Rivoluzione (Pasdaran) da inserire nella quarta tornata di sanzioni che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che verranno esaminate questo mese. In ogni caso il nostro Presidente incassa un bel successo che si avvia a consolidare con l’incontro, a Betlemme, con il Governo Palestinese, per mediare una distensione rapida e reale con Israele. Va tuttavia rilevata, ancora una volta, la capacità di trasformismo politico del leader e dei suoi, in questo caso il Ministro degli Esteri Frattini che oggi, nei pressi del “Gran Capo”, si è prontamente accodato. Invece, appena pochi anni fa, nel 2003, , quando occupavano lo stesso ruolo, decisero di non entrate nel gruppo 5+1 per le trattative sul nucleare iraniano, che adesso sta tanto loro a cuore. E pensare che all’epoca L’Iran era addirittura disposto ad accettare che l’Italia guidasse quel gruppo che, probabilmente, avrebbe creato soluzioni di maggiore equilibrio per l’area medio-orientale. Frattini non sembra nemmeno lo stesso che per due volte, meno di un anno fa, cercò di andare in Iran per incontrare i maggiorenti del regime, salvo poi ripensarci quando era sulla scaletta dell’aereo. Ed è sempre lo stesso Frattini, molto distante dalle posizioni attuali, che era a favore della linea del dialogo e dell’amicizia. Insomma, anche se apprezziamo gli sforzi del leader e dei suoi sul piano internazionale, vorremmo augurarci per il futuro ed anche per le decisioni interne, (da aquilani in attesa di risposte), politiche meno ondivaghe e cangianti.
Carlo Di Stanislao
Riproduzione Riservata
Lascia un commento