La scelta di riabbassare, con un emendamento improvvisato, l’età dell’obbligo scolastico e quindi tagliare ancora su formazione e istruzione penalizzando così le fasce più deboli di studenti, segna un ritorno indietro e allontana ancora di più il nostro paese dall’Europa».E’ questo il primo commento dell’assessore all’istruzione Gianfranco Simoncini alle scelte che, con un emendamento al disegno di legge collegato alla finanziaria approvato ieri dalla commissione lavoro della Camera, il governo ha fatto su una questione come quella dell’obbligo scolastico che, solo recentemente, era stato portato per la prima volta a 16 anni. La Regione Toscana era stata una paladina dell’innalzamento dell’obbligo e una strenua sostenitrice della necessità di consolidare l’istruzione di base per tutti i ragazzi e le ragazze, permettendo a quanti più studenti possibile di restare nella scuola e di misurarsi con i successivi percorsi di formazione, studio, lavoro.
«Non si può non rimanere sconcertati — afferma Simoncini — perchè ciò significa prima di tutto una cosa: rinunciare all’idea di fornire a tutti una solida cultura di base. E’ per questo che la Toscana, unica Regione italiana, ha scelto di far assolvere l’obbligo ai suoi alunni nel biennio delle superiori, prevedendo interventi di sostegno e di orientamento verso quella parte di giovani, molto limitata, che manifesta precocemente la volontà di abbandonare il percorso scolastico. Restiamo convinti che l’obbiettivo è quello di combattere la dispersione scolastica e favorire davvero l’inclusione».
Ma oltre ad abbandonare a sé stessi quegli alunni che già sono in una posizione svantaggiata, la decisione del governo appare incomprensibile anche per altri aspetti. L’Italia è lontana dagli obiettivi di Lisbona per numero di laureati e diplomati: permettere di far uscire un anno prima i ragazzi dal percorso di istruzione rischia di abbassarne ulteriormente le competenze, in controtendenza rispetto alle scelte dell’Europa adottate dagli altri paesi europei che, in questo modo, si ritrovano ad essere più competitivi. Proprio in questa fase che richiede, invece, più competenze, più qualità, più innovazione, ingredienti indispensabili per far uscire il paese da una crisi drammatica, l’unica logica cui si ubbidisce è quella dei tagli». Ma ridurre su questo fronte servirà solo ad impoverire il nostro sistema: dal punto di vista della spesa infatti i numeri sono tali da non giustificare un simile provvedimento. E non servirà nemmeno a rispondere alle imprese, che certo hanno bisogno di manodopera e tecnici qualificati ma non mostrano di richiedere così spesso giovanissimi apprendisti. Ba sta guardare i dati toscani di prima dell’entrata in vigore dell’obbligo a 16 anni per rendersene conto: nel 2008 in Toscana gli alunni di 15 anni residenti erano 29.330, di questi 28.594 risultavano frequentare le scuole toscane. I quindicenni fuori del percorso scolastico erano 736. I sedicenni assunti come apprendisti sono soltanto 140.
«Ciò che è necessario – ricorda Simoncini – sono interventi per combattere la dispersione scolastica, per sostenere coloro che hanno maggiori difficoltà e non l’abbassamento dell’età di ingresso al lavoro. Con le novità introdotte dal governo si apre, invece, di nuovo la porta a una uscita fuori controllo favorendo l’esclusione sociale».
Barbara Cremoncini
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