La decisione del Governo Berlusconi di impugnare anche la legge predisposta dal Governatore Chiodi apre degli scenari inquietanti. Come sta avvenendo per l’energia nucleare, infatti, il Governo nazionale sembra intenzionato a privare le comunità locali, anche nella loro massima rappresentanza quali sono le Regioni, di qualunque potere decisionale su una materia fondamentale come la produzione energetica che pure si caratterizza per avere pesanti ricadute sul territorio, sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sulle loro attività economiche.La legge approvata dalla Regione Abruzzo – che, come si è fatto notare sin dalla sua presentazione, lasciava irrisolta la questione delle ricerche petrolifere a mare – riusciva però a tutelare il territorio regionale ed arrivava dopo l’impugnazione, sempre da parte del Governo Berlusconi, di una legge approvata sotto la precedente maggioranza regionale di centrosinistra.
Proprio per superare il problema della presunta incostituzionalità, il Governatore Chiodi era stato incaricato all’unanimità nella prima seduta del consiglio regionale di predisporre una legge ricercando la collaborazione del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali.
Stride, quindi, ancora di più questa impugnativa che evidenzia una contraddizione tra governo regionale e governo nazionale, retti oggi dalla medesima maggioranza.
Nel merito si devono verificare i motivi di impugnativa per una valutazione puntuale, tenuto anche conto che la legge per vietare le ricerche e le estrazioni, faceva riferimento a norme urbanistiche, di gestione agricola e di protezione ambientale che sono di esclusiva competenza regionale.
Fin d’ora si invita, però, il Governatore Chiodi a preparare a difendere la legge dinnanzi alla Corte Costituzionale aprendosi al contributo di tutti, come il WWF e la Legambiente gli avevamo già suggerito in occasione della presentazione della legge e come, invece, non ha ritenuto di dover fare.
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