L’Associazione Ricostruzione Aquila (A.R.A.), dopo un periodo di inevitabile riflessione dovuto all’evoluzione della situazione post-sisma, ripropone, con immutato piglio tecnico, la propria attenzione sui meccanismi che dovrebbero condurre alla ricostruzione effettiva. In questa delicata fase di presunta transizione dalla governance dell’emergenza a quella della ricostruzione l’Associazione pone il proprio interesse all’esame dell’attuale situazione economico-sociale della Città e dei paesi del c.d. cratere.Uno dei fondamentali problemi è rappresentato dall’impossibilità per la maggior dei titolari di attività produttive che costituivano il tessuto economico del Cratere a riprendere o continuare , secondo gli ordinari parametri ante-sisma, l’esercizio dell’attività stessa. E’ sotto gli occhi di tutti come siano mutate le condizioni in cui questi soggetti si trovino oggi ad operare così come è sotto gli occhi d tutti come siano profondamente mutate la composizione e la struttura dei fattori di produzione delle aziende e degli studi professionali. In tutto ciò, il mercato di riferimento si è ridotto sia sotto il profilo quantitativo che sotto quello del potere d’acquisto. Si avverte, pertanto, la necessità di attivare – da un lato – idonei strumenti di sostegno finanziario (congelamento delle esposizioni bancarie, ristrutturazione dei debiti fiscali e contributivi) e – dall’altro – politiche di riduzione dei costi, attraverso sistemi di detassazione, di fiscalizzazione di oneri sociali e di agevolazioni sugli investimenti in beni strumentali. L’unico sostegno finora attivato è quello della Cassa Integrazione Guadagni che, solo temporaneamente, ha evitato tensioni sociali e ridotto il calo dei consumi; tale misura, che rappresenta soltanto un aiuto indiretto per i titolari di attività produttive, è destinata , prima o poi, a cessare né – laddove dovesse procrastinasi ulteriormente – potrebbe continuare ad avere quella funzione di volano economico sino ad oggi gioco forza avuta, risolvendosi – al contrario – in un narcotico dall’effetto placebo. Gli strumenti legislativi di sostegno alle imprese finora pensati, se per un verso non hanno ancora trovato effettiva ricaduta sull’economia (ad esempio le domande predisposte dalle aziende secondo le note Ordinanze di Protezione Civile) in quanto mai liquidate, per altro verso – i recenti POR-FERS di emanazione euro/regionale – si risolvono in procedure di sostegno economico sovrapposte agli strumenti già esistenti e si caratterizzano anche per la estrema rigidità dei meccanismi e la eccessiva onerosità per il richiedente (si pensi alla necessità di garantire con polizze fideiussorie gli le richieste di anticipazioni o la necessità di ridurre la richiesta economica al fine di vedersi riconoscere un maggior punteggio in graduatoria). Al grido di domanda di aiuto risponde il coro della politica: la soluzione è la Zona Franca Urbana! L’On. Giovanni Lolli ha detto di aver predisposto una interrogazione parlamentare per chiedere lumi sui tempi lunghi già trascorsi (il decreto Abruzzo ha quasi 10 mesi) per l’approvazione della Z.F.U. per L’Aquila; il Sindaco On. Massimo Cialente non perde occasione per ribadire che la Zona Franca (Urbana) è il suo “pallino”; il Presidente della Regione Dott. Gianni Chiodi ha confermato che da parte sua si stanno compiendo tutti i passi necessari presso il Governo affinché la Z.F.U. sia approvata in tempi rapidi; il Vice-Presidente del Consiglio Regionale Dott. Giorgio De Matteis non ha mancato di rimarcare che la Zona Franca s’ha da fare subito; anche la Presidente della Provincia Stefania Pezzopane ha individuato nella Z.F.U. la strada da seguire per la ripresa economica e ne persegue l’immediata attivazione.
A questi ed a tutti l’A.R.A. rivolge l’invito ad una attenta riflessione: è ancora “conveniente” per la nostra Città chiedere la Zona Franca Urbana?
La istituzione di Z.F.U., e quindi anche la istituzione della Z.F.U. per L’Aquila, è regolata dalla una legge nazionale cui fa integralmente rinvio – fatta eccezione per il requisito della popolazione – anche la legge 77/09, meglio nota come Decreto-Abruzzo.
La legge istitutiva delle Z.F.U. prevedeva ragguardevoli esenzioni sull’IRES , sull’IRAP e sull’ICI ed esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, sia in favore delle imprese di nuova istituzione che, con regole diverse, di quelle già operanti all’interno della ZFU.
Ora quella stessa legge, che dovrebbe trovare applicazione anche per la Z.F.U. dell’Aquila, è stata emendata (più propriamente, svuotata) il 29 dicembre 2009 dal Decreto noto come Mille Proroghe, e non prevede più esoneri bensì contributi (erogati quindi dopo aver effettuato il preventivo esborso della tassa), non prevede più l’automaticità degli sgravi ma solo a richiesta (sui soliti moduli di domanda), ma soprattutto ha eliminato la gran parte delle agevolazioni: resta infatti la sola misura agevolativa sull’ICI sugli immobili destinati allo svolgimento dell’attività e lo sgravio sui contributi per il lavoro dipendente.
Questi, allo stato, saranno i soli benefici economici di cui potrà godere la ripresa della nostra economia: solo in presenza di una struttura agibile, di una buona liquidità, quindi sostanzialmente di un’azienda o studio professionale operativi ed in “buona salute”, si avrà diritto a ricevere sostegno economico. Stando così le cose si impone una pausa di riflessione, al fine di capire realmente ed al fine di non cedere, invece, alle facili lusinghe di suggestioni linguistiche come “Zona Franca”: in altre parole ripensare, immediatamente e prima di irreparabili errori, il cammino sin qui tracciato. Ricordiamo come il Decreto-Abruzzo prevedeva e prevede ancora, una possibile alternativa di benefici accessibili per la popolazione del Cratere: da un lato la Zona Franca, dall’altro una detassazione mirata dei redditi dei residenti e delle imprese terremotati. Se all’epoca si poteva anche convenire sulla scelta della Z.F.U. oggi – a fronte delle sopravvenute modifiche legislative – perseverare su tale scelta appare inopportuno o comunque la scelta tra le due opzioni meritevole, come detto, di un più attento esame. Su tale punto nodale della ricostruzione dell’economia del cratere, A.R.A. intende porsi come interlocutore tecnico e non certo politico, proponendo una piattaforma di sette punti per un’ipotesi di detassazione, in alternativa alla Z.F.U.:
Imposte sui Redditi/IRAP: non concorrenza alla formazione del reddito imponibile, per gli anni 2009/2012, dei redditi d’impresa e di lavoro autonomo;
- Esonero, per gli anni 2010/2014, dal versamento dei contributi sulle retribuzioni al personale dipendente assunto per un periodo non inferiore a dodici mesi, nei limiti del massimale previsto dal Ministero del Lavoro e dei contributi dovuti alle gestioni previdenziali di categoria ed alle casse di previdenza;
- Ai fini delle imposte indirette, applicazione delle imposte fisse di registro e ipo-catastali sugli atti traslativi della proprietà di beni immobili;
- Congelamento delle esposizioni bancarie per due anni a decorrere dalla data del sisma, con la previsione di un rientro rateale negli anni successivi ad un tasso pari a quello legale;
- Possibilità di ricorrere all’istituto della transazione fiscale sui debiti iscritti a ruolo prima del 6 aprile 2009;
- Concessione di un credito d’imposta sull’acquisto di beni mobili ed immobili destinati all’esercizio delle attività produttive;
- Concessione di un contributo a copertura dei danni subiti sulle scorte e sui beni strumentali adeguato alla gravità dell’evento, quindi in misura superiore all’”obolo” previsto dalle OPCM e dal bando regionale POR-FESR.
Gian Luca Totani
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