E’ stato definito il festival delle donne e del gossip e, certamente., è stata una edizione con record di ascolti ed incremento dei giovani fra i telespettatori, del 10%. Anche se, secondo alcuni esperti, la 60a edizione verrà ricordata, come una delle più significative dell’ultimo decennio, noi la rammenteremo per le contestazioni e gli scandali di prima (Morgan, la Bruni) e durante (protagonista assoluto in questo senso il “Trio” composto da Pupo, Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici).
Dalle ore 22 di sabato, capito dalle prime parole della Clerici, che sarebbe toccato al Trio di “Italia amore mio”esibirsi, è iniziata una sarabanda forti contestazioni e dissensi da parte del pubblico nei confronti della kermesse canora italiana. Da quel momento il festival vive in uno stato di inquietudine latente, con il presagio che la polemica potrebbe sfociare in qualsiasi momento in una dura contestazione da parte del pubblico. Cosa che prontamente non tarda ad arrivare, durante l’annuncio dei 3 finalisti del concorso. A cominciare dalla sfilza di nomi esclusi, alcuni dei quali dati nettamente per favoriti, come Irene Grandi, Simone Cristicchi e Noemi, i boati del pubblico stizzito fanno da sfondo in un clima di evidente contrasto e ferma opposizione. Ma è proprio dopo l’annuncio dell’eliminazione di Malika Ayane e Marco Mengoni che arriva il momento ‘clou’ della serata: la clamorosa ribellione del’Orchestra del Festival Sanremo: i professori stracciano gli spartiti musicali e gettano per aria i pezzi di carta. Una protesta contro l’esito del televoto che ha ribaltato il giudizio dell’Orchestra, eliminando artisti che invece per loro, dal punto di vista strettamente musicale, erano stati ritenuti più meritevoli. L’esito del televoto è accolto negativamente anche dalla Clerici, che in più occasioni mostra evidente sconcerto per l’eliminazione di alcuni concorrenti: come Malika Ayane, premiata per la canzone Ricomincio da qui dalla critica. Così il Festival diventa un gioco proprio tra i due eliminati della serata di mercoledì, messi da parte della giuria demoscopia e prontamente ripescati. Nel marasma generale a spuntarla è (solo per una più acuta gestione di “call center” da parte della De Filippi di “Amici”) il primo, con la canzone Per tutte le volte che, cantata dal diciannovenne Valerio Scanu. Forse, a questo punto, c’era da augurarsi una vittoria del “trio”, coronamento di uno splatter “popolare” e volgare che imperversa dovunque. Anche Morgan si è sentito in diritto di intervenire, durante l’ultima serata del Dopofestival su YouDemTv. Sul trio, il grande escluso da Sanremo è stato schietto: “Bisognerebbe organizzare una veglia di vergogna pubblica. La vergogna è un sentimento positivo, è espressione del fatto di avere valori morali. Provare vergogna significa sapersi pentire, come ho fatto io”. Nulla da dire, però, sul fatto che ancora una volta (guarda caso), vince un illustre carneade, protetto, come Marco Carta lo scorso anno, dalla potente della trasmissione “Amici”. I Codacons, assieme all’Associazione utenti radiotelevisivi, ha chiesto alla Guardia di Finanza e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di sequestrare tutti i televoti che hanno determinato i primi tre classificati al Festival e verificare le utenze di provenienza per escludere che si tratti di utenze collegate ad agenzie specializzate. A bocciare il telefoto, inoltre, lo stesso direttore artistico di Sanremo 2010, Gianmarco Mazzi: “Penalizza gli artisti delle grandi città dove non scatta l’effetto-campanile e avvantaggia artisti di derivazione televisiva”. E anche un decano dell’Ariston come Pippo Baudo non ha dubbi: “Ormai i big non vengono più in gara a Sanremo, data la benevolenza verso i talent show: questo è un problema da porsi in futuro”. Quanto ad Antonella Clerici ha chiuso sfiorando i 12 milioni e mezzo di spettatori per il Festival del ringiovanimento, del kitsch, delle donne e anche delle proteste e dei fischi. Un risultato che le consente un’uscita di scena a testa alta. Eppure dichiara: “Non farò più Sanremo”. Forse avrebbe dovuto dire, un certo tipo di Sanremo.
Carlo Di Stanislao
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