Cento anni fa nasceva Josef Mayr-Nusser, obiettore di coscienza tedesco. Josef morì il 24 febbraio 1945 nel campo di concentramento di Dachau.Santi ed eroi sono destinati, da che mondo è mondo, a dividere gli animi. Sono dei rompiscatole. Così per Josef Mayr-Nusser, che morì per non giurare fedeltà a Hitler. Emise il suo respiro su di un carro merci diretto al lager di Dachau, nel febbraio del 1945. Una figura rimossa per anni, quella del “Nusser Pepi”, come lo chiamavano gli amici, ma di cui ora si riconosce il valore. Già anni fa il giornalista Rai Paolo Giuntella ne aveva proposto da Roma la storia sul mensile dell’Azione Cattolica. Tre anni fa le edizioni San Paolo avevano poi dato alle stampe il libro biografia del bolzanino Francesco Comina (“Non giuro a Hitler”). Ieri il Corriere. “La chiesa locale è molto interessata oggi al procedimento di beatificazione in corso”, ci spiega Peter Egger, professore al Vinzentinmum di Bressanone e postulatore della causa Mayr-Nusser. “Di fronte a Josef Mayr-Nusser – aveva scritto il vescovo Egger qualche anno fa – si dividono le opinioni e le convinzioni: gli uni gli rinfacciano di avere distrutto inutilmente la sua vita e la gioia della sua famiglia, gli altri rimangono affascinati dalla sua personalità forte e lineare, dal suo coraggio e dalla sua fedeltà a Cristo. Chi misura Josef Mayr-Nusser solo con criteri terreni – concludeva il vescovo – scuoterà la testa davanti alla vita di questo cristiano convinto e soprattutto davanti alla sua ultima scelta…” Nel 1990 stata costituita l’associazione (“Aktionsgruppe Mayr-Nusser”) con il compito di avviare l’iter. La Chiesa stessa infatti non promuove la causa di beatificazione in quanto essa nel procedimento ha funzione di giudice e pertanto non può essere parte in causa. Il vescovo ha dato il suo benestare all’associazione affinchè si procedesse. Dopo è stata aperta formalmente la causa. Il processo vero e proprio invece sarà avviato nei prossimi mesi, con la presentazione della documentazione da parte del prof. Peter Egger. Che Josef Mayr-Nusser sia un martire della fede non ci sono dubbi. Ecco il racconto del suo rifiuto riportato dal suo commilitone Franz Treibenreif: “Improvvisamente, durante la spiegazione, Pepi alzò la mano e chiese al maresciallo se poteva parlare; poi, in breve, ma con parole chiare, spiegò che egli non poteva prestare giuramento. Il maresciallo rimase di stucco, poi andò a chiamare il comandante che chiese a Pepi per quale motivo non poteva prestare giuramento. Pepi rispose che era per motivi religiosi. Il comandante chiese ancora:’Dunque lei non si sente un nazionalsocialista al cento per cento?’ Pepi rispose deciso:’No, non lo sono’. Il comandante chiese solo a Pepi di porre per iscritto la dichiarazione, cosa che Pepi fece subito…” Un no, quello del “Nusser Pepi”, pronunciato il 4 ottobre dei quasi 60 anni fa, che risuona potente ancora oggi.
Paolo Valente (altoadige.it)
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