In relazione all’articolo apparso sul quotidiano “l’Unità” di oggi, concernente le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per la ricostruzione “post sisma” in provincia dell’Aquila, il Prefetto Franco Gabrielli ritiene di dover precisare quanto segue. Il numero delle imprese aggiudicatarie di commesse o altri sub-affidamenti nei confronti delle quali sono emerse fino ad oggi concreti pericoli di infiltrazione o comunque motivi di dedicata attenzione sono non 20, bensì 7.
In particolare, nei confronti di 3 di queste imprese sono state emesse interdittive antimafia; una dalla Prefettura dell’Aquila, una dal Commissariato del Governo di Trento ed una dalla Prefettura di Caserta ( quest’ultima peraltro, per quanto noto, poi annullata dal competente TAR).
Nei riguardi di altre cinque ditte sono state emesse informative atipiche e in particolare; una dalla Prefettura dell’Aquila, una dalla Prefettura di Udine, un’altra dalla Prefettura di Bergamo ed altre due dalla Prefettura di Reggio Emilia.
Sono poi 9 le società nei confronti dei quali il certificato è stato emesso con informazioni aggiuntive relative a situazioni non riguardanti ingerenze della criminalità organizzata.
Considerato che le ditte aggiudicatarie di appalti e subappalti per la ricostruzione in L’Aquila e provincia sono oltre 2.000, e non meno di cento come si legge nell’articolo, è facile constatare che il fenomeno assume, per lo meno ad oggi, una dimensione circoscritta in termini percentuali.
Si rassicura, inoltre, che il sistema di prevenzione apprestato non scopre il fianco neanche sul piano della tracciabilità dei flussi.
Infatti, anche se non è stato ancora emanato l’apposito provvedimento previsto dal D.L. n. 39/2009, le Linee Guida “per la ricostruzione”, pubblicate sulla G.U. dell’8 luglio 2009, hanno previsto un regime di tracciabilità particolarmente accurato che fa obbligo alle pubbliche amministrazioni e alle imprese di adottare una serie di misure di trasparenza dei flussi finanziari, tra cui anche l’effettuazione di pagamenti con mezzi che consentono di verificare il percorso” del denaro pubblico.
Con ciò, non si vuole negare il rischio delle infiltrazioni della criminalità organizzata, ma su tale rischio sarebbe importante fornire al pubblico un’informazione “informata” e per questo la Prefettura, nei limiti consentiti, è come sempre disponibile nei riguardi dei media.
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