Santiago, Talca e Conception: i nuovi volti della tragedia, con una “frustata” (24 ore fa) di 8,8 gradi della Richter e 90 scosse di assestamento superiori al 6° grado in un solo giorno. Il bilancio dei morti, sinora, è di 708 persone, con 400.000 senza tetto e danni fra i 15 e i 30 milardi di dollari. Le agenzie di oggi, 1° marzo, annunciano nuovi crolli e saccheggi a Talca e Conception, con una Nazione in ginocchio: distrutte le infrastrutture di una delle economie più stabili dell’America Latina, primo produttore mondiale di rame e con il Papa, all’Angelus di ieri, che lancia un appello alla solidarietà internazionale. E mentre seimila persone partecipano all’Aquila alla “rivolta delle carriole”, organizzata per mostrare di quale vero “miracolo” il governo si sia fatto artefice e mentre il bilancio dei morti in Francia e Spagna per la “tempesta perfetta” Xynthia, giugne a 18, gli esperti continuano a dire che non vi è connessione fra i fatti, anche se ben tre (Haiti, Giappone e Cile) sono stati i terremoti distruttivi nell’arco di un solo mese.
La presidente cilena Michelle Bachelet chiede aiuti internazionali e rivela che molte centinaia di persone sono ancora sotto le macerie. E mentre l’allarme maremoto è rientrato in Giappone e in Russia, dove si sono definitivamente esaurite le onde ‘anomale’ che non hanno superato gli 80 centimetri (dato rilevato presso la penisola Kamchatka), proseguono le scosse di assestamento (l’ultima la scorsa notte, di magnitudo 6,2) e coprifuoco imposto a Concepion dove la situazione appare del tutto fuori controllo. Gli esperti del U.S. Geological Survey continuano a sottolineare l’eccezionale potenza del terremoto avvenuto in Cile, parlando di una carica energetica pari a 50 gigatoni, riconducibile a quella sprigionata nel 2004 durante il sisma di Sumatra e sono in molti, fra cui noi, a chiedersi se, per caso, il numero di terremoti non stia progressivamente aumentando nel mondo. Ogni tanto sembra, infatti, essercene uno di eccezionale violenza: Sumatra 2004, L’Aquila 2009, Cile 2010.
In realtà non sono i terremoti ad essere aumentati ma la sensibilità umana al problema e l’efficacia dei mezzi di informazione”, spiega Giulio Selvaggi, direttore del centro Ingc di Roma. Ma c’è davvero da fidarsi degli esperti anche alla luce di quanto da noi aquilani vissuto, all’indomani della riunione dell’unità di crisi” circa il nostro territorio, il 31 marzo? In quei giorni, come si può leggere su Il Manifesto del 27 scorso, il responsabile della protezione civile Guido Bertolaso zittiva, con qualche fastidio ogni allarme,. Nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto del suo ex braccio destro Angelo Balducci (oggi alla presidenza del consiglio superiore dei lavori pubblici) e che li vede entrambi indagati per corruzione, ci sono le telefonate che gli uomini della sua squadra gli facevano prima del terremoto. Il 12 marzo 2009, tre settimane prima della devastante scossa del 6 aprile, Fabrizio Curcio chiama Bertolaso: “C’è di nuovo quello scemo che ha iniziato a dire … che stanotte ci sarà il terremoto devastante”. Lo “scemo” in questione è Giuliani, il ricercatore che aveva annunciato l’arrivo di uno sciame di scosse in Abruzzo. Immediatamente denunciato per procurato allarme. Fabrizio Curcio annuncia a Bertolaso che l’istituto di geologia Ingv è a disposizione E può smentire Giulinani: “Allora noi stiamo cercando con Mauro di far fare un comunicato all’Ingv».
Bertolaso si arrabbia parecchio e minaccia la denuncia: «Ma che stai dicendo?!Lo denuncio per procurato allarme e viene, viene massacrato”. L’alternativa è far fare all’Istituto che dovrebbe monitorare i terremoti un comunicato “concordato”. in cui si dica che è tutto a posto. E che non c’è pericolo: “Fai …fare a Ingv se no fai fare un comunicato che quello lì domani verrà denunciato per procurato allarme e saranno denunciato con lui quegl’organi di stampa che riportano queste notizie che sono notoriamente false …okay?”. E oltre agli allarmi ignorati, nel ginepraio saltato fuori dall’inchiesta di Firenze, c’è un gran coinvolgimento di politici di ogni razza, con una città sconvolta sotto il profilo urbanistico ed un centro storico ancora ricolmo di macerie. Torniamo al Cile.
Oggi La Stampa approfondisce la questione aiuti e ong. “Effetto Haiti, rallenta la corsa degli aiuti” è il titolo di un primo piano a pagina 4: Croce Rossa e Medici senza frontiere sono le due organizzazioni che hanno fatto partire subito gli aiuti verso il Cile, ma le altre ong, “la miriade di piccole associazioni, fondamentali in genere nell’opera successiva di ripristino della normalità e di ricostruzione, dopo l’impegno prodigato ad Haiti, in cui sono ancora presenti, rischiano ora il collasso”.
La denuncia arriva in particolare dagli Usa: l’Agenzia per lo sviluppo internazionale Usa prima del sisma in Cile aveva allertato molte ong impegnate ad Haiti che i costi sostenuti sull’isola erano così alti da richiedere un taglio di fondi per altre missioni. “Diventa difficile essere presenti in Cile come lo siamo stati ad Hait”» dice al quotidiano Fishad Rastegar, a capo di Relief International il cui quartier generale è in California: “Faremo del nostro meglio, ma siamo al collasso”.
Speriamo, come aquilani, di non dover ascoltare le stesse parole dal nostro governo, dopo tanti proclami, da qui a pochi giorni, appena conclusa la tornata elettorale.
Carlo Di Stanislao
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