La Corte di Giustizia UE ha condannato l’Italia per non aver adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, mettendo in pericolo la salute umana e recando pregiudizio all’ambiente. I quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, hanno dimostrato un deficit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare.L’Italia ha peraltro ammesso che, alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali. L’argomento è stato affrontato a Bruxelles nella riunione della commissione petizioni del Parlamento europeo, presieduta da Erminia Mazzoni (Pdl), a cui hanno partecipato rappresentanti delle autorità regionali e nazionali e dei cittadini firmatari di sedici petizioni relative ai problemi ambientali e dei rifiuti a Napoli e in Campania. La Regione ha assicurato che è in dirittura d’arrivo un piano capace di consentire il ritorno alla normalità e ha citato un aumento significativo della raccolta differenziata che si attesta al 22%. I fatti per cui l’Italia, ieri 3 marzo, è stata condannata, sono relativi al 2007, cioè precedenti alla nomina di Guido Bertolaso a sottosegretario all’emergenza rifiuti in Campania avvenuta nel 2008 e la loro definitiva condanna, basata sul fatto che la normativa europea in materia stabilisce che gli Stati membri “hanno il compito di assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, nonché di limitare la loro produzione promuovendo, in particolare, tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili. Essi devono in tal modo creare una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che consenta all’Unione nel suo insieme e ai singoli Stati membri di garantire lo smaltimento dei rifiuti”. La conseguenza immediata è il congelamento di 500 milioni di euro di Bruxelles. Inoltre Bruxelles contesta all’Italia un altro fatto importante. Se, infatti, uno Stato ha scelto di organizzare la copertura del suo territorio su base regionale, ogni regione deve allora assicurare il recupero e lo smaltimento dei suoi rifiuti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti sulla base del criterio di prossimità. Nella regione Campania, “i quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano un deficit strutturale di impianti, cui non e’ stato possibile rimediare. L’Italia ha peraltro ammesso che, alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali”. Neè sono, per Bruxelles, giustificazioni adeguate il rifiuto della gente o la Camorra. In definitiva, per la Corte Europea: “L’Italia è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva rifiuti”. La condanna era ormai nell’aria da diverso tempo, nonostante l’Italia abbia affermato che la gestione dei rifiuti nella regione Campania non ha avuto conseguenze pregiudizievoli per l’ambiente e per la salute umana. E non finisce qui, poiché l‘Europa darà il via ad una nuova inchiesta per verificare la situazione attuale in cui versa la Regione. Se venissero riscontrate nuove irregolarità ci saranno altre sanzioni. Speriamo di non dover assistere all’ennesimo colpo di scena che disveli, come scrivono blogger ecologisti Campani, che l’immondizia è ancora tutta lì. Come riportato da “ecologie” (vedi http://www.ecologiae.com/lemergenza-rifiuti-non-e-mai-finita/3513/) “l’emergenza rifiuti a Napoli non è mai finita, anzi, dopo i proclami in tutto il mondo di Berlusconi, siamo ancora allo stesso punto.”: Già tempo fa le telecamere di “Report” hanno documentato ciò che nessun’altro giornalista aveva avuto l’ardire di fare: girare e soprattutto mandare in onda le immagini della periferia di Napoli, dove la situazione non è cambiata per niente, i camion non si vedono in giro e la gente continua a dare alle fiamme cumuli di rifiuti in mezzo alla strada. La testimonianza più sconcertante l’ha data un giornalista locale, che ha raccontato che quando una giornalista di una tv nazionale si era recata in quelle zone per documentare lo stato delle cose, non ha potuto mandare in onda quelle immagini perchè il suo direttore le chiedeva “immagini di Napoli pulita” e non della vera situazione. Ora sarà l’Europa, con la sua indagine, a dirci davvero come stanno le cose.
Carlo Di Stanislao
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