Uno studio condotto dall’Università di Perugia sostiene che nel nostro Paese, 4 su 10 (tra i 18 milioni che frequentano Facebook) rischiano di sviluppare una vera e propria dipendenza dal social network. Dagli USA pervengono ulteriori conferme e gli psicologi statunitensi parlano di Social Network Addiction per indicare la sindrome che prevede l’uso smodato della rete per chattare e scambiarsi informazioni.Le sindromi della cosiddetta Social Network Addiction si rifanno al bisogno irrefrenabile di rimanere connessi, alla compulsione nel chiedere e ottenere l’amicizia di persone (anche sconosciute) come se fosse una gara di popolarità in rete. O il rimuginare con una certa assiduità sulle tematiche di Facebook anche nei momenti in cui si è lontani dal computer. Come, ad esempio, pensare in continuazione a modificare o aggiornare il proprio profilo o la propria home page, stilare una lista di persone da contattare on line, progettare eventuali eventi virtuali e link da inserire.
Come tutte le forme di Addiction anche questa rimanda all’intento di colmare le proprie ansie e insicurezze. In effetti, chi trascorre sempre più tempo su Facebook ha l’illusione di avere un maggior controllo sulla propria esistenza o la vita di relazione frequentando una comunità virtuale. Quindi Facebook è la scorciatoia per inseguire una certa popolarità personale. Il rischio maggiore che si corre è quello di confondere la piazza virtuale con un luogo di ritrovo autentico.
Seguono una sorta di accorgimenti affinché la rete resti una risorsa e non si trasformi in una schiavitù:
- Imporsi un limite orario di collegamento e rispettarlo.
- Non cedere alla tentazione di fare il “collezionista” di contatti.
- Usare Facebook per stringere amicizie autentiche da coltivare anche nella vita reale.
- Curarsi perché la dipendenza dal Web e dai social network è in aumento. Presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma è nato il Primo ambulatorio per la cura del disturbo di dipendenza da internet.
E ora torniamo sul nostro profilo ma con una mentalità corretta.
Francesca Ranieri
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