Invisibili “sono quelle donne che i media non interpretano e non comunicano”. Così Silvia Costa, europarlamentare del PD, ha aperto un incontro con i giovani di alcune scuole della Capitale, organizzato oggi, il giorno dopo “l’8 marzo”, dall’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo. Nel corso dell’iniziativa, moderata dalla responsabile dell’Ufficio Clara Albani, l’europarlamentare ha voluto ricordare i i temi sui quali si sta impegnando a Bruxelles ed ha ricordato l’appello fatto in Plenaria ai parlamentari per estendere il fronte delle adesioni alla campagna per l’attribuzione del Premio Nobel per la Pace alle donne africane. All’appello di Silvia Costa hanno risposto la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding e il capogruppo di S&D Martin Schulz. E ieri, a Bruxelles come a Roma, grazie all’impegno di un gruppo di donne parlamentari, si è avviata la campagna per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace alle donne africane. Nell’ultima seduta plenaria del parlamento europeo, l’onorevole Costa ha esortato l’aula a rilanciare la proposta promossa nei mesi scorsi da Cipsi e ChiamAfrica, proponendo di allargare ulteriormente il fronte delle adesioni alla delegazione dell’Unione Europea che in questi giorni sta partecipato a New York alla sessione di lavori della Commissione Onu sulla Donna. ”La crisi finanziaria, economica e occupazionale – ha aggiunto Silvia Costa – sta gravando, in Europa e nel mondo, sulle condizioni di vita e di lavoro di milioni di donne, ma può costituire anche l’opportunità per rivedere i modelli di sviluppo, l’organizzazione del mercato del lavoro interno e internazionale e le politiche sociali. L’Unione Europea deve perciò orientare il sostegno alla cooperazione, allo sviluppo, all’empowerment delle donne nei paesi in via di sviluppo e in particolare in Africa, costruendo con le donne la prospettiva dell’EurAfrica”. E oggi, 9 marzo, i parlamentari italiani, in seduta plenaria a Montecitorio, hanno promosso la campagna per la raccolta firme a questo scopo. “L’Africa cammina con i piedi delle donne”, dice l’appello varato dall’incontro a cui hanno partecipato, inoltre, le organizzazioni che sostengono la mobilitazione mondiale e diffondono l’appello (Cipsi e Chiama Africa), le comunità africane e le associazioni presenti in Italia. C’è un anno di tempo per la raccolta delle firme perché il premio più prestigioso del mondo possa andare, per la prima volta, non ad una singola persona, ma a tutte le donne d’Africa.
Carlo Di Stanislao
Era ora. Ma sarebbe bene evidenziare con forza che l’Africa camminerà con i piedi delle donne,quindi in senso evolutivo, solo se le donne africane avranno la forza di liberarsi delle cattive tradizioni e dei cattivi costumi (e senza mimare indiscriminatamente i costumi occidentali). Ma senza l’appoggio dei media internazionali sarà molto difficile meta da raggiungere. Solo un giornalismo elettivo, il Giornalismo esclusivamente votato alla Pace potrebbe affrontare questa grande rivoluzione.