Sergio Virtù, 49 anni, indicato da Sabrina Minardi, ex amante del boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, come l’autista di fiducia di Renatino. è stato arrestato ieri per la scomparsa di Emanala Orlandi, avvenuta 27 anni fa e non ancora chiarito in nessuno dei suoi aspetti. All‘ex autista di De Pedris erano state inflitte in passato due condanne, perché coinvolto in processi per reati di truffa che vedevano imputati i cosiddetti “colletti bianchi”. La misura cautelare disposta ierii nei suoi confronti, in base a quanto si apprende da fonti giudiziarie, è stata emessa su richiesta della procura generale della Corte d’Appello di Roma perché “sussisteva pericolo di fuga”. Davanti al procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, e al sostituto Simona Maisto, titolari dell’inchiesta sulla scomparsa della ragazza, Virtù ha però negato ogni addebito sulla vicenda: ha negato, in particolare, di avere mai conosciuto né avuto rapporti di amicizia con De Pedis. A tirarlo in ballo è stata Sabrina Minardi, ex donna di Renatino, che nel corso dei colloqui con i magistrati della procura di Roma. Nel suo racconto la Minardi sostiene, fra l’altro, di aver guidato un’auto con a fianco De Pedis mentre in un’altra automobile che seguiva c’erano Virtù ed Emanuela. Le due auto, secondo quanto sostiene la donna, raggiunsero Torvajanica, centro del litorale romano, dove la figlia di un funzionario del Vaticano fu affidata a un’altra donna. Nel suo racconto, la Minardi spiega inoltre che, dopo alcuni mesi, Emanuela venne consegnata a un sacerdote dopo essere stata prelevata dalla stessa Minardi in un bar nella zona del Gianicolo, dove la Orlandi, sostiene la ex di Renatino, giunse accompagnata da Virtù. A carico dell’ex autista ci sono anche alcune dichiarazioni di un’altra donna, definita dagli inquirenti una sua ex convivente, la quale avrebbe raccontato di aver avuto un ruolo nella sequestro della Orlandi e di avere anche ricevuto un compenso. La mamma di Emanuela, che in questi anni non si è mai rassegnata, ha accolto la notizia dell’arresto come “un passo importante”. “Che cosa terribile -ha poi continuato la donna- Quante cose escono soltanto ora. Ma se veramente questa storia avrà un qualche fondamento, la verità verrà fuori. Tutta la famiglia è forte e compatta, in attesa della verità. Dispiace solo che queste rivelazioni escano a distanza di così tanto tempo”. Sono passati infatti quasi 27 anni dal rapimento di Emanuela Orlandi, avvenuto il 22 giugno del 1983. “Eppure a noi sembra sempre ieri – spiega la donna – Si va avanti così, giorno dopo giorno, nell’attesa. Certi che a piccoli passi si arriverà alla verità. Ma noi Emanuela continuiamo ad aspettarla”. Da una parte, una prima “svolta” con l’inchiesta sull’autista del boss della Banda della Magliana, dall’altra, l’incontro avvenuto di recente tra Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e Alì Agca, l’ex lupo Grigio che si è detto certo che la donna sia viva da qualche parte in Europa. Enrico De Pedis, detto Renatino (che ha ispirato ha ispirato il personaggio del Dandi, nel libro Romanzo criminale, scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo e ispirato alla vera storia della Banda della Magliana.), morto a Roma nel 1990 a soli 36 anni, è stato uno degli esponenti storici della Banda della Magliana. Il legame tra Renatino e il rapimento di Emanuela Orlandi, in realtà, non è mai stato provato e, tra l’altro, questa pista è molto recente: è scaturito dal lavoro d’inchiesta dell’inviata Rai Raffaella Notariale che ha portato a collegare i due nomi. Dal 1997 in poi è venuto a galla un insieme di fatti molto curiosi e particolari, primo tra tutti la strana vicenda della sepoltura di De Pedis. La basilica dove si trovano le sue spoglie fa parte dello stesso edificio in cui aveva sede la scuola di musica frequentata dalla ragazza, dove Emanuela fu vista per l’ultima volta. Sembra anche che sia stato De Pedis a prelevare Emanuela dalla scuola di musica. Coincidenza molto particolare, considerato il raggio d’azione della Banda della Magliana nel 1983, che andava dal semplice traffico di droga ai più oscuri casi politici come il caso Calvi o quello Moro. De Petris fu ucciso in un agguato a Roma. in Via del Pellegrino, nei pressi di Campo de’ Fiori e la sua uccisione è stata a catalogata come un regolamento di conti tra “ex compari”. Il 9 luglio 1997, la giornalista Antonella Stocco scrisse su “Il Messaggero” della strana sepoltura riservata a Enrico De Pedis. A seguito di tale articolo venne preclusa al pubblico la discesa dei gradini che conducono alla cripta. Già in precedenza il giudice Andrea De Gasperis aveva dato incarico alla DIA di indagare su tale inusuale sepoltura. Nel luglio del 2005 il caso venne nuovamente collegato alla vicenda di Emanuela Orlandi, quando alla redazione del programma televisivo Chi l’ha visto? in onda su Rai Tre, arrivò una chiamata anonima che diceva: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca”. Partendo da questa telefonata, la giornalista Raffaella Notariale riuscì a trovare le fotografie della tomba e i documenti originali che autorizzavano lo spostamento dei resti di De Pedis dal cimitero del Verano, a Roma, alla cripta della basilica di Sant’Apollinare, firmati dal Cardinale Ugo Poletti e da monsignor Piero Vergari. Dopo questa telefonata, alla redazione della trasmissione di Chi l’ha visto? è stato recapitato un biglietto anonimo con su scritto: “Lasciate in pace Renatino”.
Carlo Di Stanislao
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