Ancora troppo pochi gli incentivi alla ricerca e sviluppo in Italia. La denuncia arriva dall’Istituto di studi e analisi economica che nel bollettino di febbraio riporta il risultato del confronto sulle agevolazioni fiscali alla R&S tra i membri Ocse. La comparazione, effettuata dal dipartimento delle Finanze del Canada nel 2009, evidenzia come – con una spesa pari all’1,8 per cento del Pil – l’Italia si colloca al 21esimo posto per il sostegno fornito alle grandi imprese (prima la Francia, ultima la Federazione Russa) e al 14esimo per quello alle piccole. La spesa complessiva dell’Ocse, pari al 2,4 per cento del Pil, e’ finanziata per il 63 per cento dal settore privato contro il 40 per cento nel nostro Paese, agli ultimi posti anche per quanto riguarda la proporzione tra personale qualificato di ricerca e occupazione totale. La nota Isae ricorda l’indirizzo del Consiglio europeo che, nel 2002, ha chiesto ai Paesi membri di incrementare la spesa in R&S fino a raggiungere il 3 per cento del Prodotto interno lordo. Un obiettivo, si sottolinea, che si puo’ raggiungere con l’uso di risorse pubbliche per finanziare un sistema di incentivi alle aziende e portarle a maggiori investimenti in ricerca industriale. Attualmente – come certificato dal ministero dello Sviluppo economico nello scorso giugno – le risorse pubbliche mobilitate per la R&S ammontano a oltre tre miliardi su base annua, piu’ del 25 per cento del totale degli aiuti alle imprese.
Su questa strada e’ necessario pero’, sottolinea l’Istituto di studi e analisi economica, che “il decreto sviluppo in itinere e l’attesa riforma del sistema agli aiuti alle imprese proseguano ulteriormente nell’incentivazione dei processi di innovazione a sostegno della competizione internazionale”. Gli interventi pro R&S privata, in larga parte incentrati su aiuti di natura finanziaria, negli ultimi tempi arrivano anche tramite incentivi fiscali che, ricorda l’Isae, riducono molto le interferenze dello Stato con le scelte dell’impresa.
Fonte Confesercenti
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