Ecco il brano coinvolgente di due iniziati alla filosofia dell’esistere:
Dopo una indagine di studio, protrattasi per alcuni giorni, lasciammo le nostre impronte sulle polveri del vulcano più grande d’Europa: l’Etna.
Addio Etna….Addio lave contorte e congelate in un urlo di incandescente furore. Tra quei tormenti di madre Terra, un frammento del nostro cuore
è rimasto prigioniero, dimenandosi tra gli artigli della tua terribile potenza…
“Signore…se Tu hai concepito l’Uomo per metterlo a cospetto del Tuo creato, fa che possa
accedere ai segreti del Tuo intento, rendilo consapevole dei Tuoi piani, dagli la possibilità
di poter comprendere gli umori di questo piccolo pianeta ove lo hai collocato… di questo
granello di materiale roccioso sperduto nell’immensità dell’area della nostra stella…il Sole,
che, a sua volta piccolo, anzi piccolissimo astro, nullo rispetto alla sperduta vastità della Galassia
a cui appartiene, ma che anch’ essa, piccola , piccolissima, un nulla rispetto all’abisso che la separa
dagli ammassi galattici sparsi per il cosmo, ma che anch’essi piccoli, piccolissimi, nulli a paragone
dell’incalcolabile e inconcepibile spazio dell’Universo e forse anch’esso piccolo, piccolissimo, nullo
rispetto al proprio destino, allorquando scomparirà collassando su se stesso,,,, ricominciando un nuovo ciclo.
E cosi via …nel tempo profondo….ma forse anche il tempo è piccolo, piccolissimo… nullo…. senza senso,
senza misura….tuttavia eterno o inesistente? “
Non sarebbe il caso che noi umani considerassimo le nostre sanguinose vicende insignificanti infinitesimali orride miniature? Noi, pulviscolo nel pulviscolo, forse da questa realistica ottica potremmo approdare a una superiore intesa non solo tra di noi, ma con il Creato.
Gloria Capuano
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