Commedie di tutti i tipi ed in ogni salsa per questa primavera. In primo luogo “Rimember me”, dramma romantico in cui Robert Pattinson interpreta Tyler, un giovane ribelle di New York, che ha un teso rapporto con il padre (Pierce Brosnan), fin da quando una tragedia ha separato la loro famiglia. Una storia sulla forza dell’amore, della famiglia, e dell’importanza di vivere con passione e il tener conto di ogni giorno della propria vita, diretta da Allen Coulter. Che l’ha visto ne scrive male, come di una a riflessione postuma che prova a rimettere insieme i cocci di ieri e di oggi e a risolvere una crisi familiare nella reiterazione di una tragedia sproporzionata e nell’ostensione del cratere scavato dal collasso del WTC, l’11 settembre di 9 anni fa, con in più il redivivo Robert Pattinson, figura principe e “immortale” del fenomeno Twilight, tutt’altro che convincente. Seconda commedia, stavolta divertente e sperperata, “Il piccolo Nicholas e i uoi genitori”, di Laurent Tirare, con Valérie Lemercier, Kad Mérad, Sandrine Kiberlain, François-Xavier Demaison e Michel Duchaussoy, che rimanda alla grande tradizione familiare francese, con titoli eccelsi come Zero in condotta di Vigo, I 400 colpi di Truffaut e, ancora ,La guerra dei bottoni. Esilarante anche la pellicola belga “Simon Konianski” di Micha Ward, con il magnifico Jonathan Zaccaï che è posseduto da un dybbuk, lo spirito di un morto che chiede di non essere dimenticato. Nel genere sentimentale, la stra-pubblicizzata commedia i Nancy Meyers (What Women Want, Tutto può succedere), “È complicato”, interpretata da tre veterani del cinema, Meryl Streep, Steve Martin e Alec Baldwin, che torna a parlare dei sentimenti e delle sfaccettature dell’amore, con quel brio e quell’ironia che da sempre ne contraddisconguono la produzione. C’è poi, appena uscito, l’italiano “Happy Family”, che gioca con la filmografia del suo creatore e con il cinema altru, soprattutto quello di Wes Anderson (Rushmore, I Tenenbaum) ma anche I Soliti Sospetti e 8 e ½ (la malinconica bellezza di Bentivoglio), per costruirsi ancora una volta lungo la spina dorsale di ciò che davvero interessa e riempie il modo di fare cinema di Salvatores. Sempre italiani altri due titoli: “Io sono l’amore” e “Tutto l’amore del mondo”, con la regia di Guadagnino e Grandi. “Io sono l’amore” è una commedia corale, nata dalla collaborazione tra il regista palermitano e l’attrice Tilda Swinton (che per l’occasione è anche produttrice) e descrive, con attenzione maniacale all’estetica delle immagini, le vicende umane e professionali di una famiglia di industriali milanesi. L’amore compare nelle veste di unica possibilità di redenzione da una casa falsa e compromessa. Interpretata e prodotta dal giovane Nicolas Vaporidis, “Tutto l’amore del mondo” è invece una commedia sull’innamorarsi ed è ispirata alla pièce teatrale di Massimiliano Bruno, “InterRail”. Tra romanzo di formazione e road movie, il film racconta il viaggio (fisico, attraverso l’Europa, e sentimentale, attraverso la crescita emotiva) di quattro giovani interpretati da Ana Caterina Morariu, Alessandro Roja, Myriam Catania e dal citato Nicolas Vaporidis. Passando ad altri generi, va in primo luogo citato “Green Zone”, con Matt Dillon, diretto da Paul Greengrass e che, aggiornando le più classiche dinamiche del cinema d’azione americano, passa in fretta dal contesto geopolitico alle frasi con le quali i personaggi si minacciano, ai colpi sparati, alla tensione degli inseguimenti (fantastico quello a tre!) e alle motivazioni che animano i comprimari, solitari quanto i protagonisti, nella loro lotta privata, sganciando così l’opera dalla contingenza attuale per proiettarla nell’Olimpo del grande cinema. E parlando di grande cinema, si attende a giorni l’uscita dell’ultimo thriller firmato da Roman Polanski, con Pierce Brosnan, in cui si racconta, con sequenze mozzafiato, la vicenda di un ghostwriter britannico, che accetta di completare le memorie dell’ex Primo Ministro, dopo che l’ex assistente è morto in uno sventurato incidente. Robert Harris. che ha scritto il romanzo e curato la sceneggiatura, non nega di essere stato influenzato da Hitchcock ed essersi ispirato a Tony Blair. Sarà una vicenda claustrofobia, che in qualche modo riflette la vita segregregata del suo autore, agli arresti domiciliari in Svizzera per due mesi, dopo la nota vicenda dello stupro di 17 ani fa. Infine già nelle sale, “Fuori controllo”, del regista ì di Zorro e James Bond, Martin Campbell, con protagonista Mell Gibson, Dopo qualche esperimento dietro la macchina da presa (La passione di Cristo, Apocalypto) dopo il divorzio dalla moglie Robyn Moore, e soprattutto dopo qualche indecoroso episodio (arresto in stato di ebbrezza e offese antisemite) che gli procurarono terra bruciata tra i produttori di Hollywood (molti dei quali ebrei), torna alla ribalta, nella veste di attore.
Carlo Di Stanislao
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