Continua la serie dei terremoti ed altri eventi distruttivi in ogni parte del mondo. Oggi 14 aprile, alle 7.49 ora locale, l’1 e 49 in Italia, un terremoto di magnitudo 7,1 della scala Richter, ha colpito la provincia cinese del Qinghai, causando 400 morti e 10.000 feriti. L’epicentro è stato individuato a circa 380 chilometri a sud/sudest della città di Golmud, ad una profondità di 46 chilometri, come ha indicato l’Istituto di geofisica americano. Più dell’85% degli edifici situati vicino all’epicentro, nella zona di Yushu (榆树), è crollato, secondo l’agenzia Nuova Cina, Una scuola professionale si è sgretolata e molto studenti sono stati sepolti dalle macerie. Tra le vittime ci sono molti bambini delle scuole elementari che, quando si è verificato il sisma, erano da poco entrati nelle aule. “La nostra priorità è salvare gli scolari e gli studenti sepolti sotto le macerie”. E’ quanto ha dichiarato Kang Zifu, un ufficiale dell’esercito cinese che guida i 700 militari di stanza a Yushu. La zona non lontana dalla regione autonoma del Tibet, accoglie circa 80.000 persone ed è ad alto rischio sismico: è abitata soprattutto da contadini e nomadi d’etnia mongola e tibetana e dispone d’importanti riserve di carbone e piombo. Secondo l’agenzia Xinhua, nella zona sono già stati mandati soldati, oltre a squadre di soccorso e macchinari per rimuovere le macerie, ma l’arrivo degli aiuti è ostacolato dalle strade danneggiate. L’area è una delle zone già devastate dal terremoto che, nel maggio 2008, distrusse il nord del vicino Sichuan, causando circa 90.000 morti.
Il nome della provincia deriva dall’omonimo Lago Qinghai (Koko Nor, in mongolo), un grande lago salino ch è il maggiore di tutta la Cina. La popolazione della provincia ammonta a 5,2 milioni d’abitanti e il gruppo etnico principale è quello dei cinesi Han, mentre le minoranze sono Tibetani, Tu, cinesi Hui, Salar e Mongoli. Il sisma che ha colpito oggi il nord ovest della Cina è l’ultimo di una serie di forti e devastanti terremoti che si sono registrati in tutto il mondo dall’inizio dell’anno. Ecco una lista dei principali: 12 gennaio: un terremoto di magnitudo 7,3 ha colpito Haiti, distruggendo gran parte della capitale Port au Prince e la zona circostante. La catastrofe ha ucciso 270mila persone e provocato un milione e mezzo di sfollati. 27 febbraio: un sisma di magnitudo 8,8 ed il conseguente tsunami ha colpito il Cile meridionale e centrale, uccidendo 500 persone. 5 marzo: terremoto di magnitudo 7,1 colpisce il sud ovest di Sumatra, Indonesia, con un epicentro a 20 chilometri sottoterra. 8 marzo: la provincia di Elazaig in Turchia è colpita da un terremoto del 6 grado scala Richter: 57 morti e decine di feriti. 11 marzo: l’ennesima forte scossa di assestamento in Cile dopo il sisma del 27 febbraio: è di magnitudo 7,2 è avviene proprio pochi minuti prima del giuramento del nuovo presidente Sebastian Pinera. 14 marzo: un terremoto di magnitudo 6,6 nel nord est del Giappone: l’epicentro è registrato a 40 chilometri a largo delle coste di Fukushima, ma il sisma non provoca un’onda di tusnami pericolosa. Lo stesso giorno un altro terremoto, del 7 grado Richter, viene registrato in Indonesia. 25 marzo: terremoto di magnitudo 6,2 a Manila, nella Filippine 30 marzo: sisma di magnitudo 6,4 a largo delle coste del Myanmar 5 aprile: scossa di magnitudo 7,2 nella Baja California in Messico provoca il panico nella regione ed uccide almeno una persona. Il terremoto viene avvertito fino a Los Angeles e Las Vegas. Ma gli esperti continuano a negare una relazione fra questi eventi ed altre catastrofi naturali. Dopo l’inondazione Rio de Janeiro della scorsa settimana, sempre stamani un ciclone ha investito il distretto del North Dinajpur, nello stato orientale dell’India del West Bengala, causando 31 morti e la distruzione di almeno 50mila capanne di fango.
Il ministro della Difesa civile, Srikumar Mukherjee, ha aggiunto che le line di elettricità e quelle telefoniche sono state distrutte dall’evento. Centinaia, ha aggiunto, sono i feriti nella regione, che si trova a 315 miglia (500 chilometri) a nord est di Calcutta. Nel frattempo le agenzie registrano che, un fiume di fango, causato dalle pesanti piogge monsoniche degli ultimi giorni, ha causato oltre 500 vittime nei villaggi sulle coste del Pakistan e dell’India. Si calcola che 900mila persone siano rimaste senza casa dopo il passaggio del ciclone. I soccorsi sono resi difficili dalla cancellazione di tutte le vie di comunicazione.
Nella cittadina di Turbat, vicino al confine iraniano, la polizia pachistana ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere i profughi che protestavano per i ritardi nei soccorsi. Nella sola capitale, Karachi, il maltempo ha ucciso 230 persone.
Carlo Di Stanislao
sono sempre più dell’avviso che sta succedendo qualcosa che sfugge all’umano controllo e ho tanto la vaga impressione che i nostri “studiosi”, ne sappiano qualcosa che non vogliono dirci…