Il Comitato Antifascista pensi a riunire le Istituzioni democraticamente elette sul nostro territorio. Non è giusto usare le manifestazioni del 65° anniversario del 25 Aprile, Festa della Liberazione di tutti gli Italiani, per organizzare cortei di protesta contro il Governo, magari per insultare i rappresentanti delle Istituzioni e contrapporre la “piazza” ai recenti risultati elettorali che hanno premiato democraticamente il Centrodestra. La coesione del “Comitato Antifascista” è un valore insindacabile e non negoziabile: uniti si vince. Come tutti sanno, esso presiede le celebrazioni del 25 Aprile. Il “Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano” nacque all’inizio degli anni Settanta dopo la strage di piazza Fontana, per iniziativa del sindaco socialista di Milano, Aldo Aniasi, mettendo insieme alle varie organizzazioni di ex partigiani, i partiti e le tre istituzioni locali: Comune, Provincia e Regione. I giovani auspicano che il “Comitato Antifascista” torni a parlare alle Istituzioni locali, cercando e trovando il dialogo permanente con tutti i Partiti e non solo con quelli dell’attuale opposizione e della sinistra extraparlamentare. Torni ad essere, cioè, il “laboratorio” dello spirito dei Padri Costituenti.
La demonizzazione del Presidente Silvio Berlusconi e la protesta contro il libero e democratico responso delle urne elettorali, ossia contro il “Paese reale” con i suoi problemi di lavoro, economia, società e cultura, deve cessare. Non ha più alcun senso contrapporre la Costituzione alla Democrazia elettorale: il Paese unito e coeso vince. Ma divisi tutti si perde. Soprattutto oggi alla vigilia di importanti riforme costituzionali che debbono vedere nei giovani, sempre in primo piano, la “stella polare” di queste fondamentali scelte per il futuro della Nazione. Non ha più alcun senso, il 25 Aprile, strumentalizzare i sacrosanti valori e principi costituzionali della Resistenza (magari, e in abominio, svendendo il prezioso sangue dei nostri Patrioti, sacerdoti cattolici compresi, che hanno donato la vita per la nostra Libertà) sull’altare di interessi politici particolari, di bottega, trasformando la Festa della Liberazione di tutti gli Italiani in un “pozzo avvelenato” della vita democratica. Non è assolutamente giusto e, per questo, invitiamo tutte le Istituzioni a vigilare attentamente. La mobilitazione della piazza va indirizzata alla risoluzione della grave crisi economica che attanaglia il mondo, e non solo l’Italia; alla lotta contro ogni forma di terrorismo e di guerra come mezzo per la risoluzione delle crisi e delle controversie territoriali e internazionali; alla conquista della pace con i mezzi e i valori della Persona, della Solidarietà, della Sussidiarietà e della Reciprocità internazionali. Molti Paesi non democratici e molte ideologie alimentati dal terrorismo integralista organizzato, certamente non amano la Democrazia e la Pace che oggi noi Italiani custodiamo in quello scrigno prezioso che è la nostra Carta costituzionale. Di fronte alle grandi emergenze ambientali (vedi catastrofi sismiche mondiali) abbiamo dimostrato al mondo intero, di che cosa siamo capaci. Il fronte antigovernativo, tuttavia, allontana “la meglio gioventù” dalla Politica e dalle Istituzioni democratiche: come ispirarsi a quei valori sacrosanti della Resistenza (attiva e passiva) e della Costituzione repubblicana, dimenticando l’esempio dei più saggi? Il rischio è proprio quello di una totale “abdicazione” dalla realtà e dalla verità storica e, soprattutto, dal futuro del Paese reale. In ultima analisi, proprio da quei valori e principi costituzionali del 25 Aprile, che sono intimamente antifascisti, su cui si fonda l’unità nazionale e, quindi, le Istituzioni democraticamente elette. Palmiro Togliatti nel dicembre 1945 ebbe a dichiarare:“Ricorderemo in eterno i soldati e gli ufficiali inglesi, degli Stati Uniti, della Francia, dell’Africa del Sud, dell’Australia, del Brasile, i quali hanno lasciato la loro vita o versato il sangue loro per la liberazione del suolo della nostra patria”. Parole che ancora in molti sul territorio italiano non sono in grado di pronunciare; che ancora attendono, dopo 65 anni, la giusta considerazione, il dovuto ricordo, l’imperitura memoria, accanto ai nomi dei nostri Patrioti che hanno versato il sangue nella lotta all’invasore nazista. Il 25 Aprile sia, dunque, una Giornata di festa per tutti, di mobilitazione generale, in difesa dei valori della Costituzione sul cui giuramento è fondata la nostra Libertà. Una festa non per l’odio ma per la pace. L’obiettivo sia chiaro. Si risveglino le coscienze dei giovani ai valori della Resistenza, della Pace, della Libertà, della Giustizia, colonne portanti della Patria, della Nazione e della Costituzione che dobbiamo preservare e difendere, oggi e sempre, da qualsiasi invasore!
Nicola Facciolini
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