La serie di esplosioni che in questi giorni si sta verificando nella provincia nordoccidentale del paese sembra non volersi esaurire. Il 17 aprile un attentato messo a segno nel distretto pachistano di Kohat, appartenente alla Provincia della frontiera del nord-ovest, ha causato la morte di sette persone. Obiettivo dell’attacco il commissariato di polizia di Saddar; oltre ai morti, numerosi feriti sono stati trasferiti negli ospedali distrettuali. Una fonte della polizia ha successivamente comunicato che l’attentato è stato realizzato da un kamikaze che ha utilizzato un’auto imbottita di esplosivo. Il 16, nella stessa provincia, una doppia esplosione aveva causato la morte di 41 persone nel campo profughi di Kacha Pukha. Infine stamani, un’autobotte che trasportava carburante per le forze Nato stanziate in Afghanistan è stata fatta esplodere tramite un ordigno azionato con un timer. Il rogo è avvenuto sull’autostrada diretta al valico del Khyber, l’arteria stradale che porta appunto in Afghanistan: la deflagrazione ha danneggiato alcuni negozi, ma non ha provocato vittime. L’attacco sarebbe stato rivendicato dagli estremisti islamici del Tehrik-i-Taliban Pakistan: si tratta dello stesso gruppo che il 5 aprile scorso ha attaccato il consolato statunitense a Peshawar, facendo saltare in aria due autobombe e provocando otto vittime. Il 17 aprile, poi, si è appreso che il generale Stanley McChrystal ha ordinato di abbandonare il fortino di Korengal, uno dei molti avamposti dell’ottantina che gli statunitensi presidiano lungo il confine col Pakistan, che verranno evacuati in base alla strategia del comandante alleato che prevede di concentrare l truppe nei centri a maggiore densità di popolazione. Secondo Nico Piro, reporter del Tg3 più volte embedded con le forze americane in quell’avamposto, “il ritiro da Korengal era nell’aria già dall’autunno scorso ed è stato al centro di un acceso dibattito per il suo impatto negativo sul piano mediatico e simbolico”. L’Isaf sostiene che la chiusura dell’avamposto non impedirà alle forze alleate «di rispondere con rapidità a crisi nel Korengal, ma è evidente che senza truppe sul terreno sarà impossibile controllare la zona. Le scelte attuate da McChrystal suscitano non poche critiche e la sua strategia verrà messa alla prova dagli sviluppi bellici estivi. Dopo aver strappato ai talebani il controllo dell’area di Marjah, cuore della produzione di oppio, le truppe anglo-americane puntano a consolidare il controllo della provincia di Helmand in vista della grande offensiva estiva a Kandahar. L’arrivo dei 40.000 rinforzi tra americani ed europei offre a McChrystal l’opportunità di dare un colpo che si auspica decisivo alla guerriglia prima che, dal 2011, la politica imponga la riduzione dei contingenti militari occidentali. A partire da giugno tutte le province dell’est e del sud vedranno manovre offensive su vasta scala, anche la provincia occidentale di Farah dove gli americani combattono al fianco degli italiani e dove confluiranno la gran parte delle truppe da combattimento e degli elicotteri inviati di rinforzo da Roma. Anche alla luce della volontà di cacciare i talebani dai loro “santuari” suscita critiche la decisione di abbandonare gli avamposti di confine, cinque già evacuati oltre a quello di Korengal. Come ha scritto due giorni fa Gianandrea Gaiani su “il Sole 24 ore” è difficile comprendere il senso dell’abbandono di un importante presidio di frontiera proprio mentre l’offensiva delle truppe pakistane sta schiacciando i talebani sul lato orientale del confine. Molti ritengono che la decisione punti a rinunciare alle postazioni più esposte per ridurre le perdite che hanno raggiunto nuovi record negli ultimi mesi. Sono 162 i caduti alleati dall’inizio dell’anno, 99 dei quali statunitensi e 36britannici mentre dall’inizio della guerra, alla fine del 2001, i morti sono 1729 dei quali 1.045 americani e 281 britannici.
Carlo Di Stanislao
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