“Ancora una volta esprimiamo plauso all’attività svolta dai militari dei NAS di Bari, al comando del Capitano Antonio Citarella, che hanno accertato la presenza, in alcuni ristoranti di Bari, di olio extravergine di oliva sofisticato, che dai primi esami organolettici hanno indotto nei militari operanti il forte sospetto che si trattasse di olio di semi colorato con clorofilla. Ovviamente le latte contenti l’olio non recavano alcuna indicazione commerciale. Pesanti sono i danni arrecati dall’agropirateria a carico degli imprenditori olivicoli veri, dei consumatori e dei tanti ristoratori che hanno scelto la strada della qualità offrendo cibi a KM0”. Così il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, ha commentato la notizia dell’ennesimo sequestro di olio contraffatto, a distanza di 9 mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate per produrre l’olio vergine ed extravergine di oliva.
“La norma per l’indicazione di origine in etichetta – dice il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – consente di verificare la reale origine delle olive impiegate e, quindi, anche di valorizzare gli oliveti pugliesi che possono contare su 60 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono ad arricchire il paesaggio rurale e l’ambiente. Il comparto olivicolo-oleario è uno dei settori più colpiti da frodi e sofisticazioni in Puglia. Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono circa 500 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 35% e al 12% su quella mondiale”.
Coldiretti si è battuta strenuamente per impedire lo sfruttamento dell’immagine delle zone tradizionali di coltivazione o allevamento da parte di alimenti a base di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza da quanto indicato sulle confezioni ed evitare ogni tipo di sofisticazione, ovvero che prodotti di dubbia provenienza vengano spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, e che si utilizzino i marchi ‘made in Italy’, o peggio ‘made in Puglia’ per prodotti che non hanno nulla a che fare con il nostro territorio.
IL SETTORE OLIVICOLO PUGLIESE IN CIFRE
Superficie olivetata: 369.000 ettari – l’8% di quella comunitaria
Produzione olivicola annata 2008: 10.395.050 quintali
Produzione olearia: 2,2 milioni di quintali, il 35% della produzione nazionale
PLV (Produzione Lorda Vendibile): 600 milioni di euro
Oli extravergine d’oliva DOP: 5
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