Il sorriso che porta in finale l’Italia per la quarta volta in cinque anni è quello di Flavia Pennetta. “In questi due match ho dimostrato quanto sono cresciuta – spiega la numero uno azzurra -: riprendere partite che improvvisamente si complicano prima non mi riusciva. Sul 5-2 lei ha infilato sei vincenti di fila…eppure sono riuscita a non deconcentrarmi”. Ancora una volta in finale dunque.“Sembra facile ma non lo è – sottolinea Flavia -. In Ucraina per esempio è stato sicuramente difficile. Nessuna di noi è la numero uno o la numero due del mondo ma la nostra squadra è la più forte del mondo. Bello giocare nello Stadio Pietrangeli, fantastico il calore del pubblico: scendere in campo a Roma è sempre entusiasmante. Se potessi scegliere l’evvarsario della finale – aggiunge la 28enne brindisina – preferirei gli Stati Uniti: magari dopo la finale ci scappa anche una piccola vacanza. Ad ogni modo siamo concentrate su noi stesse: non stiamo troppo a guardare le altre”. A proposito delle “altre”, c’è da dire che alla Nazionale, tutte le italiane rispondono sempre presente. “Ci teniamo tanto alla Nazionale ed a rappresentare il nostro paese – precisa Flavia. – Siamo molto legate a questa maglia e lo dimostriamo ogni volta che scendiamo in campo. Questa quarta finale in cinque anni è importante non solo per il tennis femminile ma per tutto lo sport italiano. Abbiamo formato una squadra compatta, con un grande equilibrio e questo non è facile, soprattutto tra le donne”. Splendido il rapporto con capitan Barazzutti: “Corrado ci conosce bene – sottolinea Flavia: – sa come dirci le cose, come spronarci ed anche quando lasciarci stare…. Ha sempre dimostrato di valere tanto: prima come giocatore ed ora come capitano”.
La prima volta a Roma dell’Italtennis rosa è stata un successo. “Cerco di vivere al meglio questo presente fantastico – dice Francesca Schiavone -. E’ una grande gioia per noi come ragazze e non soltanto come giocatrici. Quel che conta è che sempre più persone vedano quanto riusciamo a fare. Certo giocare a Roma ci ha fatto avvertire tensione, pressione e responsabilità: ma a me è piaciuto. Ho superato tutto giocando. Del resto – aggiunge – non siamo mica delle extraterrestri: sentiamo tutto quello che c’è intorno”. Sulla stessa linea Sara Errani: “Roma rappresentava distrazioni e pressione supplementare – dice la ravennate – ma anche una motivazione in più. E’ stato bello vedere tanta gente sulle tribune e sentire tanto tifo”.
Dopo l’ennesimo successo Corrado Barazzutti ha finito i complimenti per le sue ragazze: “Stanno facendo qualcosa di straordinario – sottolinea il capitano azzurro – e non hanno ancora finito…. Stanno scrivendo pagine importanti di storia dello sport, non solo di tennis. Chi preferirei affrontare in finale? Forse gli Stati Uniti, se non giocano le Williams!”
Un problema alla spalla, vistosamente evidenziato da un cerotto rosso nel match della prima giornata, ha impedito alla numero uno ceca Lucie Safarova di scendere in campo. E così è toccato a Petra Kvitova giocare nella poco invidiabile posizione di dover assolutamente vincere. “All’inizio della partita ero molto nervosa e contratta – dice – del resto avevo saputo di dover giocare soltanto un paio d’ore prima del match…. Comunque sono soddisfatta per come ho giocato. Il pubblico ha incitato ovviamente la Pennetta ma è stato comunque corretto”.
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