Leader della politica abruzzese e nazionale per 40 anni, prematuramente scomparso nel 2004, Domenico Susi si annovera fra i padri della Costituente della Regione Abruzzo (1970) e, come politico, un artefice di primo piano, che nella sua attività governativa firmò 48 Convenzioni bilaterali con Paesi stranieri, si interessò di provvedimenti a favore dello stato sociale; si occupò della riforma organica delle Esattorie (1989), passate dalla proprietà di esattori privati a società bancarie pure o con privati su base provinciale (i Concessionari della Riscossione, progetto su cui poi si è fondata la riforma del 2006 che ha portato alla holding nazionale Equitalia). Dopo la diaspora socialista aderì allo SDI, in cui lavorò a lungo per il ricongiungimento delle diverse anime socialiste, originatesi dallo scioglimento del P.S.I.; ne ricoprì la carica di Responsabile nazionale agli Enti locali. Dal partito si allontanò polemicamente nel 2001, stigmatizzando le divisioni interne in “conventicole”. Aderì per breve tempo a Forza Italia e, ad ottobre 2004, promosse l'”Associazione per il Rinnovamento Abruzzo”, per il recupero dei più autentici valori socialisti. Ispiratore e sostegno della Fondazione Silone, ha trasmesso con energia e vigore gli ideali siloniani alle nuove generazioni, curando pubblicazioni e convegni di amipiop respiro e di carattere anche internazionale. Oggi, con inizio alle 17, la sua Sulmona lo ricorda, presso l’Auditorium Santissima Annunziata in Corso Ovidio,con un interessante dibattito sul Riformismo in occasione dell’inaugurazione del Centro Studi a lui intitolato. Ad introdurre il convegno il sindaco di Sulmona Fabio Federico e il figlio di Domenico Susi, Neomisio. Relatori Bobo Craxi, Antonio Landolfi, Giovanni Lolli, parlamentare del Pd Nazario Pagano presidente del consiglio regionale abruzzese (PDL). Le conclusioni saranno tratte dal giornalista Ennio Bellucci. Domenico Susi ha dedicato la sua vita alla politica. Diciassettenne si iscrisse al partito socialista e a ventiquattro anni fu eletto sindaco di Introdacqua, suo paese natale. Fu poi consigliere regionale, come detto uno dei padri della Costituente della regione Abruzzo e dal 1979 deputato alla Camera, dove ricoprì, in seguito e per il lungo periodo di nove anni, la carica di Sottosegretario di Stato alle Finanze, nei governi Craxi, Goria, De Mita e Andreotti. Di questa sua esperienza è rimasto il suo libro “Fisco e Dintorni”, in cui affermava principi e modi per un miglioramento della giustizia fiscale. A noi resta caro per i suoi ideali rimasti vivi ed operanti anche quando gli avvenimenti che hanno condotto alla scomparsa dei tradizionali partiti, lo hanno portato a ritirarsi nel privato. Fra gli altri suoi meriti, l’istituzione Istituì del “Premio Internazionale Ignazio Silone, celebrato ogni anno a Sulmona, con lo scopo di offrire un pubblico riconoscimento a coloro in ogni settore della cultura e in ogni parte del mondo avessero in modo particolare affermato i valori della libertà e della persona. Nel Manifesto dei valori della Fondazione Ignazio Silone (di cui ho fatto parte), pubblicato in un libro contenente anche una vasta bibliografia delle opere di Silone e della critica internazionale, sono contenuti i concetti a cui Susi si è ispirato e che oggi dovrebbero tornare alla luce, considerato lo stato di difficoltà in cui oggi si trova la nostra società. L’ho caro anche perché, due ani prima della sua scomparsa, aveva voluto l’istituzione di un Osservatorio Nazionale sulle Medicine non Convenzionali, nominandone al coordinamento. Consapevole, come ha scritto il 18 dicembre scorso, in occasione dei cinque anni dalla sua scomparsa, Domenico Taglieri, che consapevole che l’attività politica è la sola dimensione nella quale gli uomini possono dare un senso e una giustificazione alla loro opera, ha operato in questa direzione, con tenacia e coerenza, per tutta la sua vita.
Carlo Di Stanislao
MA PER CORTESIA…. STERILI ED ESTEMPORANEE COMMEMORAZIONI, TRA EX VERI O PRESUNTI AMICI CHE SI SPARTISCONO LE SPOGLIE DI UN UOMO UNICO, CHE NON AVREBBE SCELTO COME EPIGONI NESSUNO DI QUELLI CHE OGGI PROVANO – DEL TUTTO MALAMENTE – A RICORDARLO (MAI A INTERPRETARLO)