Il 9 maggio, anniversario della morte del presidente Aldo Moro ucciso nel 1970 dalle Brigate Rosse, è il Giorno della memoria in cui l’Italia ricorda i cittadini uccisi o feriti a causa di azioni di matrice terroristica.
Questa mattina a Roma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano li ha commemorati al Quirinale dicendo con forza «no alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma». Un imperativo da non trascurare mai, soprattutto in questo momento, ha ammonito il Presidente, «in funzione della lotta che si combatte, anche con importanti successi, contro la criminalità organizzata, ma più in generale in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia».
Nel suo intervento di fronte ai familiari delle vittime e al pubblico di autorità, tra cui il sottosegretario all’Interno Nitto Francesco Palma, Napolitano porta ad esempio i «magistrati, avvocati, docenti di diritto» che con fermezza, coraggio e umanità hanno svolto una funzione essenziale proprio per sconfiggere il terrorismo, quella di «amministrare la giustizia secondo legge e secondo Costituzione, sempre, contro ogni minaccia e ogni prevaricazione», e torna sulle note dolenti della memoria del Paese, la strage alla stazione centrale di Bologna, il 2 agosto 1980, il disastro aereo di Ustica, il 27 giugno dello stesso anno.
Il superamento di quei momenti prova, secondo il Presidente della Repubblica, «quanto profonde fossero tra gli italiani le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica». Riserve che vanno ravvivate, secondo Napolitano, in un momento in cui bisogna tenere più che mai alta la guardia contro «il riattizzarsi di nuove possibili tentazioni di ricorso alla protesta violenta, e di focolai non spenti di fanatismo politico ed ideologico» e contro le minacce del terrorismo internazionale, insieme all’impegno per la pace e la stabilità nelle aree del mondo più in crisi.
Sopra tutto, il riconoscimento dell’impegno dei familiari delle vittime nel tenere viva la memoria: «non vi sentiate mai soli».
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