Un milione e 200 mila italiani soffrono di orticaria e più della metà di loro ne soffre proprio in primavera. E’ questo il dato più rilevante emerso nel 2007, dalla ricerca Gfk-Eurisko, che ha permesso di rilevare che soffrono di orticaria in grande maggioranza le donne (75 per cento), specie le casalinghe, che e le parti del corpo più colpite sono le braccia (48 per cento) e le gambe (31 per cento). E’ ritenuto molto pesante il suo impatto sulla qualità della vita: più della metà dei pazienti (51 per cento) ritiene ogni episodio molto o estremamente disturbante, vive la malattia con fastidio (60 per cento) o addirittura rabbia (37 per cento), oltre a perdere in media tre notti di sonno (56 per cento) ogni settimana di malattia. La ricerca ha evidenziato, inoltre, che il 69 per cento dei colpiti dall’orticaria non è in cura da un medico ma adotta una sorta di “fai da te” terapeutico che spesso non ottiene i risultati sperati. E questo, malgrado il 76 per cento dei pazienti ritenga che il proprio disturbo vada trattato con farmaci prescritti dal medico: una contraddizione stridente. L’orticaria è la più importante manifestazione cutanea dell’allergia. Si manifesta con pomfi (rilevatezze arrossate di varie dimensioni e forme irregolari) e prurito, che possono durare da pochi minuti a parecchie settimane o mesi. A volte si può riconoscere un meccanismo di causa/effetto ma, in molti casi, la causa scatenante rimane ignota (forme idiopatiche). In relazione alla durata, si opera un’ulteriore distinzione tra forme acute e croniche (durata inferiore o superiore alle sei settimane). Affrontando il tema della diagnosi e della cura dell’orticaria, centrale è il ruolo del medico, di base e specialista, poiché solo essi hanno la necessaria flessibilità nella prescrizione del farmaco, in riferimento alla posologia, alla psicologia del paziente e ai diversi altri fattori da considerare. A questo proposito, è utile ricordare che gli antistaminici di ultima generazione non attraversano la barriera emato-encefalica e quindi agiscono senza penalizzare il malato con la tipica sedazione che caratterizza i prodotti più datati. Più in generale, al di là del “vissuto” soggettivo del singolo individuo, il caso dell’orticaria è una tipica condizione patologica in cui acquisisce la massima importanza il concetto di “presa in carico” del paziente da parte del medico di medicina generale, mentre lo specialista può solo escludere forme legate a malattie sistemiche anche gravi (collagenopatie, malattie autiimmuni, distiroidismi, ecc.). Si tratta di un modo globale di prendersi cura dei propri assistiti, come ha recentemente dichiarato Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), non solo per il breve tempo relativo a un certo evento medico-sanitario, dopo del quale passare la palla magari al collega specialista, ma a tutto tondo, diventando per lui e per la sua famiglia un vero consulente e consigliere sanitario. La presa in carico, che oggi rappresenta il baricentro intorno al quale ruota la nuova figura del medico di medicina generale, è particolarmente importante in realtà cliniche come l’orticaria, nelle quali la vita non è in pericolo, ma la qualità della stessa, in mancanza di un trattamento adeguato, può essere penalizzata in maniera inaccettabile.
Carlo Di Stanislao
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