In relazione agli articoli apparsi oggi sul “blitz” della Polizia nel campo Caritas dell’Aquila ed al “duro attacco all’operazione delle forze dell’ordine arrivato dal quindicinale della diocesi”, di seguito riportiamo la lettera, datata 11 maggio 2010, attraverso la quale il Prefetto Franco Gabrielli ha inteso rispondere ai Vescovi Molinari e D’Ercole sulla vicenda in oggetto. «Cara Eccellenza, mi riferisco alla Sua lettera del 5 maggio scorso, sottoscritta anche dal Presule Ausiliare, con la quale chiede chiarimenti sui controlli effettuati a L’Aquila, il giorno 4, da personale della locale Questura presso una struttura della Caritas. Preliminarmente, mi consentirà di esprimere il mio disappunto per il modo in cui mi sono trovato ad apprendere dell’invio della Sua missiva attraverso la stampa locale che ne ha anche anticipato i passaggi salienti. Non entro nel merito delle modalità di comunicazione con i “media” seguite dall’Arcivescovado e arrivo anche a comprendere che possa essere stata avvertita una esigenza di conoscenza formale sull’iniziativa in argomento. Non posso, però, non notare come le “anticipazioni” verificatesi siano irrituali sul piano dei rapporti tra Autorità civili e religiose e espongano a rischi fin troppo facili strumentalizzazioni- certamente non volute né dall’E.V. né dal Presule Ausiliare- delle quali, converrà, l’Aquila, così bisognosa di concordia, non sente oggi la necessità. Venendo al merito, mi consenta di osservare che l’iniziativa della Questura dell’Aquila ha un senso ed una dinamica ben diversi da quelli paventate dall’E.V., a cominciare dal contesto generale in cui va iscritta, che è quello di un complesso di attività,di cui questa Prefettura si è fatta promotore, per contrastare lo sfruttamento degli immigrati, da chiunque perpetrato, siano esse persone di nazionalità italiana o straniera. A riprova di ciò, sta il fatto che i controlli effettuati nella mattina del 4 maggio scorso hanno tratto spunto dall’aggressione perpetrata, il precedente 24 aprile, ai danni di due cittadini marocchini da parte di altri connazionali e non hanno riguardato solo le strutture della Caritas. Prima di essa era stata controllata l’area di Piazza d’Armi, dove, in un contesto di degrado, è stata rilevata la presenza di immigrati clandestini dimoranti all’interno degli spogliatoi all’interno del complesso sportivo, nonché roulotte e strutture che, sebbene disabitate al momento, recavano i chiari segni di una recente occupazione. Solo in un secondo momento, intorno alle 7 e 15 di mattina, i controlli si sono estesi alla struttura della Caritas- dove sono stati effettuati solo dall’aliquota in borghese del dispositivo, mentre quella “in divisa” è rimasta all’esterno dell’insediamento. Le modalità di svolgimento di tale attività non sono state, dunque, caratterizzate da alcun eccesso, tant’è che sono state pienamente accolte le assicurazioni fornite al Dirigente del servizio dal Presule Vicario circa l’esclusiva presenza all’interno della struttura della Caritas di soli cittadini italiani. Se si guarda all’oggettività della vicenda,mi pare dunque che l’intervento condotto dalla Questura dell’Aquila sia indenne non solo da gratuiti intenti repressivi, ma anche da reconditi fini intimidatori verso chicchessia e tanto meno verso la Caritas i cui meriti non sono messi in discussione. Nella speranza di aver dissipato ogni dubbio Suo e del Vescovo Ausiliare e nella certezza che l’Arcivescovado sarà, come sempre, al fianco della Prefettura, delle Forze di polizia e delle altre Istituzione civili nello sforzo per garantire la legalità nella Provincia, colgo l’occasione per salutarla cordialmente».
Risposta del Prefetto Gabrielli alla Curia aquilana su operazione di Polizia Campo Caritas
In relazione agli articoli apparsi oggi sul “blitz” della Polizia nel campo Caritas dell’Aquila ed al “duro attacco all’operazione delle forze dell’ordine arrivato dal quindicinale della diocesi”, di seguito riportiamo la lettera, datata 11 maggio 2010, attraverso la quale il Prefetto Franco Gabrielli ha inteso rispondere ai Vescovi Molinari e D’Ercole sulla vicenda in oggetto. […]
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