Ero compiaciuta. Una donna a Cannes, fuori concorso, aveva ottenuto di poter presentare un suo lavoro, un film di pubblica denuncia. Ho immaginato come soggetti gli innumerevoli bambini che muoiono di fame, la situazione tragica in cui versano le donne in gran parte del pianeta, la piaga delle droghe e quella del commercio delle armi, insomma tutto questo e tanto altro ancora di cui non c’è che l’imbarazzo della scelta.Poi però occasionalmente ho visto in una presentazione del film, alla Tv, che si trattava invece di un film di verifica di quanto fatto o non fatto all’Aquila subito dopo il terremoto.
E’ vero, il film non l’ho poi visto, né intendo perderci il mio poco tempo, mi sono però bastati gli spezzoni usati per reclamizzarlo per capire di quale operazione si sia trattato.
E’ vero anche che la regista e attrice ha, in apparenza giustamente, rimarcato che il ministro Bondi fosse in torto nel non presenziare al Festival di Cannes per protesta contro il suo lavoro senza averlo visionato, ma non era difficile supporre che probabilmente come me abbia colto sul monitor gli stessi passaggi del film quanto mai eloquenti visto che in essi si fa la parodia del servizio di cronaca giornalistica alla (secondo loro) Berlusconi. Nei vari spezzoni infatti appare la regista attrice nelle vesti di una giornalista mentre pilota il cameraman nottetempo tra le rovine della città facendogli riprendere soltanto le strutture ripristinate o intatte, artatamente lasciando fuori dai riflettori le rovine tristemente abbandonate, il tutto con tendenziosi commenti: in soldini, di che altro si trattava se non dell’accusa di un falso di cronaca? Se poi il film nella sua interezza sconfessa la sua stessa presentazione televisiva e passa a un tenore di maggiore obbiettività il problema si sposta e diventa quello della scarsa correttezza di un anticipo civetta estraneo ai contenuti appositamente coniato per attirare pubblico.
Che dire? Nulla di nuovo, e cioè che la coesione del mondo culturale di marca notoriamente di sinistra è veramente efficiente: non è da tutti penetrare in un noto festival per traghettare al pubblico ludibrio l’abituale squalifica dell’attuale Governo. Ancora non si è fatta strada l’idea che il ruolo dell’Opposizione è un’altra cosa, sicuramente seria oltre che importante: non sarebbe stato più corretto non adoperare in questa sede di grande richiamo intellettual-mondano un fatto tragico come un terremoto per la solita monotona operazione antiB.?
E’ strano che si insista in questo metodo nonostante non abbia riscosso fino ad oggi alcun riscontro politico e si sia rivelato invece alquanto autolesionistico. Una mano forse gliela daranno gli scandali che si stanno scatenando si spera non a valanga.
Io che sono al di fuori delle parti, se fossi di sinistra, non me ne compiacerei.
Tanto può la sete di potere e la presunzione culturale… si guarda allo scandalo quale strumento finalmente idoneo a far traballare il Governo e… si celebra il décolleté posteriore sacro incluso di un’attrice non so se incline più alla satira o a una involontaria comicità.
Solo che all’Aquila di comico non c’era e non vedo assolutamente nulla, tanto più se è raccontata così.
Gloria Capuano
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