Cristiani e Buddisti “nutrono un profondo rispetto per la vita umana. E’ perciò cruciale per noi incoraggiare gli sforzi miranti a creare un senso di responsabilità ecologica, e riaffermare al contempo le nostre convinzioni condivise circa l’inviolabilità della vita umana in ogni stadio e condizione, la dignità della persona e la missione unica della famiglia, nella quale si impara ad amare il prossimo e a rispettare la natura”: è quanto scrive il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in un messaggio agli “amici buddhisti” in occasione della festa buddhista di Vesakh. Il cardinale Jean-Louis Tauran e monsignor Pier Luigi Celata, presidente e segretario del dicastero vaticano incaricato del dialogo con le altre religioni, scrivono, inoltre: “Promuoviamo insieme un corretto rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente! Aumentando i nostri sforzi per la creazione di una coscienza ecologica per una coesistenza serena e pacifica, possiamo dare testimonianza di uno stile di vita rispettoso, che trova senso non nell’avere di più, ma nell’essere di più. Condividendo le prospettive e gli impegni delle nostre rispettive tradizioni religiose, possiamo contribuire al benessere del nostro mondo”. Ricordando alcune affermazioni di Benedetto XVI in tema di rispetto del Creato, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha ribatito la Chiesa Cattolica “considera la tutela dell’ambiente come intimamente legata al tema dello sviluppo integrale della persona umana” e che, dunque, da parte sua “non s’impegna solo nella difesa della destinazione universale dei doni della terra, dell’acqua e dell’aria, ma incoraggia gli altri a unire gli sforzi per proteggere l’umanità dall’autodistruzione”. “Promuoviamo insieme un corretto rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente”, esorta alla fine il cardinale Tauran. “Aumentando i nostri sforzi per la creazione di una coscienza ecologica per una coesistenza serena e pacifica – afferma – possiamo dare testimonianza di uno stile di vita rispettoso, che trova senso non nell’avere di più, ma nell’essere di più”. E condividendo, inoltre, “le prospettive e gli impegni delle nostre rispettive tradizioni religiose, possiamo contribuire al benessere del nostro mondo”. La festa buddista del Vesakh, quest’anno, viene celebrata il 21 e il 28 maggio in molti Paesi dell’Asia. La festa del Vesakh è la più importante ricorrenza nel calendario religioso buddista. In questa ricorrenza si ricordano tre momenti fondamentali della vita del Buddha. La tradizione vuole che egli sia nato, abbia ottenuto l’illuminazione e sia scomparso con l’entrata nel Nirvana durante la luna piena del mese di maggio. La ricorrenza è festeggiata da milioni di buddisti in date differenti, a seconda delle interpretazioni astrologiche. In questa ricorrenza che è dedicata alla preghiera, all’osservanza dei precetti buddisti e alle opere di beneficenza, c’è la tradizione di liberare gli animali in cattività, in segno di rispetto per il mondo della natura. In India, dove è considerata festività pubblica, si celebra in particolare in Bihar, considerato il luogo dove Buddha ha raggiunto l’illuminazione spirituale, a Sarnat, in Uttar Pradesh, e a Bodgaya. Per alcuni la festività è circoscritta al plenilunio, per altri riguarda l’intero mese. In Italia, tutti i centri aderenti all’UBI (Unione Buddista Italiana insieme anche ad altri centri buddisti italiani) hanno deciso di celebrare la ricorrenza l’ultimo fine settimana di maggio. Il Vesakh è l’unica festività buddista ufficialmente riconosciuta anche dallo Stato italiano.
Carlo Di Stanislao
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