Nestlé si è impegnata a identificare, e a escludere dalla sua filiera, quei fornitori che sono proprietari o gestiscono “piantagioni ad alto rischio o legati alla deforestazione” (1). Questa esclusione si applica in particolare ad aziende come Sinar Mas, il più noto produttore di olio di palma e carta dell’Indonesia e ha implicazioni anche per quei commercianti di olio di palma, come Cargill, che continuano a comprare da Sinar Mas.
«La decisione di Nestlé è un chiaro messaggio al campione della deforestazione Sinar Mas e a tutto il comparto delle industrie dell’olio di palma e della carta: la distruzione delle ultime foreste tropicali non può essere accettata dal mercato globale. Greenpeace monitorerà con attenzione la rapida applicazione della nuova politica di Nestlé, ma è tutto il settore che deve adottare rapidamente una moratoria sulla distruzione delle foreste tropicali».
La domanda globale di olio di palma e carta indonesiane è in aumento e questo spinge compagnie come Sinar Mas a espandersi fino a distruggere le foreste torbiere dell’Indonesia che ha uno dei tassi di deforestazione più alti al mondo ed è il terzo Paese per emissioni di gas serra, dopo Cina e Usa. L’olio di palma è usato per la produzione di alimenti (come la cioccolata) ma anche per cosmetici e come biocarburanti. Riguardo, invece, alla carta al Salone di Torino della scorsa settimana, Greenpeace ha presentato la classifica “Salvaforeste” che dimostra il ruolo rilevante dell’editoria italiana nella distruzione della foresta indonesiana.
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