E’ di 43,2 mld di euro il gettito riferito al 2008 (ultimo dato disponibile) relativo ai tributi gravanti sui cespiti immobiliari. Il 62,8% di questo importo (pari a 27,1 mld di euro) va nelle casse dello Stato centrale, il 34,6% ai Comuni (pari a 14,9 mld di €), il 2,5% alle Province (1,06 mld di €) e il rimanente 0,10% alle Regioni (46 milioni di €). Nonostante l’abolizione sulla prima casa, l’Ici rimane ancora l’imposta più “pesante”: nel 2008 ha garantito ai Sindaci entrate per quasi 10 mld di €. Complessivamente, sono 15 le imposizioni che insistono sulle case, i negozi e i fabbricati industriali, artigianali e commerciali presenti nel Paese.
Questi 43,2 mld di €, sottolineano dalla CGIA di Mestre che ha curato l’analisi, sono il “frutto” dell’applicazione di 10 imposte (le principali sono l’Irpef, l’Iva, l’Imposta di registro, l’Imposta ipotecaria e catastale, l’Ici, etc., etc.), 2 addizionali (quella provinciale e quella comunale sul consumo di energia elettrica), 2 tributi (la Tarsu o la Tia e il tributo provinciale della protezione ambiente) e una accisa sul consumo di energia elettrica.
L’importanza di queste cifre assume una valenza ancor più significativa in virtù delle dichiarazioni rilasciate qualche mese fa dal ministro Calderoli. In sostanza il ministro della Semplificazione ha ipotizzato la creazione di un’imposta unica chiamata a sostituire gli attuali balzelli applicati dagli enti locali sugli immobili.
“Stando ai numeri – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre – il gettito che oggi va alle Regioni e alle Province è poco più di 1 miliardo di euro. Una cifra importante, anche se non smisurata che, comunque, farebbe sicuramente comodo ai Sindaci. Per contro, però, si dovrebbero trovare delle misure compensative per i Presidenti di Provincia che sarebbero, da questa novità, i più penalizzati. Ma la cosa più importante – prosegue Bortolussi – è la necessità che con i decreti attuativi sul federalismo fiscale che verranno approvati nei prossimi mesi, si arrivasse ad una semplificazione del quadro normativo, oggi ancora troppo frammentato. Questo per consentire ai proprietari degli immobili sia la riduzione del peso fiscale, sia una impellente semplificazione burocratica. Con un quadro normativo più chiaro, gli enti locali, invece, si troverebbero nelle condizioni di combattere più efficacemente l’abusivismo edilizio che, soprattutto in alcune aree del Paese, continua avere dimensioni molto consistenti”.
Ritornando alle cifre, l’importo più significativo in termini di gettito è “garantito”, come dicevamo più sopra, dall’Ici che, nonostante la completa abolizione dell’imposta sulla prima casa avvenuta nel 2008, consente ai primi cittadini di incassare ancora adesso quasi 10 mld di euro l’anno. Dall’applicazione dell’Irpef e dell’Iva arrivano altri 8,1 mld di euro per ciascuna imposta, mentre dall’imposta di registro l’Erario incassa 4,7 mld di €. Dalla Tarsu o dalla Tia (a seconda che i Comuni applichino il tributo o la tariffa) arrivano altri 4,2 mld di euro.
Fonte CGIA
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