Ancora un sacerdote arrestato per pedofilia. Si chiama Don Domenico Pezzini, 73 anni e docente presso l’Università di Verona fino al febbraio scorso. La notizia (pubblicata oggi) fa riferimento all’arresto avvenuto lunedì scorso, ad opera degli agenti della squadra mobile di Milano. Già nel 2005, aveva dichiarato, al Corriere di Verone, di essere stato allontanato, poco dopo la nomina di Ratzinger a Papa, dal seminario di Lodi per le sue “idee troppo progressiste”. Già nel 1986, dopo le sue critiche alla lettera dell’allora cardinale Joseph Ratzinger sulla cura pastorale degli omosessuali, aveva perso anche la cattedra all’Università Cattolica di Milano. Già fondatore del gruppo “Il Guado”, nato dalla collaborazione con la comunità valdese, aveva fondato, sempre nell’86, il gruppo “la Fonte”, con lo di trovare una integrazione tra la condizione omosessuale e la fede cristiana. Don Pezzini ha ricoperto l’incarico di professore ordinario dal 1990 fino al 28 febbraio di quest’anno, insegnando letteratura e linguistica inglese, prima alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere, poi a quella di Lettere e Filosofia (nel corso di lauera di Scienze della Comunicazione). Le accuse a sua carico sono molto pesanti, in quanto sembra si sia reso responsabile di abusi sessuali nei confronti di un ragazzino straniero che, all’epoca dei fatti, cioè tre anni fa, aveva 13 anni. Gli inquirenti hanno riferito che la vittima era sostenuta economicamente negli studi dal religioso e solo dopo l’inserimento in una comunità aveva mostrato inquietudine e trovato la forza di raccontare gli abusi. Inoltre, a quanto è stato pubblicato, la squadra mobile di Lodi ha perquisito la sua abitazione, trovando materiale pedopornografico. Pur dipendendo dalla diocesi di lodi, ma risiedendo a Milano, il sacerdote non ricopriva alcun incarico nella diocesi lombarda. Il religioso è autore, fra l’altro, del libro Alle porte di Sion, una raccolta di diverse esperienza autobiografiche di uomini e donne omosessuali, accomunicati da una sincera fede in Cristo. Testimonianze desiderose di poter conciliare la fede nel Vangelo con l’insegnamento della Chiesa, nella quale cercano di trovare uno spazio di ascolto e di condivisione. Così finisce uno dei tanti suoi scritti sulla omosessualità non accettata dalla Chiesa cattolica: “Vivere da omosessuali è un diritto, certo, ma è anche e soprattutto un impegno”. Lo condividiamo, ma senza violenze o abusi. Oltre a questa notizia, domenica scorsa, è stato arrestato per molestie sessuali su una sua chierichetta, Don Luciano Massaferro, prelato di Savona. Una serie infinita che getta una luce sempre più sinistra sullo stato del clero cattolico. Ieri, il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, parlando con i giornalisti nel corso dell’assemblea generale dei vescovi italiani, ha dichiarato che i casi di abusi sessuali commessi in Italia da sacerdoti e rilevati con procedimenti canonici nell’ultimo decennio sono un centinaio. A suo giudizio, inoltre,, in Italia non c’é bisogno di “alcuna commissione speciale” sui casi di pedofilia nel clero, sul modello di quella istituita ad esempio dalla Conferenza episcopale tedesca. E le indicazioni del Pontefice ai cattolici irlandesi e le linee-guida della Congregazione per la Dottrina della fede contengono tutti gli elementi necessari per continuare ad affrontare i casi che si verificano. Speriamo abbia ragione. Intanto, il presidente dei vescivi italiani, Angelo Bagnasco, ha detto sabato, in apertura della 61esima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che i sacerdoti che si sono macchiati di abusi su minori devono essere processati, poiché “: una persona che abusa di minori ha bisogno – ad un tempo – della giustizia, come della cura e della grazia. Tutte e tre sono necessarie, e senza confusioni o mistificazioni tra loro”. Ed ha proseguito dicendo che “le direttive chiare e incalzanti che da tempo sono impartite dalla Santa Sede confermano tutta la determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti. Il nostro primo pensiero, la nostra prima attenzione è nei confronti delle vittime: ancora una volta esprimiamo a loro tutto il nostro dolore, il nostro profondo rammarico e la cordiale vicinanza per aver subito ciò che è peccato grave e crimine odioso”. Parole che aprano una speranza di tra speranza e pulizia nella chiesa cattolica.
Carlo Di Stanislao
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