Tre italiani su quattro restano delusi dai piatti “italiani” serviti all’estero dove vengono portate in tavola le piu’ bizzarre versioni delle ricette tradizionali, c ome l’abitudine belga di “violentare” la carbonara con la panna senza il pecorino, quella tedesca di impiegare l’olio di semi nella cotoletta alla milanese, quella olandese di non usare il mascarpone nel tiramisu, fino agli inglesi che hanno votato come piatto preferito gli spaghetti alla bolognese che sono del tutto sconosciuti nella città emiliana. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione del Forum Internazionale a Bruxelles dove sono stati presentati gli errori piu’ comuni che vengono commessi all’estero nella preparazione dei piatti della tradizione culinaria Made in ItalyTra le specialità piu’ “tradite” ci sono anche – continua la Coldiretti – la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte, mentre in quelle liguri non mancano i casi di pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Per non parlare poi della pizza che viene offerta nelle versioni piu’ inimmaginabili, da quella hawaiana con l’ananas a quella di pollo. Le sorprese aumentano – continua la Coldiretti – se ci si rivolge alle numerose catene di fast food, che si ispirano al Made in Italy, che si stanno moltiplicando in numerosi Paesi, a partire dagli Stati Uniti dove si contano ben 22 grandi catene che ispirandosi al Made in Italy realizzano nel loro insieme un giro di affari di 5,3 miliardi di euro, con oltre 2.500 punti vendita (da Olive garden a Famous Famiglia, dalla Buca di Beppo a Bravo!, da The Old spaghetti Factory a Il Fornaio). Aumenta anche l’offerta di piatti italiani pronto uso sugli scaffali dei supermercati all’estero, dove è possibile acquistare dal sugo liofilizzato per spaghetti alla bolognese ai torti alle lasagne in lattina fino ad un fantomatico piatto all’italiana in barattolo fatto di polpette di carne e pastina da minestra, che farebbero inorridire qualsiasi consumatore del Belpaese.
La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero dove – precisa la Coldiretti – le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine. All’estero – stima la Coldiretti – sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro, con il mercato mondiale delle imitazioni di cibo Made in Italy che vale oltre 50 miliardi di euro. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. E’ il caso – spiega la Coldiretti – dei formaggi tipici dove, dopo il Parmesan, è stato scoperto in Romania il Parmezan, ma anche la Fontina svedese, il Parmi olandese, l a polenta che diventa “palenta” in Montenegro, il barbera bianco venduto un supermercato rumeno, il Cambozola in Germania o la pasta Milaneza venduta in Portogallo.
Per garantire l’arrivo anche sui mercati esteri di prodotti alimentari genuinamente Made in Italy l a Coldiretti sta promuovendo un progetto per una filiera agricola tutta italiana con l’obiettivo di tagliare le intermediazioni e arrivare ad offrire in Italia e all’estero prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori attraverso la rete delle cooperative e dei Consorzi Agrari.
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