Il Sole sull’orlo della fornace

Altro che la cenere del vulcano islandese Eyjafjallajokul. Presto dovremmo preoccuparci del passaggio di una nube dagli effetti ben peggiori di qualche disagio aereo. Stando a uno studio recentemente pubblicato su Astrophysical Journal Letters, nel suo peregrinare attraverso la galassia, il Sole, con la Terra e tutto il sistema planetario, sarebbe proprio sul ciglio di […]

Altro che la cenere del vulcano islandese Eyjafjallajokul. Presto dovremmo preoccuparci del passaggio di una nube dagli effetti ben peggiori di qualche disagio aereo. Stando a uno studio recentemente pubblicato su Astrophysical Journal Letters, nel suo peregrinare attraverso la galassia, il Sole, con la Terra e tutto il sistema planetario, sarebbe proprio sul ciglio di una zona rossa ad alto rischio per la pioggia di radiazioni cosmiche:  la cosiddetta Bolla Locale, una gigantesca regione interstellare larga centinaia di anni luce, di gas rarefatto, turbolento e incandescente, dove le temperature raggiungono milioni di gradi. Il guaio è che l’ingresso dentro questa fornace galattica sarebbe imminente: 100, forse 200 anni, molto prima di quanto finora previsto. “Forse le generazioni future dovranno imparare a difendere le tecnologie spaziali dal flusso più forte di radiazioni”, ha detto Stan Grzedzielski, professore del Centro di ricerca spaziale dell’Accademia polacca delle Scienze di Varsavia e primo autore della ricerca svolta in collaborazione con i centri statunitesi di Los Alamos Labs, Southwest Research Institute, e la Boston University. Ma se davvero l’ipotesi avanzata dai ricercatori, sulla base dei dati raccolti dal satellite della NASA IBEX (Interstellar Boundary Explorer) , fosse corretta, allora le prossime generazioni potrebbero trovarsi a fare i conti con problemi più impellenti dello stato dei satelliti. Problemi dovuti dell’aumento delle radiazioni ionizzanti di origine cosmica da cui l’umanità e tutte le specie viventi sarebbero investiti. “Una prospettiva inquietante”, la descrive Francesco Palla, direttore dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri ed esperto di nubi interstellari. “Anche se saranno necessarie altre conferme, questa ricerca indica che siamo vicini a potenziali cambiamenti negli scudi, l’eliosfera e la magnetosfera, che ci proteggono”.

Ma andiamo con ordine. Come si è arrivati a una previsione così infausta? I ricercatori polacchi e statunitensi hanno analizzato i dati raccolti da IBEX, una sonda che studia le regioni più distanti del Sistema Solare, la zona limite di confine con lo spazio interstellare nel quale siamo immersi. Possiamo considerare questo satellite una sorta di GPS del Sistema Solare in grado di posizionarci nella Via Lattea. Per farlo, IBEX misura particelle prive di carica note come “atomi neutri energetici”, dette ENA, (l’acronimo in inglese). Questi particelle provengono dalla Bolla Locale e si spingono indisturbate verso il Sole, viaggiando a velocità che vanno da circa 800 mila a più di 4 milioni di chilometri all’ora. Non producono luce visibile dai telescopi e sono riscontrabili solo con gli speciali rivelatori a bordo di IBEX.

La prima mappa ottenuta da IBEX ha mostrato che al confine dell’eliosfera, la bolla magnetica che protegge l’intero sistema planetario ed è composta dalle particelle cariche soffiate dal Sole, si trova una regione chiamata “Ribbon” , ovvero un Nastro, una sorta di stretto cuscinetto estremamente e inspiegabilmente luminoso. La mappa di questa emissione è stata eletta tra i 10 migliori risultati astronomici del 2009 dalla NASA.

Ebbene, i ricercatori guidati da Grzedzielski hanno proposto un’interpretazione di questo Nastro diversa da tutte le altre considerate finora. “Osserviamo il Nastro perché il Sole si sta avvicinando al bordo tra la Nube Locale di gas interstellare e un’altra nube di gas molto caldo, la Bolla Locale”.

Spiega Palla: “Sapevamo già che il Sole, con il sistema planetario, si trova immerso in una nube di passaggio, prodotta nell’esplosione di supernovae, chiamata Nube Interstellare Locale, grande decine di anni luce e composta essenzialmente da idrogeno a bassa densità, circa un atomo ogni cm3, e dove le temperature raggiungono qualche migliaio di gradi. Questa nube transitoria si trova dentro la Bolla Locale, dove la densità di particelle è ancora più bassa e le temperature sono mille volte superiori”.

Affacciandosi (idealmente) sul bordo dell’eliosfera, il satellite IBEX avrebbe notato che stiamo per uscire dalla Nube Locale e immergerci nella Bolla. “Finora i calcoli indicavano una permanenza nella nube interstellare di decine di migliaia di anni. Da questa ricerca sembrerebbe invece che non avremmo tanto tempo, ma appena un secolo o due”, prosegue  Palla. Infatti, secondo il modello proposto, la regione che separa la Nube Locale dalla Bolla Locale non si troverebbe alla distanza di quache anno luce dal Sole, come finora calcolato, ma sarebbe migliaia di volte più vicina. Praticamente siamo a un passo dal burrone.

“Niente di insolito”, minimizza Grzedzielski. “Il Sole attraversa frequentemente le nubi interstellari nel suo viaggio galattico. Una volta che ci troveremo immersi nella Bolla Locale, l’eliosfera potrà subire qualche cambiamento e assottigliarsi, i livelli di radiazioni cosmiche che entrano nella magnetosfera terrestre potrebbero salire un po’, ma niente di più”.

Come prospettiva, però, non sembra così allettante. C’è da aver paura? “In questo scenario, l’eliosfera sarà maggiormente colpita dalle radiazioni e la sua struttura potrà cambiare, ma non scomparirà. Anche l’atmosfera terrestre continuerà a difenderci dalla gran parte dei raggi cosmici”, concorda Palla. “Certamente però non è una notizia incoraggiante”.

INAF

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