Mentre il team principal della Red Bull, Chris Horner, è riuscito a mettere la museruola a Sebastian Vettel e Mark Webber ed evitare l’implosione della squadra, non riesce Berlusconi a tacitare Fini ed ad evitare l’ennesima polemica con Schifani. La polemica, ancora in corso, ha avuto origine dalle dichiarazioni del presidente della Camera, nelle quali Fini ha espresso “dubbi” sul testo del ddl sulle intercettazioni in discussione al Senato. “E’ opportuno che il Parlamento rifletta ancora su questo testo”, aveva detto Fini. Pronta la risposta di Schifani. ” Il ruolo del presidente del Senato è quello d’essere garante delle regole e dei diritti della maggioranza e dell’opposizione, ha un dovere di “terzietà” ha specificato. “Men che meno – ha aggiunto visibilmente irritato – mi sognerei di dare giudizi politici o di merito su argomenti all’esame dell’altro ramo del Parlamento”. La controreplica di Fini non si è fatta attendere. “Ho un rispetto totale per l’autonomia del Senato. Il presidente Schifani non può però fingere di non sapere che prima di presiedere la Camera ho contribuito a fondare il Pdl, di cui anch’egli è espressione”. Il presidente della Camera ha specificato che “sulle questioni relative alla legalità e all’Unità nazionale non ho intenzione di desistere dallo svolgere un ruolo politico”. Schifani, successivamente, ha risposto a Fini dall’Aula di Palazzo Madama. “Da quando sono presidente del Senato mi sono sempre astenuto sui temi all’ordine del giorno in questo Parlamento. Mentre nei miei anni passati da capogruppo ho dato il massimo sfogo. Da presidente del Senato invece voglio garantire il ruolo di terzietà”. La polemica monta come anche la tensione in casa Pdl e nel Governo. A Fini la norma transitoria non va giù e la considera una violazione dell’accordo raggiunto con i berluscones; sicchè oggi riunisce i suoi fedelissimi per fare il punto; poi Giulia Bongiorno vedrà Ghedini. Ed i fatti (non i numeri) danno ragione a Fini, poiché a Palazzo Madama, dove ieri alle 16 è iniziato il dibattito sulle intercettazioni, con le opposizioni a riversare le tante pregiudiziali di costituzionalità e a chiedere il ritorno del ddl in Commissione, alle 20 Schifani è costretto Schifani a rinviare gli 11 emendamenti Pdl in Commissione giustizia (che si è riunita stamane alle 8.30), annunciando, nero in volto, la ripresa della discussione in aula per l’8 giugno. Schifani, ancora, se la prende con il suo collega di Montecitorio, ma intanto il presidente della Commissione Giustizia Berselli non esclude “aggiustamenti” già oggi in Commissione sulla norma transitoria, dicendo: “Non è mica la linea del Piave”. Intanto Berlusconi è furioso ed afferma, come scrive oggi l’Unità, che Fini “è al traino della magistratura politicizzata”, pronto a tornare all’idea di partenza di cacciare i fiiani dal Pdl. Come scrive La Stampa, nella sua battaglia per cambiare il ddl sulle intercettazioni, Fini può contare sui fedelissimi del “Secolo”, che anche in questa occasione gli sono vicini: “Fini è stato eletto presidente della Camera anche per il ruolo politico che ha svolto e al quale non ha nessuna intenzione di abdicare” scrive il quotidiano rispondendo alle critiche del vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. Contro Fini, il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli, che lo accusa di sostenere «”e posizioni di nicchia dei pm” e duro anche il suo ex colonnello Gasparri: “Se uno si legge le carte e guarda al merito – dice – vedrà che al Senato la norma sul limite dei 75 giorni è più severa di quella approvata alla Camera dopo un anno di dibattito”. Con il presidente della camera, invece, è naturalmente il Pd: “Difficile dare torto a Fini”, dice la presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro. Anche il Popolo Viola si è mobilitato per il rush finale in Senato del ddl, con una manifestazione in piazza Montecitorio e un collegamento online per raccontare passo passo la protesta (www.ilpopoloviola.it e su twitter.com/noalbavaglio). Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha scritto una lettera aperta al presidente della Camera Gianfranco Fini affinché “ciò che è stato consentito fare a noi non venga impedito ad altri”. Se le nuove norme fossero già in vigore – ha spiegato – non sarebbe stato possibile mostrare pubblicamente le foto che documentano le condizioni di Stefano dopo il decesso. Insomma, nel team del governo, vi sono attori in rotta di collisione ed una capo-squadra incapace di una gestione che dia un’immagine di unità. E mentre crescono, anche a sinistra, i consensi per Fini, il gradimento per Berlusconi e berluscones è in calo costante e progressivo
Carlo Di Stanislao
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