Davvero non si comprende quale sia l’obiettivo della magistratura aquilana nell’attività giudiziaria che oggi ha portato alla notifica dell’avviso di chiusura indagine per i tecnici che, il 31 marzo dell’anno scorso, parteciparono all’Aquila alla riunione della “Commissione Grandi Rischi”. Non può infatti che auspicarsi che l’operato della magistratura inquirente non sia diretto, come invece afferma il Procuratore Capo, “ad un risultato conforme a ciò che la gente si aspetta”, perché altrimenti si arriverebbe all’assurdo che la giustizia non persegue l’applicazione delle norme ma gli umori e i desideri di una parte della popolazione seppur colpita da lutti e sofferenze enormi.E’invece interesse di tutti, ed ancor di più della Protezione civile nazionale, non deludere le aspettative di verità di quanti hanno subito le conseguenze del terremoto, fornendo ogni contributo possibile, soprattutto di carattere scientifico, sia a livello nazionale che internazionale. Parole, che per quanto riguarda la protezione civile, si sono già tradotte in fatti con la convocazione della Commissione internazionale dei sismologi che, immediatamente dopo il terremoto dello scorso 6 aprile, ha analizzato la situazione che aveva preceduto la scossa delle 3.32. Il risultato di tali lavori, svolti dai più illustri scienziati mondiali, furono condivisi con la stampa e pubblicati sul sito del Dipartimento e ribadirono ancora una volta l’impossibilità di poter prevedere quando, dove e se il terremoto poteva colpire con una scossa rilevante, anche in presenza di uno sciame sismico come quello che interessò l’Abruzzo prima del 6 aprile.
Certo è che fu l’opinione pubblica, non solo italiana, a giudicare tempestiva ed efficace l’azione di soccorso terremoto, conferma che la situazione dell’Abruzzo veniva monitorata con la dovuta attenzione e che il massimo delle attività possibili consentite dalla scienza e dalle tecnologie condivise a livello mondiale era stato messo in campo
E’ utile anche precisare che in queste ore alcune zone del territorio nazionale sono interessate da sequenze sismiche che perdurano da giorni, più precisamente la zona di Bologna, quella dei monti reatini e quella della provincia di Isernia. Alla luce di quanto ipotizzato dalla magistratura aquilana, ci si chiede allora se debba essere l’analisi scientifica a guidare l’azione dello stato o le voci di probabili sciagure che, da sempre, vengono annunciate come imminenti. In altre parole, se si dovessero prendere in considerazione alcune dichiarazioni rilasciate oggi dai magistrati aquilani, dovrebbero essere evacuate Bologna, Isernia ed innumerevoli comuni delle provincie dell’Aquila e di Rieti; azione che, a quanto risulta, non è mai messa in atto preventivamente in alcuna parte del mondo, compresi Giappone e California.
Sorprende poi che gli organi di stampa, con abitudine divenuta ormai regola, vengano avvisati prima delle persone interessate dalle indagini: a questo proposito è utile ricordare che il Prof. Mauro Dolce, che sarebbe uno degli indagati, è attualmente negli Stati Uniti – presso la Banca Mondiale a Washington – a rappresentare l’Italia in una riunione dei massimi esperti sul rischio sismico, gran parte dei quali autori dello studio che fu voluto dalla protezione civile per fare chiarezza su allarmi e presunte sottovalutazioni di quanto accadeva all’Aquila prima del 6 aprile dello scorso anno.
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