Ferpi, la principale federazione italiana dei professionisti delle relazioni pubbliche, partecipa al Festival dell’Economia di Trento con un dibattito su “Trasparenza e comunicazione”, il 6 giugno, alle 10, nell’Aula Kessler della Facoltà di Sociologia. “Si incrociano due opportunità”, spiega Gianluca Comin, presidente Ferpi e direttore relazioni esterne di Enel: “Da un lato il Festival dell’Economia, importante appuntamento di approfondimento che riguarda il mondo dell’economia ma anche la vita di tutti i giorni del consumatore e del risparmiatore, dall’altro il quarantesimo anniversario della Ferpi, in un 2010 in cui stiamo affrontando varie tematiche. Abbiamo già organizzato un incontro sulla comunicazione e informazione al Festival del Giornalismo di Perugia e prossimamente ne faremo uno su comunicazione e scienza al Festival della Scienza di Genova. Con l’incontro di Trento vogliamo portare il tema della comunicazione finanziaria all’attenzione di un pubblico qualificato, rivolgendoci sì a chi guida le società, e quindi deve essere consapevole del valore che può creare attraverso questo strumento, ma – perché no? – anche agli azionisti, che possono rivendicare un modo diverso di fare comunicazione finanziaria e fare da stimolo nei confronti delle società perché lo adottino”.
Per Comin – che a Trento si confronta con Paola Dubini, professore di Economia Aziendale dell’Università Bocconi, Vittorio Meloni, direttore centrale relazioni esterne di Intesa Sanpaolo, Toni Muzi Falconi, docente di Global Relations and Intercultural Communication alla New York University e di relazioni pubbliche alla Lumsa di Roma, e Luca Sofri, giornalista e blogger -, “proprio in un momento di crisi come questo le imprese devono valorizzare la reputazione e la trasparenza, visto che mai come oggi il risparmiatore cerca società affidabili. E riteniamo che non basti rispettare le regole dettate dalla Consob, dalla Borsa etc. perché una società possa essere ritenuta automaticamente ‘affidabile’, serve qualcosa di più: è necessario instaurare un dialogo permanente, continuo e credibile con gli stakeholder, in primo luogo con gli azionisti, e soprattutto passare da una comunicazione finanziaria basata sulla semplice illustrazione dei risultati a una che spieghi e racconti anche le strategie. Questo perché oggi i risparmiatori, oltre a dei risultati positivi, vogliono anche sapere qual è la visione dell’azienda e quali sono le strategie di business”.
Come? “Ad esempio integrando l’ufficio stampa con il web – prosegue Comin – piuttosto che l’investor relation con la community degli azionisti, mettendo a disposizione le informazioni attraverso i mezzi più disparati, dal telefonino all’iPad, ma anche puntando sullo shareholder engagement, vale a dire costruendo una comunità dei possessori di azioni sfruttando soprattutto il canale web”.
La buona notizia è che, per una volta, l’Italia non è fanalino di coda in questo processo di trasformazione della comunicazione: “Le grandi società hanno da tempo implementato in questa direzione le loro strategie di comunicazione, recuperando così dei buoni valori di reputazione e affidabilità. Basta? Certamente no: esiste ancora tutto un mondo di aziende di medie dimensioni, quotate e non, che richiedono un approccio più professionale alla comunicazione”.
Ovviamente questo richiede degli investimenti; tuttavia, come sottolinea ancora il presidente della Ferpi, si tratta di asset destinati a produrre ritorni indiscutibili: “L’entità degli investimenti necessari varia da caso a caso, ma dii certo non si tratta di cifre enormi, soprattutto se raffrontate al ritorno che producono in termini di fedeltà degli azionisti e di creazione di valore”.
“La trasparenza è oggi un prerequisito della comunicazione ai mercati e ai consumatori“, aggiunge il direttore delle relazioni esterne di Intesa Sanpaolo, Vittorio Meloni; “E’ il frutto di un processo, non ancora concluso, che ha trovato in un insieme di norme e di comportamenti condivisi a livello internazionale il proprio codice di riferimento. Ma non bastano le pur stringenti regolamentazioni: è necessario un sistema informativo libero e autorevole e mercati in grado di sanzionare severamente chi occulta per dolo o per semplice inadeguatezza dati e informazioni sensibili. In Italia resta ancora un ampio tratto di strada da compiere verso questi obiettivi, anche se risultati importanti non sono mancati”.
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