Benvenuta cometa Mc Naught! Inizia lo spettacolo celeste dell’astro chiomato dell’anno. Preparate telescopi e binocoli astronomici. Puntateli al cielo stellato, verso est, all’alba. E’ in arrivo la nuova cometa C/2009 R1 Mc Naught. Scoperta il 9 settembre 2009, è il 54mo astro chiomato finito nella rete telescopica dell’astronomo australiano McNaught dell’Australia’s Siding Spring Observatory. Secondo le stime più favorevoli, a fine giugno 2010 sarà visibile ad occhio nudo non solo dall’emisfero Nord ma anche in pieno giorno durante la prossima eclisse totale di Sole dell’11 luglio 2010 visibile dalla Polinesia francese e dall’Isola di Pasqua. Il rito si rinnova per tutti, astronomi professionisti e semplici astrofili, amanti delle meraviglie del Creato. Non solo per i fortunati visitatori delle esotiche isole del Pacifico. L’Unione Astrofili Italiani si è già mobilitata sul territorio, organizzando “veglie” osservative per tutti. C’è da catturare all’oculare una cometa. O meglio, gli splendidi colori di un nuovo astro chiomato. Che ha deciso di lasciare, per la prima volta dalla sua nascita, i gelidi territori inesplorati della nube di Oort ai confini del nostro Sistema Solare, per venire a farci visita. Come non rispondere alla chiamata? Qualcuno dovrà pure accogliere la nuova cometa? E nel comitato di benvenuto e di accoglienza molti astronomi hanno deciso di aderire. Come mancare l’appuntamento dell’anno con una cometa finalmente luminosa dopo mesi di lontani batuffoli appena visibili al telescopio? Come al solito, al momento del suono della “sveglia” cosmica, anche negli orari più improbabili mattutini, la mente in prima battuta si rifiuta di assecondare la strampalata “passione”. Ma poi tutto si supera con un buon caffè espresso italiano. La cometa dal nome scientifico “C/2009 R1 Mc Naught” (la chiamiamo Mc Naught per pura semplicità, ma non possiamo confonderla con le molte altre scoperte dallo stesso Autore, che hanno già dato spettacolo!) si trova tra le costellazioni di Andromeda e del Triangolo. E, stando alle ultime osservazioni astronomiche (www.spaceweather.com), mappa stellare alla mano, fa già il suo bel figurone bassa all’orizzonte e ancora lontana dal suo massimo splendore. E’ molto compatta ed estesa, già luminosa tra la quinta e la sesta magnitudine. Prima della fine di giugno potrebbe raggiungere la seconda magnitudine, come le stelle del Grande Carro. Ma le comete sono imprevedibili e insidiose. Più si avvicinano al Sole, più i ghiacci danno vita a spettacolari “eruzioni” di polveri e gas che ne alimentano la tradizionale “coda”. La densa condensazione nucleare di colore verde finora osservata, la rende apparentemente estesa più del pianeta Giove, mentre la lunga coda di ioni raggiunge già la ragguardevole distanza di un milione di Km dal nucleo. Quindi facilmente osservabile, anche ai profani, con strumenti relativamente luminosi a bassi ingrandimenti. Promette davvero bene. Non lontano dalla stella Polare brilla la C/2009 K5 Mc Naught, la “sorella”, a sua volta ben visibile ma meno luminosa e meno condensata ma di dimensioni relativamente paragonabili. L’arrivo di una cometa osservabile dalla Terra è un evento raro. Se nel Medioevo era segno di sventura (annunciava guerre, morbi e carestie) in realtà oggi è sicuramente un buon viatico per l’osservazione degli oggetti celesti che apparentemente la nostra cometa attraversa nella sua orbita attorno al Sole. La maggior parte di questi astri chiomati di piccole dimensioni, si rende visibile solo ai telescopi spaziali in prossimità del nostro luminare, poco prima di sbattergli addosso disintegrandosi. Sono le cosiddette “comete suicide”, catturate dal campo gravitazionale del Sole. Ma tutte le altre descrivono orbite relativamente più tranquille, con periodi più o meno lunghi. Tutti ricordano la Halley del 1986 che tornerà a visitarci in questo 21° Secolo. E le due grandi splendide comete negli Anni Novanta: la Hyakutake 1996 e la Hale-Bopp 1997. In genere le comete si rendono visibili dalla Terra poco prima del sorgere del Sole e poco dopo il tramonto: è il momento giusto per scoprirle al tele-binoscopio. E’ il comportamento della cometa C/2009 R1 McNaught nella sua folle corsa di avvicinamento al nostro luminare, quindi alla Terra. Lo spettacolo è cominciato a metà di maggio con una magnitudine 8.5, decisamente migliore della decima originariamente prevista. E’ bassa all’orizzonte est alle prime luci dell’alba. Tra il 31 maggio e il 1° giugno (6-7° magnitudine) è passata vicino alla stella Beta Andromedae, tra M33 e M31. Tra il 6 e il 7 giugno era a circa 2 gradi dalla stella doppia di seconda magnitudine Gamma Andromedae. E siamo alle previsioni astronomiche, molto più attendibili di quelle geofisiche!
La cometa passa a circa un grado a nord dell’ammasso aperto M34 di Perseus la mattina del 10 giugno e tre gradi a sud della stella di 1.8 magnitudini Mirfak (Alpha Persei) il 13 giugno. Quando celebreremo la liberazione della città di Teramo dal giogo nazi-fascista del 1944. La cometa McNaught, allora, comincerà a dare spettacolo, offrendo la migliore configurazione astronomica per l’Italia (Luna Nuova). Il cielo sarà oscuro, inquinamento luminoso permettendo. Poi, tra il 21 e il 24 giugno, l’astro chiomato passa vicino a due stelle importanti: Capella (Auriga, magnitudine zero) e Beta Aurigae (seconda magnitudine). Nel frattempo la luminosità del nostro astro chiomato aumenterà fino alla quarta magnitudine nonostante il ritorno della Luna. Al perielio del 2 luglio 2010 la cometa si immergerà nello splendore solare a una distanza di soli 0,405 Unità Astronomiche (U.A.= distanza Terra-Sole, circa 149.597.870691 km) dalla nostra stella; abbondantemente distante dalla Terra (il suo massimo avvicinamento di metà giugno è a circa 1,135 U.A.). Subito dopo aver doppiato il Sole, la cometa si allontanerà rapidamente nei cieli dell’emisfero sud. La sua “rotta” orbitale è iperbolica. Ciò significa che è il suo primo viaggio all’interno del Sistema Solare. Significa anche che la sua luminosità è imprevedibile e potrebbe riaccendersi anche in futuro. Quindi, è bene controllare spesso le mappe stellari, anche su Internet, per qualsiasi aggiornamento. Il Siding Spring Survey, dove lavora l’astronomo McNaught, è stato creato dall’Agenzia Spaziale Americana (Nasa) per tracciare le orbite di asteroidi e comete alla ricerca degli oggetti più strani e imprevedibili che potrebbero in futuro avvicinarsi troppo alla Terra (Near-Earth Objects), magari provocando un impatto cosmico! La ricerca è H24, ovviamente nell’infrarosso. McNaught ha scoperto questa che sicuramente non sarà la “sua” ultima cometa (“non è mai stata pericolosa per la Terra”) quando l’astro chiomato in questione brillava della 17ma magnitudine in un’immagine scattata lo scorso 9 settembre. Ma il nostro record-man ne aveva già stabilito l’orbita facilmente. A dimostrazione del fatto che le comete sono gli oggetti più belli ma anche più imprevedibili e, potenzialmente, più insidiosi nel caso della previsione di un impatto cosmico sulla Terra. Avremmo solo pochi mesi di preavviso, pre-allerta e pre-allarme nella migliore delle ipotesi, prima del grande botto finale! A differenza degli asteroidi, relativamente più “controllabili e sinceri”.
Una delle più famose comete scoperte da McNaught è sicuramente quella conosciuta come “C/2006 P1”, la Grande Cometa dell’Anno Domini 2007. Si rese visibile ad occhio nudo mentre passava vicino al Sole a metà gennaio, brillando della magnitudine negativa (la più “forte”) -5-6°, con la sua enorme coda di ioni che avvolse i cieli stellati della Terra.
Nicola Facciolini
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