L’Orso bruno marsicano costituisce uno straordinario simbolo di quanto ancora resta integro degli ambienti appenninici centrali e non è un caso che il WWF, che tanti sforzi ha dedicato a questa specie sin dalla sua fondazione, lo abbia individuato come una “specie bandiera” per l’ampio lavoro concreto di attuazione di politiche di sviluppo sostenibile per l’Ecoregione mediterranea centrale. Trovati ieri, nella zona della Serralunga, nel Comune di Villavallelonga, al confine con il Lazio, due orsi, entrambi femmine, morti da una decina di giorni; una adulta di 5-7 anni e un cucciolo di circa 18 mesi. Le carcasse rinvenute in una vasca per la raccolta dell’acqua, realizzata negli anni ’60 per supportare l’allevamento in alta quota, lunga circa 6 m. larga 4 e alta 3, riempita per due terzi di acqua. Gli animali, non presentavano segni esterni, salvo due piccole ferite sul muso del cucciolo. Dopo un primo esame effettuato dai veterinari dalle Asl 01 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, l’ipotesi più plausibile è che uno dei due animali, presumibilmente il cucciolo, sia caduto accidentalmente nella vasca e che la madre abbia tentato invano di salvarlo. Viste le circostanze, non si escludono comunque altre ipotesi, che saranno valutate nei prossimi giorni grazie all’esame necroscopico e tossicologico che verranno effettuati presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo. In una nota diramata ieri, a Legambiente lancia l’allarme-estinzione per l’orso bruno marsicano, spiegano che si tratta di una “straordinaria specie caratteristica del nostro Appennino e di cui sono rimasti ormai pochi esemplari. Nell’anno dedicato dall’Onu alla biodiversità, chiediamo al Governo – scrive Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – alle Regioni interessate e ai Parchi un impegno straordinario in questo senso”. E sempre fra le specie a rischio estinzione, si apprende oggi che un lupo di circa due anni, e’ stato trovato morto lungo una strada alla periferia di Sulmona. Attorno al collo l’animale aveva ancora un laccio con il quale e’ rimasto strangolato. A trovarlo un contadino della zona questa mattina quando, recandosi nel suo appezzamento di terreno, ha notato il lupo in mezzo alla strada. All’inizio era convinto che si trattasse di un cane, ma quando si e’ avvicinato, ha visto che si trattava della specie protetta e ha avvisato il Corpo Forestale. E’ dagli anni ’70 che il WWF è impegnato a difesa del lupo, ridotto negli anni ’70 a poche decine di esemplari, con una campagna partita dal Parco nazionale d’Abruzzo ed estesa poi in tutta Italia. Il lupo appenninico ((Canis lupus italicus), è una sottospecie di lupo che popola le foreste e i boschi della dorsale appenninica e, di recente si è distribuito anche nel occidentale dell’arco alpino. E’ è più piccolo rispetto al lupo comune e la popolazione odierna conta, secondo le ultime stime, circa 1.200 esemplari. Ancora oggi persistono campagne di persecuzione, attraverso il bracconaggio, che utilizza principalmente armi da fuoco, bocconi avvelenati e lacci. Si tratta in ogni caso di comportamenti illegali, perché tutte le Leggi Regionali sulla caccia tutelano senza eccezioni il lupo e, a livello nazionale, esso è specie integralmente protetta. Ricordiamo, infine, che dal 31 maggio al 3 giugno, il Parco Nazionale di Abruzzo-Molise e Lazio, ha avuto l’onore di ospitare il meeting della Commissione Strategica del Gruppo di Specialisti sulla Riproduzione e Conservazione di Specie Minacciate (Conservation Breeding Specialist Group), dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura o IUCN, organizzato è stato organizzato congiuntamente con l’Unione Italiana Zoo ed Acquari.
Carlo Di Stanislao
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