Il boss giamaicano della droga, Christopher ‘Dudus’ Coke, all’origine degli scontri che il mese scorso provocarono più di 70 morti sull’isola caraibica, è stato arrestato alla periferia di Kingston. Lo ha reso noto la polizia giamaicana. Per Coke è stata chiesta l’estradizione da parte degli Stati Uniti che lo accusano di traffico di droga e di armi. La polizia ha reso noto di averlo arrestato senza spargimenti di sangue ad un checkpoint nella zona di Portmore, del distretto di St. Catherine. Il commissario di polizia Owen Ellington ha preferito non rilasciare commenti riguardo alla notizia che Coke è stato portato nella notte al quartiere generale dell’esercito. Coke, 46 anni, controllava un quartiere chiamato ‘Tivoli gardens’, una delle aree più marginali della città, tutta violenza e miseria, dove è nato e cresciuto. Coke è (o forse era), un uomo molto potente, visto tra l’altro che l’area che controllava, dove c’é anche il porto, coincide con il distretto elettorale del primo ministro Bruce Goldling. A non avere dubbi sui suoi contatti con le alte sfere del potere di Kingston è ormai da molto tempo Washington, che lo considera responsabile di un numero incredibile di omicidi – 1.400 negli Usa, altrettanti in Giamaica – e che lo accusa tra l’altro sulla base di una serie di intercettazioni telefoniche. Coke era d’altra parte quello che in Giamaica viene chiamato un ‘don’, e cioé il capo di una ‘garrison’, comunità armata. Anzi, sottolineano gli esperti, in realtà era il capo di tutti i ‘don’, circa una quindicina, di Kingston. La sua organizzazione criminale è la ‘Shower Posse’, specializzata nel traffico di droga, ma anche responsabile dell’ingresso nel Paese di gran parte delle armi che circolano nell’isola. Per l’ampio sostegno popolare è stato paragonato al colombiano Pablo Escobar, tra i più ricchi uomini al mondo, grazie allo spaccio di cocaina negli Stati Uniti e in altri paesi, morto in una sparatoria con la polizia, nel 1993.
Carlo Di Stanislao
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