Come spesso accade, tra 2 tesi, la verità sta nel mezzo. Nella polemica tra chi sostiene che il governo non trasferisce i fondi necessari per portare avanti la ricostruzione post-sisma e chi sostiene che il Comune non riesce a spendere il denaro arrivato. La verità è che ci sono 2 verità, entrambe corrette, che pesano come macigni sul destino della nostra città, perché entrambe portano al blocco di tutto.I trasferimenti. Arrivano, ma in ritardo e senza una tempistica certa. Questo sistema produce incertezze, porta a rincorrere i problemi e spesso allo stagno del “sistema ricostruzione”.
La capacità di spendere quanto è arrivato. E’ innegabile che per la ricostruzione leggera (case B e C), in seguito all’accordo tra ABI e Cassa Depositi e Prestiti, sono disponibili, e sono veri – lo sono anche nello stesso momento in cui sto scrivendo – 2 miliardi di euro. Questi soldi però restano nei conti infruttiferi (ma per le banche sono fruttiferi eccome) dei proprietari che hanno avuto approvata la perizia per la loro abitazione, e non riescono a esser spesi per pagare i lavori di ristrutturazione a causa del procedimento di obesa burocrazia che il Comune ha imposto per espletare le pratiche.
E’ innegabile, per fare un altro esempio, che 13 milioni di euro, stanziati per il sociale (vedi Giovanardi), non sono stati spesi da questo Comune, che non ha presentato progetti in cui impegnarli;
E’ innegabile anche che il centro polifunzionale di cui ha parlato Gianna Nannini qualche giorno fa (durante la trasmissione su La 7 con Cialente) è finanziato, progettato, ma il Comune non riesce a conferire la disponibilità di un’area su cui realizzare l’intervento.
Quindi basta rimpallare la colpa tra soggetti. Qui è necessaria una profonda lucidità per migliorare il sistema e ciò non può che avvenire con un dialogo unitario, in cui ognuno, più che colpevolizzare l’altro per le inadempienze che gli imputa, dovrebbe cominciare a eliminare quelle che sono di propria responsabilità.
E’ anche una questione di mentalità. Su questa ricostruzione si capirà se siamo un territorio figlio di una cultura regredita e dell’assistenzialismo spesso vano, oppure se siamo capaci di seguire un modello avanzato in cui la capacità progettuale sia tale da precedere la richiesta di finanziamenti.
E su questo tema, questo Comune, questa città, non si stanno dimostrando all’altezza: non esce ancora minimamente fuori l’idea di ricostruzione complessiva, se non quella sterile del dov’era-com’era, senza la minima correzione di ciò che andava corretto rispetto a quel che esisteva, dove esisteva.
Nessuna programmazione rispetto su quale criterio urbanistico seguire, nessuna idea rispetto a quale filosofia del nuovo innestare sull’impianto urbanistico antico che, quando di pregio, va certamente recuperato com’era e dov’era. Ma non tutto il crollato era di pregio; accanto all’antico, nella nostra città esisteva anche il vecchio, brutto e spesso disarticolato. Ebbene ora c’è l’occasione di eliminarlo, sostituendolo con qualcosa di innovativo, che guardi al futuro.
La capacità di progettare tutto questo deve uscire da questa città in cui è fondamentale il ruolo di coordinamento di idee che spetta al Sindaco. Cosa stiamo facendo al riguardo? Nulla di nulla e, senza avere un’idea su cosa va fatto, non si può chiedere denaro col principio che poi vedremo come spenderlo. Non si può e non si deve accettare questo metodo figlio dell’assistenzialismo becero! E non si può protestare se i fondi non arrivano, se sono stati richiesti in questo modo. Mentre, anche con i forconi sarebbe giusto protestare quando, su progetti veri, eventualmente verrà negata la copertura economica necessaria.
Per concludere. Il Sindaco faccia il Sindaco fino in fondo. Si occupi di ridisegnare il futuro di questa città. Lo faccia in maniera qualificata, rivolgendosi anche a professionisti esterni e all’avanguardia. Introduca i principi che oggi possono esser introdotti: città dell’hi-tech, dell’informatizzazione facile e per tutti (concetto peraltro di democrazia più che di tecnologia), un nuovo disegno di un piano parcheggi che prima erano un problema nella nostra città, magari immaginando, dato che molto si dovrà scavare, di crearne sotto le fondamenta dei palazzi che dovranno esser ricostruiti. Altra emergenza da affrontare, quella dell’allargamento della viabilità lì dove sarà possibile, della creazione di nuovi spazi fruibili lì dove, per motivi di incompatibilità geologica, non si potrà ricostruire nulla.
Di queste cose la città ha bisogno di parlare, abbiamo bisogno di un Sindaco che si faccia promotore di questa nuova mentalità. Di un’amministrazione piagnona, che si limita a lamentare le mancanze altrui, senza proporre soluzioni e progetti, non ne abbiamo bisogno proprio.
E se la sfida immane si vince sul principio dell’unità, su cui sono d’accordo al 100%, allora tutti dobbiamo rinunciare a esporre i nostri vessilli privati, raccogliendoci sotto la bandiera comune nero verde: nera come il lutto che abbiamo nel cuore, verde come la speranza cui non possiamo rinunciare, ma che dobbiamo riempire di idee, se vogliamo che si tramuti in certezza.
Enrico Verini
Consigliere comunale dell’Aquila
Gruppo di Rialzati L’Aquila
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