Oggi, 27 giugno, i parenti delle 81 vittime della strage di Ustica si sono ritrovati a Bologna per la cerimonia del trentennale del disastro aereo. Con loro c’erano i rappresentanti delle istituzioni emiliane e siciliane. Daria Bonfietti, presidente dell’associazione familiari delle vittime, ha ammonito: ‘Ci mancano i nomi dei responsabili, conquistiamoli. Arriveremo alla verità se il governo chiede agli altri Paesi con forza, con la voglia di sentirsi rispondere cosa è successo quella sera’. L’allestimento dell’opera di Flavio Favelli, intitolata Cerimonia, è stato uno dei momenti di maggior pathos della commemorazione, cominciata alle 11 nel Comune di Bologna, alla presenza delle autorità emiliane e siciliane e conclusa al Museo della Memoria, che dal 2007 ospita il relitto, sepolto per anni nel Tirreno. Ricordando la sentenza del ’99 scritta dal giudice Rosario Priore (l’aereo fu abbattuto “con un’azione di guerra militare, una guerra di fatto, non dichiarata”) e la più recente (del 14 giugno) dei giudici civili di Palermo sul risarcimento dello Stato ai parenti di tre vittime, la presidente dell’associazione che li riunisce Daria Bonfietti ha osservato: “Mi pare che questa verità ci stia quasi assediando. Bisogna smettere di fare polemiche. Ci mancano i nomi dei responsabili. Conquistiamoli!”. Il riferimento è soprattutto a Carlo Giovanardi, che due giorni fa ha ribadito la tesi della bomba esplosa in volo, precisando di parlare a nome del governo. “È una menzogna – ha sentenziato la presidente – Gli esperti della Nato ci hanno detto che c’erano altri aerei intorno al Dc9 abbattuto. Credo che arriveremo alla verità se il governo del mio Paese chiede agli altri Paesi con forza, con la voglia di sentirsi rispondere e non en passant, cosa è successo quella sera”. Per buona pace sua e degli altri familiari delle vittime, possiamo solo dire che non è né l’unica né la più grave delle bugie di questo governo. Comunque, dopo lo scontro tra il giudice Priore e Giovanardi, oggi Leoluca Orlando ha attaccato frontalmente il sottosegretario e, da portavoce dell’Idv, ha parlato di “tesi indegna; ci chiediamo se anche il governo la pensa allo stesso modo perché se fosse così Berlusconi dovrebbe spiegare al Paese per quale motivo, durante gli incontri con Gheddafi, invece di fare passerelle mediatiche, non ha chiesto al leader libico spiegazioni in merito”. La replica di Giovanardi è stata immediata: “Il governo è interessato ad onorare le vittime della tragedia di Ustica e i loro familiari cercando mandanti ed esecutori di quella strage”. Orlando e i suoi “fantasiosi sostenitori” sono viceversa interessati, malgrado “le evidenze giudiziarie che hanno totalmente assolto gli uomini della nostra Aeronautica militare, a mettere sotto accusa le istituzioni democratiche, con quella teoria del doppio stato che ha inquinato e continua ad inquinare la vita politica italiana”. Insomma Giovanardi non ci sta nei confronti di chi immagina, in Italia, un potere occulto, trasversale e strisciante, che ha condizionato molte oscure vicende del’ultimo mezzo secolo. In definitiva, il 27 giugno 1980 rappresentò l’inizio di una vicenda giudiziaria protrattasi per tre decenni, attraverso tre gradi di giudizio e una recente riapertura dell’inchiesta. Un iter complesso e tortuoso costellato da decine di accuse e di reticenze; di intoppi e di slanci; di verità tanto auspicate quanto mai accertate. Troppi misteri dietro Ustica. Silenzi dovuti ai nomi delle personalità evidentemente coinvolte dietro la strage, che, di fatto, non hanno consentito mai l’individuazione di quanti fossero a conoscenza di ciò che accadde quella notte sui cieli italiani. E ora, con Giovanardi, il governo vuole mettere una pietra tombale su ciò che non può essere né detto e, forse, neanche ricordato. Sono trascorsi trent’anni dalla strage di Ustica e, nonostante la memoria e il dolore siano immutati nelle coscienze di tutti gli italiani, il significato di un evento così terribile ci offre oggi la possibilità di una riflessione particolare”, dice il Presidente del Senato, Renato Schifani. Ma, forse, più che agli italiani dovrebbe dirlo al compagno di partito Giovanardi.
Carlo Di Stanislao
Sono passati 30 anni, ma il muro di gomma non ha subito crepe…